Ho paura.
Il temporale mi ha sempre spaventata.
Il roboante e accecante fascino della sua forza è indiscusso, ma ho paura.
Sarà per questo che mi aggrappo al profumo di una torta a metà cottura.
Muovermi è stato necessario.
Ho rotto le uova sussultando al fragore di un tuono, aggiunto miele e rovesciato farina di castagne accecata da un lampo; per non parlare di burro, latte di mandorle, uva passa e nocciole tritate: aggiunte l'attimo prima che un buio improvviso entrasse nella stanza.
Il lampione è morto. Era l'unico affacciato sul viottolo della borgata, quindi, l'unico globo amico a guardia della mia porta d'ingresso.
Questo buio nel buio è un imbuto di pensieri.
Abito in campagna, in una vecchia casa di pietra. Intorno a me, altre case di pietra, zoppe o ferite. Il temporale si sta divertendo con la mia pelle d'oca. Come un gatto con un topolino, mi stuzzica con i suoi artigli di luce. Fortuna che la stufa borbotta. Da sola, sto bene, tranne quando la Natura libera la sua forza. E allora penso a quale muro delle fasce potrà crollare, da quale punto del tetto l'acqua si infilerà per gocciolare, quale porzione di collina potrà smottare e quanti piccoli e grandi disastri sarò costretta a vedere.
L'incapacità di noi esseri umani di fermare l'imprevedibile è pari a zero. Hanno un bel dire che non dovrei pensare a certe cose o farei meglio a non essere tragica. Siamo una ciliegina di cacca in bella mostra su una torta di presunzione.
Così ho pensato che non sarebbe male poter affittare un fidanzato in base alle previsioni del tempo. Visto che un fidanzato vero, adatto a una come me, mi sa che non c'è, quando le previsioni daranno vento, ne affitterei uno corpulento e senza capelli, quando daranno neve, uno con la barba e un caldo maglione di lana, mentre quando i temporali potrebbero essere come quello di stasera, mi basterebbe un tipo alla pari, uno a cui potrebbe piacere la torta che sto per sfornare.