Capitolo 17. Sorpresa

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Il sole del crepuscolo illuminava tiepido il volto di Noah, troppo concentrato sulla sua chitarra per accorgersi del piccolo gruppo di persone che lo aveva accerchiato.

Fu come un déjà vu, ripercorsi mentalmente quella vigilia di capodanno durante la quale lo incontrai per la prima volta, e pensai alla svolta imprevista che avevano preso le nostre vite, facendoci diventare, da semplici estranei, ad amici.

Era successo tutto per caso, e mi chiesi se qualcuno, da qualche parte, si fosse divertito a far incrociare i nostri percorsi, per poi dividerci brutalmente nel momento in cui avrei dovuto mettere piede sull'aereo che mi avrebbe portato finalmente a casa.

Mi ero mescolata tra la folla di curiosi, affascinati, esattamente come me, dalla sua voce flebile e roca che cantava di una ragazza bellissima.

Lui le aveva donato il suo cuore, e lei non se ne era neanche accorta.


I saw an angel dancing in the crowd,

under a starry sky,

unaware of her own beauty.

Unaware of my love.





Quella volta Noah aveva deciso di suonare al Central Park, incurante della possibilità di poter essere riconosciuto da più gente, si era limitato ad indossare un cappello da baseball sostenendo che, in ogni caso, senza Omar, Dylan e Clare, nessuno avrebbe associato il suo viso alla band.

Quando le sue dita finirono di pizzicare le corde della chitarra collegata all'amplificatore, sollevò finalmente lo sguardo dalle sue dita, e le sue iridi ambrate, più chiare del solito a causa dei toni caldi che il cielo aveva assunto con il tramonto del sole, incontrarono le mie.

Sorrisi involontariamente e cominciai ad applaudire, immediatamente seguita dal resto della piccola folla.

Noah non cantava per soldi, eppure c'era gente che gli si avvicinava per lasciargli qualche banconota che, prontamente, egli rifiutava con un sorriso cordiale.

"Non pensavo fosse possibile, ma questa canzone credo sia ancora più bella di quella che ho ascoltato in metro, la prima volta che ti ho sentito cantare" ammisi raggiungendolo e vidi il suo volto illuminarsi, grato.

"Avevo in mente la melodia già da qualche giorno, ma le parole mi sono venute in mente tutte ieri sera" spiegò, il suo tono sembrava volesse celare un significato nascosto, e mi bastò rifletterci qualche secondo, per intuire chi fosse stata la sua musa ispiratrice.

"Quindi la tua vena creativa di questa notte è stata merito di Amber!" sorrisi maliziosa, punzecchiandogli il fianco con il gomito.

"Chi?" Noah aggrottò la fronte, perplesso.

"Amber" scandii meglio il suo nome "La ragazza bruna, minuta, con la quale te ne sei andato ieri sera"
Noah sgranò gli occhi, e il sorriso che fino a quel momento era stato dipinto sulle sue labbra, adesso era scomparso, lasciando il posto ad un'espressione rassegnata.

"Ah, certo, Amber" annuì, accennando un sorriso tirato mentre sistemava la sua chitarra nel fodero.
"Voglio portarti in un posto" esordì dopo qualche secondo, prendendomi alla sprovvista.

Il suo entusiasmo mi terrorizzò, e Noah scoppiò a ridere di fronte alla mia espressione, per poi spingermi delicatamente per la schiena incitandomi a camminare.

"Dove?"

"Se te lo dico adesso rovinerei tutto" replicò lui, sicuro di se.
"Non mi piacciono le sorprese, Noah" alzai lo sguardo sul suo viso rilassato, e lo vidi abbassare i suoi occhi per focalizzarsi su di me.
"Tranquilla, non è niente di illegale o pericoloso. Non ti sto mica portando in una fossa piena di cadaveri!"

Countdown || Noah CentineoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora