Il problema di guardare le partite nei bar era che non capiva se il fumo che vedeva sullo schermo apparteneva a petardi lanciati da tifosi idioti e ben attrezzati oppure proveniva dallo stronzo ciccione che fumava seduto sotto la TV del locale.
Bar o locale non aveva importanza. Quello poteva essere definito solo un "abbeveratoio" cioè un luogo pervaso di squallore dove alcuni esseri umani, parecchio squallidi anche loro generalmente, si recavano puntualmente tutti i giorni per affogare i loro dispiaceri in fondo a un boccale di schiuma annacquata.
Il giorno più santo, ovviamente, non faceva eccezione. Specialmente se quel giorno si giocava una delle ultime partite del campionato di calcio.
Nicole si trovava in mezzo a quel sudiciume. Ma ci era abituata.
Tra le labbra rosa e carnose una cannuccia nera infilzava un ammasso di ghiaccio tritato fiondandosi in fondo al bicchiere. Le labbra succhiarono, lo sguardo volò verso la TV appesa sopra il bancone.
Il ciccione fumante era sparito. Si ritrasse comunque. Il suo bambino sarebbe nato tra pochi giorni.
Georgersons, all'interno dell'area di rigore, tirò e prese un palo clamoroso. Poteva essere il goal del vantaggio. Un rapido boato invase la sala e sparì, seguito da un vociare sommesso mentre tutti gli occhi tornarono allo schermo piatto sospeso sul bancone del bar.
Era stata un po' tifosa nel periodo in cui aveva frequentato un ragazzo di poco più grande di lei, che organizzava qualche coreografia nelle curve di squadrette locali, ma la storia era finita da un bel pezzo e oggi lei non era di certo in quel posto di merda per guardarsi la partita o accudire calciatori falliti.
Doveva guadagnarsi qualche soldo e aveva accettato di vendere un vecchissimo giradischi al gestore del bar.
Il tizio l'aveva contattata dopo aver visto l'annuncio online chiedendole un incontro per concludere l'acquisto.
Succhiò ancora il mojito analcolico, finendolo. Appoggiò il bicchiere sul bancone. Guardò distrattamente la TV: mentre l'arbitro stava rimproverando un giocatore nella sua postura eretta da arbitro di calcio, l'immagine del verde campo della partita, dei giocatori e delle linee di gesso sbiadì, lasciando il posto all'inquadratura netta della grafica del Telegiornale, con in evidenza la scritta EDIZIONE STRAORDINARIA.
Proprio in quel momento Sara, la barista uscente, rispose a un cellulare posto vicino al lavandino dietro al bancone. Posandolo e chiudendo distrattamente la comunicazione si rivolse a lei, con un sorriso che a Nicole parve più un gesto automatico che di cortesia. Fissandola dall'alto della pedana dietro al bancone, la invitò a recarsi nell'ufficio del principale, starnazzando.
- Passa pure dietro al bancone, prima della TOILETTE a destra trovi una porta con scritto PRIVATO – .
Nicole rivolse ancora lo sguardo al televisore. Apparve Francesco Curiel. Pettinato e lucidato. Forse doveva parlare dei vari incidenti aerei che si stavano verificando in modo inspiegabilmente quel giorno (le sembrava di aver sentito che verso mezzogiorno tutti gli aeroporti erano stati chiusi).
Rivolse lo sguardo alla vecchia borsa contenente il giradischi del valore di circa quattrocento euro.
Si avviò verso il percorso indicato smontando goffamente trattenendosi il pancione con il palmo di una mano e trascinandosi dietro la valigetta contenete la "reliquia" con l'altra. Lanciò un'ultima occhiata alla TV: la faccia di Curiel non era certo di quelle del buon auspicio.
Nicole fece cinque passi in un corridoio buio, illuminato solo da alcune plafoniere a parete, delle quali un paio lampeggiavano furiosamente. Poi alla sua destra trovò una porta. Un piccolo cartellino rosso con bordi argento penzolava dalla fessura creata nell'uscio per ricavare lo spioncino. La scritta "PRIVATO" era stampata al centro e Nicole vide una tenue luce blu filtrare da sotto la porta. Nella bocca il sapore persistente della menta del mojito non le dava tregua. "Alito più profumato", pensò inarcando le labbra in un sorriso e bussando poco sotto il cartellino.
Le aprì l'uscio un volto conosciuto, e temuto.