1 - Estratto d'avena

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Le 3 di notte, ancora una volta, questa settimana.

La luce a risparmio energetico del bagno, quando hai gli occhi che già ti bruciano per le lacrime, magari anche solo questa può essere considerata una tortura.

Eppure ero di nuovo lì, con quella bottiglietta fra le mani, il tappo svitato.
Di fronte allo specchio, qualcuna che di certo non era me, non era in sè.
Non ero me.
Non ero in me.

"Non ingerire".

Ho sempre avuto una particolare attenzione al profumo delle cose, soprattutto degli alimenti: di solito se non hanno un buon odore, che non mi piace insomma, non le mangio; chissà per quale neuro-associazione perversa e senza senso, l'ho sempre pensata così.

"Estratto d'Avena".

L'odore...è gradevole. Altrimenti non ne avrebbero fatto un sapone.

Ma...il gusto?

Era la seconda volta che mi chiedevo se quel sapone avrebbe potuto lavare via quello che avevo dentro...
Ma le conseguenze poi, vi chiederete?
Voi, vi chiederete...
Io no, non me l'ero mai chiesto, nessuna delle sere in cui avevo pensato di ingoiare tutto.

La mia scusa era che di certo niente avrebbe fatto più male di quello che sentivo dentro.

E poi, la cosa che più mi incuriosiva e mi spingeva a provare era il solito quesito: il dolore fisico, sovraggiungendo, avrebbe eclissato quello interiore?

E soffrendo fisicamente, avendo questa distrazione, quelle maledette notti passate ad escogitare modi per non pensare al vuoto che mi stava inghiottendo, sarebbero invece passate in altro modo?
Magari cercando di trovare un modo per sopravvivere?

Toccare il fondo, gli abissi, di quelli più neri... è davvero così fondamentale per risalire in superficie?

E chi ci assicura che dopo tutta la distruzione auto-inflittaci, riusciremo davvero a ritrovare la via della felicità o perlomeno stare meglio con noi stessi?

Questo era solo l'inizio...

Non avrei mai immaginato quanto si potesse andare oltre...
Quanto io potessi spingermi oltre.

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