Capitolo unico

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"Papà, raccontami di nuovo come hai conosciuto Ermal!"

Era una pigra sera di novembre, una di quelle senza impegni e senza fretta. Il quadretto a casa di Fabrizio sembrava idillico: lui ed Ermal,  sul divano, con i bambini seduti tra di loro. Sembravano una famiglia, forse un po' lo erano davvero dopotutto. 

Anita aveva gli occhietti  vispi e un sorriso furbo sulle labbra sporche di cioccolato. Le erano sempre piaciute le storie, soprattutto quando riguardavano il suo papà. Lui era il suo eroe, il gigante buono che l'avrebbe protetta da tutto e da tutti. 

Non era la prima volta che chiedeva di raccontarle di Ermal,  quell'uomo che subito si era guadagnato la sua fiducia. Con quei suoi ricci scuri e il sorriso rassicurante, ci aveva messo davvero poco a fare breccia nel cuore della bambina. Lei, che come il padre aveva bisogno di tempo prima di accettare un nuovo membro in famiglia, si era fatta avvolgere dalle sue braccia, giocando con quei suoi capelli scompigliati, e gli aveva chiesto di rimanere. Per la sua piccola età, aveva già capito quanto rendesse felice il suo papà.

"Anì, amore, di nuovo? Poi Libero si annoia"

"Non è vero papà"

Per Libero invece era stato diverso. A lui la musica non piaceva. O meglio, non gli piaceva che la musica tenesse suo padre lontano da casa. Si chiudeva a riccio, parlando poco, e diffidando di qualsiasi cosa avesse a che fare con la sfera musicale, convinto che sarebbe potuta diventare una nuova distrazione per suo padre. Sapeva che gli voleva bene, in fondo, ma si era già perso così tanto di lui. Partite di calcio, recite scolastiche, baci della buonanotte. Per questo quando Ermal era entrato nelle loro vite, lui non l'aveva presa bene. L'aveva avvertito come una minaccia, una nuova minaccia, che avrebbe allontanato ancora di più il padre da lui. Ma non era stato così: pazientemente, Ermal era riuscito a guadagnarsi anche la sua di fiducia. Era un grande ascoltatore e sapeva sempre cosa dire per sollevargli il morale. Che fosse per un brutto voto a scuola, un goal subito durante una partita, o un brutto sogno, il riccio era sempre pronto ad aiutarlo. 

"Ermal, che ne pensi?"

"Non possiamo di certo dire di no a questa pulce!", aveva risposto l'albanese, dando ad Anita un leggero buffetto sul naso. "E poi tu sei anziano, rischi di dimenticarti qualcosa. Ti aiuto io a ricordare"

Entrambi i bambini erano scoppiati a ridere e Fabrizio aveva messo su un broncio, fingendosi offeso. "Quindi io sarei vecchio?"

"Sì papo sei vecchio", aveva risposto Libero

"Guardate che vi faccio il solletico, a tutti e tre"

"Prima raccontaci la storia però!", aveva urlicchiato Anita, impaziente 

"D'accordo, d'accordo. Inizio io?"

Gli altri tre risposero affermativamente e Fabrizio aveva iniziato a raccontare.

"La prima volta che ho visto Ermal, è stato a Sanremo. Lo conoscevo già per nome e come autore, ma non avevo mai avuto la possibilità di parlargli. Ed è stato lì, ascoltando le parole della sua canzone, che ho deciso di voler diventare suo amico" 

"Perchè papà?", aveva chiesto curiosa Anita 

"Sai amore, è difficile da spiegare. È un po' come quando all'asilo decidi di voler parlare con un bambino piuttosto di un altro. Tu come li scegli gli amici?"

"Non lo so, quando usiamo gli stessi giochi o ci scambiamo i pennarelli"

"Ecco, per noi è stato così. Non condividevamo gli stessi giochi, ma la stessa fatica. Lui era come me, mi rivedevo nelle sue parole e nel suo sguardo. Vedevo in lui la stessa paura, e al tempo stesso la stessa forza, che avevo io ai primi tempi" 

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⏰ Ultimo aggiornamento: Jan 13, 2019 ⏰

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