CAPITOLO 9

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Aprii lentamente gli occhi ed una flebile luce attirò la mia attenzione fin dal principio. Mi sporsi appena per guardare fuori dalla finestra e notai che il sole era ancora basso, questo voleva dire che quelle erano le prime luci dell'alba.

Rimasi al calduccio sotto quei soffici piumoni color blu come l'oceano e mi godetti la magnificenza del sole che sorgeva. Erano le 4:40 circa, proprio come constatai dal mio cellulare, ed io stavo ancora osservando meravigliata quante sfumature diverse avesse il cielo in quel momento. Ce ne erano di ogni possibile colore. Mi sarei potuta godere il sole solo in quel momento, perché sapevo perfettamente che presto, grossi nuvoloni avrebbero ricoperto quella palla infuocata e sarebbe calato di nuovo il buio sulla città.

Era sabato, questo voleva dire niente scuola. Non avevo programmi per la giornata. Avrei architettato qualcosa di diabolico per Kate. Non mi andava affatto bene che qualcuno dovesse rovinare la mia vita più di quanto già non lo fosse da sola. Poi fare una cosa del genere a me era impensabile per chi mi conoscesse, perché quando dovevo studiare un piano, pensavo in grande.

Mi ero già lavata e vestita. Mi mancava quello specchio malridotto dell'orfanotrofio, ma ci dovevo far l'abitudine una volta per tutte. Presi il mio diario dal cassetto del comodino. Non lo usavo da qualche mese circa. Mi era mancato pure lui. Il suo color turchese, il suo lucchetto d'acciaio e la sua piccola chiave ch'era in grado d'aprire un mondo, il mio. Afferrai dal mio astuccio caduto per terra il giorno precedente una penna, e cominciai così a scrivere.

"Caro diario, non ti parlo da qualche mese, ma di cose non ne succedono poi così tante. Ti ricordi del fatto che dovevo andare in quel college per ricconi? Ecco, adesso ti scrivo proprio da lì. Ho conosciuto tre persone per ora. Ovviamente la "rovinavite" non poteva assolutamente mancare; si chiama Kate Sanders ed è una vera e propria vipera, ma l'ho già quasi sistemata del tutto, mi manca il tocco finale. Poi c'è Niall Horan; tecnicamente non ci conosciamo da tanto, ma lo considero un amico. Potrei collocarlo in quella categoria di persone estremamente dolci e gentili che rispettano il tuo modo d'essere e di pensare. Infine ci sta lui, un ragazzo dannatamente lunatico da quel che ho potuto provare sulla mia pelle. Lui è stato il primo che ho incontrato appena ho messo piede qui dentro. Quel ragazzo, certe volte, ha il potere di confondermi con un solo sguardo, una sola parola, una sola sillaba, un solo respiro. Si chiama Harry Styles, ed è il ragazzo che mi sta facendo diventar pazza."

Scrissi le ultime parole in fretta e furia, per poi chiudere bruscamente il diario e riporlo in modo poco casto nel cassetto.

Era vero, Harry era terribilmente lunatico da quel che avevo potuto osservare. Aveva avuto alcuni sbalzi d'umore in quei giorni. Era imprevedibile ogni sua azione, ogni sua frase, ogni sua occhiata. Non riuscivo proprio a comprendere cosa gli passasse per la testa

Forse aveva avuto un brutto passato alle spalle sul quale continuava a rimuginare. No, ma che vai a pensare?  Non sembrava proprio tipo a dire il vero. Insomma, non tutti i puttanieri hanno un qualcosa di estremamente spaventoso alle spalle.

Mi sembrava un po' d'essere nel libro che mi ero portata dietro, con la differenza che non ci sarebbe stata una ferita cicatrizzata, non ci sarebbe stato alcun salvatore, ma soprattutto, non ci sarebbe stato alcun sentimento forte come l'amore.

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La mattina passò in fretta. La campanella ch'avvisava che fosse arrivata l'ora di pranzo era già suonata, ma io stavo ancora nella mia camera per prepararmi psicologicamente alle cose che avrei dovuto affrontare di lì a poco.

Una volta pronta, afferrai il cellulare e la chiave della stanza ed uscii chiudendomi la porta alle spalle. Camminavo a passo svelto, così che avrei potuto raggiungere prima la mensa e avrei trovato più tavoli liberi. Con le mani infilate in tasca e lo sguardo basso, arrivai davanti al grande portone che aprii con una brusca spallata.

Sempre con lo sguardo fisso sulle mie Vans nere, presi il vassoio e ci misi sopra un piatto di plastica contenente un po' di carne. Sentivo ancora quel mormorio, quelle risatine, ma non potevo assolutamente permettermi di piangere, almeno non davanti a loro. Mi ritenevo una persona a cui non fregava proprio un bel niente del parere degli altri, ed in effetti era così, ma quando cominciavano a prenderti in giro in tanti faceva male, e non poco.

Trovai un tavolo vuoto e non esitai a prenderci posto. Ovviamente lasciai tutto nel piatto ed aspettai impazientemente che la campanella mi permettesse di tornare al mio rifugio.

SPAZIO ME

Ciao a tutti! Ecco a voi... il capitolo 9, che dopo un giorno intero sono riuscita a pubblicare! Spero che vi piaccia e se vi piace votate e commentate please.

BACI♥

Never Stop Smiling (In Revisione)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora