2018.

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Quest'anno è stato un anno davvero molto importante. Sono diventata una donna. Certo, ci sono state molte difficoltà, non intendo nascondermi dietro un dito, ma sono riuscita a cavarmela egregiamente e con risultati soddisfacenti.
Il lavoro va alla grande e la mia vita sentimentale è andata avanti anche senza di lui. Lui. A volte mi manca, altre sento un vuoto dentro al cuore e nella maggior parte delle occasioni fingo la sua non esistenza né mai avuta nella mia vita. Fa male. Tremendamente male.
Ricordo i giorni nei quali facevo il conto alla rovescia prima del nostro nuovo incontro, le giornate trascorse ad aspettare che scrivesse e avevo paura, sempre tanta, che quello fosse il giorno in cui avrebbe detto "Addio per sempre". Forse perché in cuor mio sapevo sarebbe -prima o poi- successo e allora distruggevo la mia labile stabilità mentale per prepararmi al peggio, peccato che quando quel giorno è arrivato il dolore è stato comunque enorme. Un buco. Ha fatto questo, ha creato un profondo buco che se ancora ci penso ho i brividi.
Ma non mi va di parlare delle cose brutte, voglio solo pensare a ciò che di bello è accaduto.
<<Buongiorno prof>>
<<Buongiorno ragazzi>> la classe sorride e tutti prendono posto educatamente.
<<Allora ragazzi dove eravamo arrivati ieri con la lezione su Leopardi...?>> velocemente scorro il dito sull'ultima poesia "La Ginestra" e schiarisco la voce riprendendo il punto.
Aver iniziato a lavorare è stata la mia salvezza, necessitavo di qualcosa che mi gratificasse. Sarei stata persa se non avessi trovato nulla. Non ho saputo più cosa succedeva nella sua vita né mi ero voluta interessare per davvero. Di tanto in tanto, entrando su Facebook, aprivo il suo profilo e cercavo, che cosa cercassi non lo sapevo mai, molto probabilmente la spiegazione al suo Addio. Non volevo credere che da parte sua non ci fosse amore, ma non volevo neanche pensare che ci fosse un'altra al posto mio perché sarebbe stato ancora più deleterio. Insomma soffrivo così tanto che continuavo a distruggermi con indagini e non. Evitavo anche solo un semplice contatto telefonico per paura di cadere in tentazione. Mi conosco abbastanza da sapere che sono facilmente corruttibile. Sarebbe bastato un semplice "L'hai più sentito?" E rispondendo di No avrei trovato un motivo per invece scriverlo e quindi sentirlo.
È strano ma ascoltare il suono della sua voce era un po' malato, ma sufficiente affinché stessi bene per un secondo e poi di nuovo male (ma un male ancora più forte).
<<Prof lei crede che se la vita di Leopardi fosse stata diversa, se fosse riuscito a trovare una via di fuga forse anche lui sarebbe stato felice?>>
Ci rifletto un secondo. <<Penso di no, Giacomo Leopardi era un po' un eterno infelice e la sua vita girava attorno a questa continua ricerca di felicità, inconsciamente, ma puntualmente le aspettative finivano per sgretolarsi. La malattia e la presenza, prima da vivo e poi anche da morto, del padre abbia creato in lui una forte delusione e insicurezza nei confronti dell'umanità intera.>>
La lezione continua silenziosa, i ragazzi ascoltano e io di tanto in tanto do loro qualche appunto da riportare a margine. Mi piace che possa fornire loro solo spunti e creare un dibattito insieme successivamente. Sono ragazzi che vanno prese con le pinze, un po' difficili e poco vogliosi di applicarsi ad un autore come Leopardi. Alcuni lo hanno perfino definito noioso.

Quando la campanella suona salutano e vado via. La mia giornata finisce. Sto occupando solo una supplenza per un anno in due classi di un liceo classico al ginnasio. Ma è già qualcosa e mi basta.

