Quando raccontai alla mia migliore amica che Cameron mi aveva invitata alla festa di Loren, dopo che fui andata in camera mia, per poco non mi ruppe un timpano, nonostante stessimo parlando al telefono. Volle sapere tutti i dettagli, così le raccontai tutto, stoppata ogni tanto da qualche suo piccolo urlo, per filo e per segno.
Finito di parlare, Noëlle passò subito all'azione, cercando di ricordare tutti i vestiti che avevo nell'armadio e cercò di farne una selezione mentale. Non fu una cosa molto difficile poiché non ero il genere di ragazza che amava comprare abiti su abiti ogni volta che le si presentava l'occasione. Certo, la mia migliore amica non si ricordò proprio tutto, come biasimarla, ma mi stupii che fosse riuscita nel suo intento. Almeno è quello che annunciò trionfante, perché non volle dirmi il risultato a cui aveva pensato. Insisteva che me l'avrebbe fatto vedere il giorno dopo, non mi diede nemmeno un piccolo spoiler. Misi un finto broncio completamente consapevole che non potesse vedermi.
"Ti prometto che con questo farai colpo." Concluse la telefonata.
Così mi lasciò sola con la mia poco amata storia e tre capitoli da ripassare. Avrei anche potuto finire presto se non fosse stato per la mia distrazione. Il problema è che quando ti arriva la notifica che la tua serie TV preferita è stata rinnovata per una nuova stagione, ovviamente tutto il resto passa in secondo piano. Abbandonai i libri di storia con la coscienza che fosse la cosa sbagliata e che mi sarei poi trovata indietro con il programma. Mi buttai sul letto con il cellulare fra le mani per leggere attentamente tutto quello che veniva scritto nell'articolo. Nella mia mente già stavano prendendo forma varie teorie, una più insensata dell'altra, e tutti i modi che riuscivo a pensare per la futura trama. Ero fatta così, bastava poco per far galoppare la mia fantasia e farmi evadere dalla realtà per rifugiarmi nel mio piccolo mondo.
Mentre scorrevo le pagine, la porta di camera mia si aprì e si richiuse dando il tempo a due persone di entrare. Feci finta di niente e continua con la mia lettura.
"Cameron Ellis ti ha invitata alla festa di Loren." Disse Isaac con tono piuttosto freddo.
Mi aggiustai con un dito i miei occhiali dalla montatura nera, poi risposi: "E quindi?"
"E quindi non ci vai." Declamò Jack.
Volevo un bene immenso ai miei fratelli e sapevo che ero ricambiata e che stavano semplicemente facendo la parte dei fratelli maggiori, cosa che comportava la troppa protettività, però odiavo questo loro atteggiamento. Lo facevano per me e per il mio bene, ma in quel modo mi sentivo di essere trattata come una bambina. Avevo sedici e me la sapevo cavare da sola. Poggiai il telefono sul comodino, mi misi seduta a gambe incrociate con le mani appoggiate sulle ginocchia e li guardai accigliata.
"Mettiamo in chiaro una cosa: non mi interessa un fico secco se a voi Cameron non piace. Io andrò a quella festa e con lui!"
Jack e Isaac si guardarono e mi sembrava che stessero avendo una sorta di dialogo solo con lo sguardo. Roba da gemelli forse. Tornarono a rivolgermi la loro attenzione e aspettavo che se ne uscissero con un modo per non farmi uscire venerdì sera, invece alzarono le spalle e se ne andarono.
Rimasi sbigottita da questo loro gesto, solitamente non lasciavano perdere così in fretta. A meno che non avessero in testa qualcosa di più grosso di una semplice strigliata. Mi alzai dal letto e tornai alle mie pagine di storia che mai mi sarei ricordata, non importava quanto studiassi. Avrei sicuramente preso un altro voto basso e mi sarei giocata la media alta, perché nonostante il professore volesse fare solo una revisione generale per rinfrescarci la memoria, come diceva lui, sapevo che ne avrebbe tenuto conto tantissimo per tutto l'anno.
Un'altra notifica mi distrasse dal mio studio. Che peccato! Questa volta era un messaggio da parte di Nicole Lewis, nuovo capitano della squadra di pallavolo di cui facevo parte, che annunciava sul gruppo l'allenamento di domani pomeriggio alle tre e mezzo. Adesso che le selezioni per la squadra di basket erano ultimate potevamo usufruire della palestra. Non vedevo l'ora di cominciare.
Non mi potevo definire una ragazza atletica, ma non ero nemmeno pigra, non molto almeno. Anch'io avevo quei momenti in cui non volevo fare nulla, apparte stare stesa su un letto o un divano azzeccata alla TV o a Netflix. Ogni tanto, però, non ce la facevo a stare ferma e avevo bisogno di muovermi o fare qualunque cosa che non implicasse stare ferma.
Aprii il messaggio, diedi conferma di averlo letto e posai il cellulare.
Decisi che era ora di uno spuntino, così mi alzai e uscii dalla stanza diretta in cucina. Aprii la mensola in cerca dei miei biscotti preferiti, sicura di trovarli perché avevo intimato a mia madre di comprarli qualche giorno prima e non li avevo ancora aperti. Il problema fu che non lo vidi, però ero sicurissima che c'erano. Li avevo messi a posto io e quello era il mobile in cui tenevamo tutti i tipi di biscotti e cereali.
Le rotelline del mio cervello si azionarono e senza accorgermene stavo puntando verso la stanza infondo al corridoio sulla sinistra.
"Avete preso voi i miei Oreo!" Sentenziai sbattendo la porta e guardando male i miei fratelli.
Ora, io mi sarei aspettata una reazione diversa da loro, per esempio che mi avrebbero ignorata o che mi avrebbero lanciato un cuscino appresso; invece li trovai con la bocca piena. Nascosero subito quello che immaginai fosse il pacco di biscotti dietro di loro e scossero la testa, sentenziando un no non molto chiaro. Peccato che avessero la bocca sporca di briciole chiaramente della refurtiva, altrimenti qualcuno che non li conosceva ci sarebbe potuto cascare. Eppure sapevano che i miei Oreo erano off-limits.
Atteggiamento molto maturo da parte loro, dimostravano proprio i loro diciott'anni di età.
Pensai a un modo per fargliela pagare, perché era chiaro che l'avevano fatto solo per la festa e per aver detto che sarei andata con Cameron. Lì su due piedi non mi venne in mente niente, ma non potevo darlo a vedere.
"Me la pagherete." Mi limitai a sentenziare quest'avvertimento e mi chiusi la porta alle spalle.
Tornai infuriata in camera mia, posai i libri nello zaino e uscii fuori al balcone. Il sole era quasi all'orizzonte e una leggera brezza marina si era levata nell'attimo in cui poggiavo i gomiti sul parapetto e il viso sulle mani. Respirai a fondo quell'aria a occhi chiusi. Il mare aveva il potere di calmarmi, non avevo mai capito il perché, ma da quando ero piccola mi bastava stare vicino all'acqua per stendere i nervi. Ci voleva solo una canzone stile Let her go dei Passengers per farla sembrare una scena da film.
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Il ragazzo della mia migliore amica
Teen FictionGli anni del liceo vengono considerati i migliori, ma Shelley Evans la pensa diversamente. Vissuta nell'ombra dei suoi fratelli e decisa a superare i suoi due anni rimanenti alla Ravenwood High School, capirà presto che il suo obiettivo verrà devia...