10. Una spalla su cui piangere

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È passato un mese dall'ultima volta che ho visto Justin. Ho cercato di evitarlo in tutti i modi possibili e i compiti per le vacanze estive mi hanno aiutata a distrarmi. Senza di lui è tutto molto più triste. Io sono più triste, mi sento come vuota. Una scatola che deve essere riempita da qualcosa, da qualcuno.

In questi ultimi giorni io e Penny ci siamo riviste e lei era sempre allegra e col sorriso.
Penso di vederla anche nelle prossime settimane, vorrei riallacciare i rapporti con la mia migliore amica.

«Papà, io vado di sopra» dico appoggiando una delle borse della spesa «Ok, ma chi mi aiuta a portare dentro le altre cose?» chiede lui «Austin!» grido di rimando ormai al piano di sopra.

Entro in camera mia e chiudo la porta alle mie spalle. Sto per buttarmi sul letto, ma una telefonata improvvisa mi blocca. Di sicuro sarà Penny che vuole mettersi d'accordo per trovarci domani.

Leggo il display: Ashley Blossom

Non mi ha mai chiamato sua madre prima d'ora e questa cosa mi mette un po' in ansia. Ma non sarà niente di grave di sicuro.

- Pronto?

Sento dei sospiri, come se qualcuno stesse piangendo.

- Pronto? Signora Blossom

...

- Ashley!
- Oh tesoro, per fortuna hai risposto. Mi dispiace tanto!

È disperata come non l'ho mai sentita prima. Un brivido di terrore scorre lungo la mia schiena. Che sta succedendo?

- Che è successo?

...

- ASHLEY CHE COSA È SUCCESSO?

Grido quasi tra le lacrime.

- Stavo tornando da lavoro e mi ha chiamata la polizia. Mi hanno chiesto se fossi io la madre di Penelope Blossom e ho risposto di sì...
Allison, mentre lei attraversava la strada un uomo non l'ha vista e l'ha... investita.

Mi dice continuando a piangere

- Ma è tanto grave?

Ho le guance rigate dalle lacrime. Ti prego rispondimi.

...

- Oh Allison. Mi dispiace tanto! Il suo corpo è stato trovato infondo alla strada principale. Penelope non ce l'ha fatta! La mia bambina!

Sono totalmente paralizzata. Tutto quello che riesco a dire è: Grazie per avermelo detto. Ti richiamerò.

Il mio battito cardiaco comincia ad aumentare, come le lacrime di dolore che mi escono dagli occhi senza sosta. Nonostante tutto resto immobile, ripenso ai momenti più belli e più importanti passati insieme.

Comincio a tremare. Non riesco a respirare e credo di non vedere bene. Il cellulare mi scivola dalle mani e cade a terra ma non mi importa.

Credo di avere un attacco di panico. Mi lascio cadere sul parquet freddo e cerco di calmarmi. Ce la posso fare. Comincio a concentrarmi sul mio respiro, a farlo rallentare.

Non posso crederci, non può essere vero. Non è possibile!

L'idea di svegliarmi domani e sapere che lei non lo farà mi trafigge come una lama nel ventre. Questa cosa è insopportabile, perché proprio lei? Perché?

Mi sono un po' calmata, ora mi escono soltanto lacrime che però non si vogliono fermare e credo che non accadrà facilmente.

Non so se mi va di parlarne con papà o con Austin di quello che è successo. Non ce la faccio.

Avevamo solo questo in comuneDove le storie prendono vita. Scoprilo ora