Sollevo le mie palpebre intorpidite con fatica senza sapere che ora del giorno sia. Ho passato tutta la notte in bianco e solo alle prime luci dell'alba la stanchezza ha prevalso sulle mie emozioni.
Mi rannicchio tra le coperte, mentre la mia mente ripercorre la serata di ieri con tutte le sensazioni negative che ancora provo come se fossero accadute adesso.
Ho combinato un disastro e non so come rimediare. La parte più fragile di me mi urla di lasciare perdere tutto e di non chiarire con nessuno, riponendo tutti gli avvenimenti in un cassetto della mia psiche, ma sarebbe un comportamento da vera codarda.
Non voglio che mi perdonino, voglio solo che sappiano le mie ragioni. Non ho mai desiderato che qualcuno soffrisse per le mie decisioni e i miei comportamenti ambigui.
Mi rigiro dall'altro lato del letto, sperando che il mio cervello si spenga, però so già essere una battaglia persa in partenza.
Sospiro e scosto il plaid per alzarmi. Quando i miei piedi toccano terra, un forte capogiro mi fa perdere l'equilibrio e sono costretta a sorreggermi alla tastiera del letto per non cadere.
Sono messa proprio male.
Esco dalla stanza e mi accorgo che la porta della camera di mio fratello è aperta. Sbircio dentro e vedo il suo letto disfatto, ma lui non c'è.
Mi avvio verso le scale con passo cadenzato e spero di non trovare nessuno nel piano inferiore. Non ho bisogno anche dello sguardo accusatorio dei miei parenti. Mi sento già il morale a pezzi così.
«Carla.»
Il suono della voce di Mattia mi fa sussultare. È seduto su uno dei divani e sta guardando la televisione, un avvenimento raro visto che lui detesta stare davanti a uno schermo se non per vedere qualche film in mia compagnia.
«Ciao» lo saluto con una voce gracchiante e cerco di schiarirla senza nessun risultato. Lo raggiungo e mi siedo nell'estremità opposta rispetto a lui.
«Non hai un bel colorito.»
Scruta con attenzione il mio volto, mentre io mi massaggio con le dita le tempie per attenuare il dolore alla testa.
«E non devo spiegarti neanche il perché. Eri presente ieri sera» borbotto, stringendomi le braccia attorno al corpo come uno scudo per difendermi da qualsiasi parola cattiva uscirà dalla sua bocca.
«Non chiuderti a riccio. Non sono rimasto a casa per farti la paternale. Conoscendoti, ti stai già arrovellando il cervello da sola.»
«Già» sussurro, rivivendo alcune immagini di ieri, specie del confronto con Elia. «Matti, dammi il numero di Enea.» Ho bisogno di parlare anche con lui e questa è l'unica soluzione che mi è venuta in mente.
«Cosa? Non se ne parla proprio» sbotta, incrociando le braccia al petto.
«Non era una richiesta. Devo parlargli o altrimenti il mio cervello esploderà da un momento all'altro.»
I suoi occhi osservano attentamente i miei prima di emettere un sospiro profondo. Estrae il cellulare e mi invia un messaggio con il contatto. «Stai attenta» dichiara con voce dura, «Se proprio devi scegliere uno dei due, di sicuro lui è il gemello sbagliato.»
«Ne prendo nota, anche se conoscevo già il tuo punto di vista.» Salvo il numero di Enea in rubrica e lancio il cellulare sui cuscini centrali. «Comunque, cosa vuoi da me?»
«Perché pensi che io voglia qualcosa da te?»
«Hai aspettato che mi alzassi, hai ceduto abbastanza facilmente a darmi il numero di cellulare di un ragazzo che non approvi... quindi, che ti serve?»
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Divisa a metà
ChickLitPrefissarsi degli obiettivi, per qualcuno di noi, è indispensabile per affrontare le giornate e mantenere i nervi saldi. Ciò è quello che pensa Carla Amato, studentessa di ingegneria dell'università di Catania che ha programmato la sua vita da quand...