Sul ciglio della strada

1 0 0
                                    


Mi accorsi di aver fermato bruscamente l'auto in mezzo alla strada. Sudavo, anzi grondavo. Mi sentivo in uno stato di turbolenta emozione. Il mondo sembrava vorticare attorno a me, oppure ero io a vorticare, non lo so e non ricordo. La confusione era tale che la mia vista era offuscata. Mi sembrava di aver adocchiato l'ombra, sul ciglio della strada, accanto ad un cancello che si faceva spazio nella recinzione di protezione per le mucche. Non ricordavo il resto. Non ricordavo di aver fermato la macchina. Ricordo semplicemente di aver notato con terrore quella figura spaventosa, i cui limiti stavolta non erano più delineati dalla pioggia fendente. La sagoma continuava ad assumere e perdere delle forme, come se non sapesse decidersi quale di queste fosse per lei la più confacente. Credo che il terrore puro avesse preso completo possesso di me, delle mie percezioni, delle facoltà motore e cognitive. Come se mi fossi completamente bloccato. Entrato in uno stato di ipnosi, di trance, non saprei nemmeno come definirlo. Questa era l'ultima memoria prima di essermi ripreso accorto di trovarmi seduto lì, in auto, vuoto e senza energie. Estremamente turbato. Come se mi fossi appena svegliato da un incubo spaventoso. Sudavo. Il mio cuore palpitava. La mia mente era in completo subbuglio. Le domande che non trovavano risposte erano aumentate all'infinito, ed erano diventate tanto penetranti che non riuscivo più a distinguere la realtà dalla fantasia. Sentivo come se nella mia testa ci fosse un groviglio, un'enorme matassa di pensieri neri, congetture, anticipazioni, ansie, paure, panico. Un gigantesco gomitolo di lana i cui fili non sono ordinati, fluidi e armoniosi, ma in cui si susseguono caoticamente e molto velocemente, si tagliano, si interrompono, si sfilano e vorticano all'interno e all'esterno del gomitolo. Mi chiedevo se fosse stata l'ombra a produrre quell'orribile intruglio. Il mio corpo ne risentiva: oltre al sudore e alle palpitazioni, sentivo nausea, instabilità a livello intestinale, fiato corto e veloce, un particolare solletico sotto le dita delle mani e dei piedi (non un solletico piacevole ma un formicolio fastidiosissimo), un blocco a livello del petto. Un peso indicibile sul cuore, come se improvvisamente questo si fosse ghiacciato e avesse smesso di pompare sangue nei diversi organi del mio corpo. Come se le mie vene ed arterie fossero diventate inattive. Non era solo il sangue che mi pareva si fosse fermato di colpo. Era l'amore. L'amore che sentivo nel mio cuore, che poco tempo prima avevo sentito grazie al formaggio di mia madre. L'amore era stato totalmente risucchiato da qualcos'altro. In un momento di rara lucidità, che non so ancora come riuscii a raggiungere, mi chiesi se avevo avuto un piccolo infarto. Cercai di respirare, di tornare nel momento presente, in qualche modo di scovare un piccolo spiraglio di luce all'interno del gomitolo nero. Con le ultime forze che mi erano rimaste in corpo e nella mente, spostai la macchina accanto alla strada e la spensi. Respirai nuovamente. Osservai il ciglio della strada: l'ombra era sparita. Dove se n'era andata?

Hai finito le parti pubblicate.

⏰ Ultimo aggiornamento: Jan 07, 2019 ⏰

Aggiungi questa storia alla tua Biblioteca per ricevere una notifica quando verrà pubblicata la prossima parte!

Nella pioggiaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora