<<Ciao, Bice.>>

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Camminavo avanti e indietro nella mia camera da letto, progettando mentalmente ogni minimo dettaglio di come sarebbe stato il mio primo tirocinio, che avrei iniziato il giorno dopo. Sarei andata nella scuola dell'infanzia "Arcobaleno di risate" a due isolati da casa mia. I vestiti per l'indomani erano ben ripiegati sulla scrivania, cappotto, sciarpa e berretto. Scarpe da ginnastica, borsa... tutto pronto. L'ansia poteva solo accompagnare.

Mi addormentai pensando se l'indomani avrei dovuto stringere la mano e sorridere o se sorridere e poi stringere la mano. La mattina seguente la sveglia suonò alle sei e mezza e avevo deciso di stringere la mano e sorridere contemporaneamente. L'ansia era un po' svanita, dormire mi aveva aiutata. Mi vestii e bevvi il mio tea mattutino. Alle sette e un quarto uscì di casa salutando i miei di fretta e mi incamminai verso l'edificio. Il cancello verniciato di arancione acceso era accogliente, le finestre con impronte di mani colorate, disegni e altre decorazioni carine mi tranquillizzarono. Sono solo dei bimbi, pensai, che male avrebbero potuto farmi?

Suonai il campanello e il cancello si aprì subito. Entrai nel vialetto e poi nella struttura. Entrarono con me anche una mamma e una bambina, bionda con i capelli ricci e due occhi grandi e azzurri. Decisi che per me quella stupenda bambina era riccioli d'oro e le sorrisi. Lei si voltò verso la mamma che le accarezzò il viso. <<Buongiorno!>> cinguettò una signora abbastanza alta, magra e sorridente. Un sorriso larghissimo. Una donna affascinante, aveva i capelli lunghi rosso rame, gli occhi di un marrone scuro, lentiggini e un naso all'insù, la bocca larga e sottile dalla quale spuntavano i denti perfetti. Indossava un camice rosa pastello. Oggi mi vengono i brividi a pensarci.

<<Buongiorno, signora. Io sono Lilia, la ragazza dello stage. Avevo parlato con la dirigente.>> Inizialmente fece un'espressione bizzarra, sembrava confusa e persa nel suo mondo, poi sembrò riprendersi, sorrise e mi strinse la mano. <<Oh, ma certo! Piacere, io sono Claudia. Appoggia pure in armadietto le tue cose>> prese una chiave da un cassetto e me la porse <<I grembiuli sono nella stanza infondo a destra.>> Me la indicò e poi andò a parlare con la mamma di riccioli d'oro, mentre la bambina era sgattaiolata nel salone con gli altri a giocare. Mi diressi verso la stanza che mi era stata indicata e mi infilai un camicie della mia taglia. Mi raccolsi i capelli in una crocchia e feci un respiro profondo. Assunsi il sorriso più raggiante che potessi mai assumere e uscii dalla stanza. Le educatrici erano sparse nel salone, due giocavano con i bambini che erano circa trenta. Alcuni erano nell'angolo delle costruzioni, le bimbe, compresa riccioli d'oro, erano nell'angolo mamma casetta e vestitini. Due di loro stavano litigando per un vestitino rosso a pois bianchi, nessuno intervenne così decisi di prendere la situazione in mano. <<No! E' mio!>>

<<Lascialo, stupida! E' mio!>>

Misi le mani sui fianchi e dissi <<Cosa sta succedendo qui?>> le bambine, che stavano strattonando il vestito, si fermarono subito. Erano due gemelline, tutte e due con i capelli neri a caschetto e la frangetta, gli occhi rotondi e due boccucce rosee. Una delle due, quella con gli occhiali da vista, viola e rotondi, mi chiese gentilmente chi fossi. <<Io sono Lilia e starò qui con voi per un po' di tempo.>>

<<Perché?>> chiese l'altra bambina. <<Beh, perché la mia scuola ha deciso di darmi una pausa dallo studio per stare un po' con voi e giocare.>> Le due marmocchie fecero un sorrisetto e notai che avevano lasciato cadere a terra il vestito. Lo presi in mano e dissi <<Allora, stavate litigando per questo vestito?>>

<<Giulia l'ha usato ieri per prima, oggi tocca a me!>> disse la bambina con gli occhiali. L'altra ribattè subito <<Sì, ma Caterina mi ha detto che sono stupida!>> Ricominciarono a litigare, le separai e dissi <<Basta, bambine! Caterina, dovresti chiedere scusa a Giulia perchè non si dicono le parolacce, nemmeno quando si litiga! Caterina, tu hai usato per prima il vestito ieri, oggi tocca a Giulia, poi toccherà di nuovo a te. Ora fate la pace oppure il vestito me lo metto io!>> Le bambine risero, ma poi si scusarono a vicenda e si abbracciarono.

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