12. ADDIO (REV)

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La ragazza si sentì improvvisamente avvolgere da un calore che la stringeva come una soffice coperta, mentre la sua ombra si allungava davanti ai suoi occhi, percorrendo le piccole dune della sabbia fino a sfiorare la battigia in cui si era fermato Acab. Lui aveva iniziato ad inspirare ed espirare muovendo lo sterno vistosamente perchè ne aveva solo sentito parlare da chi, negli alti piani del suo mondo, si beffava di loro e delle loro capacità. Tuttavia, chi ne parlava, ritornava sempre a parlarne a fatica, come quando un cane viene bastonato e, al solo ricordo dell'esperienza vissuta, trema e impallidisce.

Non avrebbe mai creduto di avere l'opportunità di vederli con i suoi occhi e così da vicino. Tra i membri del gruppo Lucifer si vociferava che quegli esseri avessero il potere di tenere legato il loro Signore Oscuro per mille anni.

Voci, dicerie... si disse mentre le gambe tremavano e il suo cuore pompava timore e riverenza. Ed era solo luce incandescente quella che Acab stava ammirando, mentre lentamente posava lo sguardo su quella ragazza che, ancora, non aveva realizzato quanto, rispetto a lui, fosse fortunata.

E mentre gli occhi di Ariel ricambiavano il suo sguardo, fissando il volto sconvolto dell'adepto si irrigidì alla vista di raggi di luce incandescenti che le attraversavano il corpo.

Quel calore e quella luce le attraversava la pelle, mostrandole i vasi sanguigni come linfa candida. Fu così che, sbarrando gli occhi, ed emettendo un lieve gemito, percepì una fitta allo stomaco, mentre il cuore tamburellava vivacemente nello sterno.

Acab le diede le spalle per riaprire quel varco che il padre aveva rinchiuso con un gesto deciso del braccio sinistro. Judas era scomparso immerso nell'oscurità delle acque di quel mare nero.

«Sai, è strano» iniziò a dirle, facendola sobbalzare, immersa com'era nel guardarsi le braccia e i palmi delle mani in cui scorreva quella linfa luminescente, «benché tu non abbia ancora scelto definitivamente a quale Regno appartenere, loro tre sono già qui» rivolgendole uno sguardo che Ariel fece fatica ad interpretare. «Adesso sei nelle Sue mani» rifletté .

Fu in quel momento che Ariel rivolse lentamente lo sguardo dietro di sé, preparando la mente, il cuore e l'anima alla vista di qualcosa che aveva fatto fuggire i maestri dell'ombra.

Poco prima di fissare lo sguardo verso quelle figure tenne la testa bassa a contemplare i granuli di sabbia diventare oro. Alla fine si fece coraggio, inspirando profondamente pose la mano sulla fronte a coprire gli gli occhi come se stesse fissando il sole in pieno mezzogiorno.

Erano tre colonne di luce che si scagliavano verso il cielo nero, imponenti e maestosi, luminosi come il sole; fiamme nei loro sguardi, come saette provenienti dalle stelle; corpi possenti come alberi di pini sfioranti il cielo, figure incandescenti di una luce propria, candida e spettrale; pronunciavano parole sconosciute con armonico suono: parole di donne e di uomini.

Ariel era in preda ad un tremito incessante e mentre ascoltava il dolce e ineffabile suono di quelle voci serafiche, pensò di essere in un altro mondo, un mondo da cui sarebbe stato difficile decidere di tornare indietro. Cercando di comprendere dove si trovasse e pensando di essere incosciente, la ragazza si inebriava di dolci profumi e colori brillanti, mentre quelle voci erano una miscela di sinfonie e parole arcane.

Ariel non riuscì a reggere alla meraviglia che le si era manifestata, tanto che, alzando il mento a scorgere la fine delle loro figure, sentì la testa così pesante da farla crollare in ginocchio sul morbido suolo sabbioso e umidiccio.

Una di quelle figure le si avvicinò e lei, già sbiancata e tremante, scosse la testa più e più volte, fin quando l'essere le si accostò in figura d'uomo per dirle qualcosa.

«Non temere Leone di Dio, Egli ci manda a proteggervi» ombre sottili si delinearono in quel volto dai tratti umani e dal sorriso innaturale.

La sua voce, simile a quella di un bambino, ma autorevole come un condottiero, la fece indietreggiare lentamente e portare la mano davanti a sé, pronta a proteggersi dall'ignoto ma, al tempo stesso, per sfiorare l'essenza; quando l'alato allungò l'arto candido verso le falangi della giovane, ella ne avvertì un bruciore dolce e il formicolio di una scossa, ma la consistenza di una pelle simile alla sua la fece trasalire.

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