Prendo l'autobus diretta a casa sapendo che ad attendermi troverò la mia piccola gattina. Lina. In realtà sarebbe Pisellina perché le piacciono i piselli, ma necessitava di qualcosa di un po' meno fraintendibile. Così è nata Lina. Una piccola gattina trovatella. È molto carina, sporca poco e le piace trascorrere il tempo davanti la finestra a guardare gli uccelli. Le permetto di uscire e andare un po' in giro, ma non lo fa quasi mai, sembra non piacerle stare insieme ad altri suoi simili.

Apro la porta di casa e lei lì seduta alla finestra a miagolare in segno di saluto, poi scende, viene tra le mie gambe e fa qualche fusa dopo di che si dirige nuovamente alla sua postazione e aspetta che io mi sistemi alla mia scrivania per sistemare i compiti dei ragazzi.
Accendo il telefono e trovo un messaggio. La mia coinquilina Giada dice che farà tardi e di non aspettarla per cena.
<<Ottimo, cenetta in solitaria Linù>>
Poggio tutto a terra e mi dirigo in bagno per una doccia, nel frattempo il telefono squilla e lo lascio fare, richiamerò dopo.

Una volta finito apro il telefono e trovo una chiamata di una carissima amica. La richiamo.
<<Ciao Ele!>> Sonia risponde al secondo squillo. <<Ti ho chiamato per dirti cosa farai a capodanno, sto organizzando da me e volevo invitarti. Dillo anche a Giada se non ha nulla in programma!>>
<<Ah Ottimo, certo le riferirò!>>
<<Quindi ci sei?>>
<<Certo che ci sarò>> Meno male che ci ha invitate lei, perché l'altro invito prevedeva una super seratona a base di non so cosa a casa di un cugino strampalato di Giada.
<<Bene, allora ci vediamo il 31 sera. Ascolta porta solo qualche bottiglia, al cibo sto pensando io>>
<<Sarà fatto!>>
Siamo piene di bottiglie di vino in casa perché il padre di Giada lavora in un'importante azienda vinicola. Anzi ne è il proprietario, ma lo teniamo per noi perché Giada non vuole sentirsi addosso la pressione del suo cognome importante addosso.
E quindi se le chiedono "Ah ma sei per caso quella del vino?" Lei risponde "Ma magari!!!" E invece è proprio lei.

Più tardi, dopo cena, arriva Guada.
<<Ben tornata!>>
<<Ciao Elena, scusa ma dovevo ultimare gli ultimi lavori in negozio altrimenti il capo mi avrebbe ucciso!>>
<<Tranquilla, ti ho messo da parte un po' di frittata se la vuoi e c'è anche della frutta>>
Si volta svogliatamente con la sua chioma ramata e riccia in direzione del frigo sapendo che avrebbe trovato tutto lì e dopo di che mi sorride educata e gentile come è sempre suo solito fare. Giada ringrazia di continuo anche per le cose più banali, è snervante ma dice che non riesce a farne a meno perché nella sua famiglia hanno sempre fatto tutti così.

Apre il frigo si siede e si versa dell'acqua togliendo la pellicola trasparente dal piatto.
<<A te come è andata la giornata?>>
<<Bene, i ragazzini odiano Leopardi>>
Imbocca un pezzo di frittata. <<E fanno bene, fa schifo per davvero!>>
<<Giada! Ma non è vero!>>
<<Ah beh se lo dici tu...>>
<<È un uomo che ha sofferto e ha vissuto una vita nella continua speranza che prima o poi tutto ciò avrebbe avuto una svolta sconvolgente tanto da fargli cambiare idea>>
<<Guarda che non puoi dire a quei ragazzini come la vedi..>>
<<Perché no?>>
<<Perché devi insegnare ciò che è, non ciò che tu vuoi fosse>>
<<È lo stesso>>
<<No mia cara, non è la stessa cosa!>>
Sbuffo. <<Mi ha chiamata la mia amica Elena e ci ha invitate a trascorrere il Capodanno da lei, ti va?>>
<<Oh sì certo, da mio cugino Andrea sarebbe stato uno schifo di serata>>
<<Ottimo, le scrivo dopo per confermare la nostra presenza>>
Giada sorride e annuisce. <<Perfetto!>>

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