Capitolo 2

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Emma tenne Rome sulle gambe cercando di non guardare troppo davanti, Marco giocava nervosamente con la cannuccia nel denti, sorseggiando a poco il succo di frutta, con lo sguardo fisso allo schermo del cellulare.

"C'é qualcosa che non va?"

Domandò, serena, mettendo le
gambe accavallate permettendo a Rome di stendersi comodamente. Aveva notato la vena sul collo e le labbra increspate, le dita delle mani che battevano sul tavolino ed il sopracciglio alzato.

"Solo la mia ragazza che non risponde ai miei messaggi." sbottó, nervoso, facendo strisciare il telefono sul tavolino del Bar.

Emma distolse per un momento lo sguardo, fissando il collare del cane, cercando di non dare peso al cuore che arrivó dritto alla gola dopo quella frase. Doveva aspettarselo, i ragazzi belli erano fidanzati, sempre.

Cercando di metabolizzare la notizia pensó a cosa si promise anni fa, prima di partire insieme alla sua migliore amica per Madrid. E gli prese il telefono,
prima che questo potesse cadere dal tavolino.

"Ne vuoi parlare, Marco?"

Lui annuì, lentamente.
Nessuno glielo aveva mai chiesto con tale dolcezza, così prese il lembo della felpa iniziando a giocarci. "Le cose vanno male ultimamente... lei pare voglia sfuggire da me, ma non voglio lasciarla andare."

Tenne ferma la lingua tra i denti, pensando a come potesse aiutarlo, mentre il petto ebbe una fitta di dolore, apparentemente inspiegabile. "Portala da qualche parte.
Una posto nuovo, uno di quelli belli, e fatelo diventare il vostro posto.
Di solito questo aiuta sempre."

Cosí, di colpo, immaginó lei e lui al parco.
A giocare a Ping Pong, lo facevano ormai da diversi pomeriggi e Marco la faceva vincere di proposito cercando di saperne di più su quella ragazza. Ogni giorno, dopo l'allenamento, aveva appuntamento con Emma al parco, dove si rilassava, prima di tornare a casa.

"E se lei non vuole venirci?" mugugnó, abbassando lo sguardo.

"Tu la porti lo stesso. E poi non penso non voglia venirci, se ti am-"

"Non ne sono sicuro." la interruppe, di scatto, prima che quelle parole uscissero dalla bocca di Emma

"Ma tu la ami, no? Potresti farla innamorare di te ancora, forse le fiamme non si spengono mai del tutto. Magari starete insieme per sempre."

Dopo le parole di Emma scosse la testa, senza dargli una risposta precisa e lasciandola con mille dubbi. Non ci si vedeva più accanto a Marina, da tanti mesi, non era la persona adatta a lui, ma non riusciva a dire basta a quella monotonia, nonostante la corda stesse per spezzarsi. Non potevano continuare così, ma una parte di lui lo voleva.

"Se fai come ti dico io....
Ti do il mio numero." alzò l'angolo della bocca, stringendo le mani tra di loro.

Marco sorrise sornione "Ma così scriverei a te tutto il giorno, invece che stare con lei." ammise, arrossendo di poco.

"Puoi farlo.
Non ci sono problemi" fece spallucce

Marco gli tenne alta la mano, che Emma strinse. Morse l'angolo della bocca quando lui si avvicinò per darle un piccolo bacio sulla guancia "Grazie, Em."

La pelle si drizzó, così Emma mise le braccia sotto il pelo folto di Rome, cercando di nascondere i brividi che il fiato di Marco le aveva provocato.




Tolse le scarpe malamente, infilando le ciabatte e con una busta di patatine si diresse dalla sua migliore amica. Mise la testa sul suo braccio, chiudendo gli occhi. "Allora?" chiese Maria, curiosa di come fosse andato l'incontro con il ragazzo

"Non fare quella faccia.
Io e lui siamo amici." disse, ad occhi chiusi. "Lo sto ancha aiutando a chiarire con la sua ragazza."

Maria si spostò di poco, guardandola attentamente con occhi sbarrati. "Invece ti stai scavando la fossa da sola, ma sei impazzita? Lo aiuti con la sua ragazza?"

Emma fece un lamento infilandosi delle patatine in bocca. "Lui la ama. Ed io non voglio averci nulla a che fare con l'amore, non dopo quello che è successo anni fa."

"Uff, tanto giá so quello che succederà.
Ti innamorerai di lui, perdutamente, ma lo spingerai nelle braccia di quella.
Tu sei masochista."

"Io non mi innamoro più di nessuno."

Sbuffó, spingendola verso se stessa. Per abbracciarla di più.
Sapeva quanto Maria avesse ragione.
Stava già succedendo qualcosa
Ma aveva paura e si chiudeva a riccio, prima che la valanga di emozioni la travolgesse completamente.

𝒅𝒐𝒈𝒔𝒊𝒕𝒕𝒆𝒓 ✿ 𝒎𝒂𝒓𝒄𝒐 𝒂𝒔𝒆𝒏𝒔𝒊𝒐Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora