Dopo ogni omicidio pulire tutto per non lasciare tracce era diventato per Alfredo una routine: ora il coltello, ora il pavimento coperto di sangue, ora le impronte lasciate sia sul corpo della vittima che sui mobili accidentalmente toccati. Erano anni che uccideva, si sentiva bene; era come uno sfogo per lui, quasi un hobby.
Questa volta era toccata alla cantante e leader, Flavia, di una famosa band, i "Runners". Lui era riuscito a convincerla ad uscire una sera a cena per dimostrargli la sua gratitudine per aver salvato la galleria d'arte dov'erano esposti i suoi quadri, ma una volta finita la cena non era più riuscito a trattenersi e con la scusa di farle vedere la sua ultima opera d'arte, l'aveva portata a casa; più precisamente nel suo laboratorio, dove poi era avvenuto l'omicidio.
Gli dispiaceva averla uccisa, era una brava e bella ragazza ma era stato più forte di lui, come un'esigenza, quasi un obbligo, un dovere.
Non aveva amici, neanche una ragazza; si sentiva solo, nonostante avesse un fratello che gli voleva bene, ma Alfredo si sentiva abbandonato da tutti e per questo aveva iniziato ad uccidere per poi dipingere i loro corpi pallidi.
Erano i suoi soggetti preferiti; aveva una stanza piena dei suoi capolavori.
Non sceglieva le sue vittime in base al colore dei capelli, o degli occhi, o in base al sesso; ma sceglieva persone a caso, quelle che gli spiravano di più; ed era proprio per questo che i migliori detective della zona non erano riusciti a identificarlo.
Aveva steso la povera Flavia sul letto e l'aveva coperta con il lenzuolo fino alla vita, poi si era avvicinato al cavalletto e aveva iniziato a dipingere.
Si sentiva parte integrante della società, non più fuori luogo.
Katherina era appena tornata dal suo viaggio in Marocco e stava disfacendo la valigia, e nel frattempo aveva acceso la tivù. Stava appendendo il vestito nell'armadio quando alla televisione stavano trasmettendo la notizia della morte improvvisa e sospetta della cantante dei "Runners" trovata nella sua stanza da letto con il muro macchiato di sangue; Katherina mollò quello che stava facendo e alzò di poco la voce alla tele e ciò che vide e sentì la lasciò senza parole. Non ci credeva! Per lei era impossibile che la sua amica tanto bella e brava quanto irascibile fosse morta. Rifiutava di crederci.
Senza forze si accasciò sulla sedia e rimase immobile a fissare il vuoto davanti a sé. Il suono del campanello la spaventò e come un cadavere si alzò, non immaginandosi che da lì a poco lo sarebbe diventato, e aprì la porta. L'ultima cosa che vide fu il sorriso di Alfredo e poi il buio.
Egli entrò, trascinando il corpo della donna e dopo essersi pulito dal sangue, la posizionò sulla sedia mettendo la testa sopra le braccia e spostò il ciuffo dei capelli dagli occhi.
Uscì e andò a prendere l'occorrente per disegnare.
L'ennesimo delitto stava per essere dipinto e collezionato.
Dopo una giornata estenuate, Marco tornò a casa; non vedeva l'ora di riabbracciare sua moglie appena tornata dal viaggio culturale in Marocco. Lei era una cuoca, era brava ai fornelli, creativa ed aveva fantasia e intuito nelle combinazioni dei cibi. Si erano conosciuti e innamorati nel ristorante di lei. Marco, qualche mese dopo aver assaggiato la sua cucina per la prima volta, aveva avuto il coraggio di fare i complimenti di persona allo chef e da quel giorno si presentò spesso. Chiudeva il suo negozio di abbigliamento, era un piccolo commerciante borghese, e s'incamminava verso il suo ristorante preferito; nonostante la sua condizione economica non gli permettesse di spendere troppo, ci andava anche solo per guardare lei.
Varcò la soglia di casa e ciò che vide lo lasciò tramortito per terra: sua moglie, Katherina, pallida sul tavolo del salone e il muro tappezzato di sangue. Chiamò la polizia e attese il loro arrivo sedendosi sul divano, consapevole che ormai era troppo tardi, e lasciandosi andare alle lacrime.
Aveva perso la sua unica ragione di vita!
Il signor Alfredo dopo qualche mese fu scoperto e arrestato per i vari omicidi commessi negli ultimi dieci anni. Era stato suo fratello, Salvatore, restauratore per passione, che aveva scoperto i quadri nascosti in una stanza segreta, ad avvisare la polizia. Il fratello era andato a far visita ad Alfredo e mentre lui era intento a finire un quadro, si era allontanato per andare in bagno e passando per il corridoio aveva notato una parte del muro aperto e senza pensarci due volte lo aveva spalancato e trovato l'amara sorpresa: i quadri delle vittime. Aveva riconosciuto la cantante, un'attrice e anche la sua amica fotografa.
Salvatore aveva sempre pensato che suo fratello fosse complesso ma non immaginava fino a quel punto. La stanza era in disordine, cosa che lui non sopportava minimamente, era un tipo ordinato, ma i quadri erano posizionati in modo perfetto quasi maniacale.
Una stanza raccapricciante!
Chiamò subito la polizia, chiuse la stanza e tornò dal fratello, consapevole che quella era l'ultima volta che lo vedeva.
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L'arte di uccidere
Mystery / ThrillerA volte l'apparenza inganna: è un modo di dire, ma in questa storia non è così.