10. Zero stomaci forti

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Hestia

La giornata era iniziata male già di per sé, ma evidentemente qualcuno mi sta lanciando delle maledizioni (punto tutto su Hera) e ora mi ritrovo in un lungo, doloroso tracollo che mi perseguiterà fino a sera.

Mi ero svegliata stamane dopo una notte di agitazione causa imminente appuntamento con Tommy lo splendido. Ero così rincoglionita che mi ero ancorata alla scrivania per prendere i miei kajal e truccarmi. Mi ero vestita e poi ero uscita. Poi mi ero ricordata che, vaffanculo, non sono più Hestia Felici, ma sua sorella, a cui il cognome sta decisamente meglio e che non è altro che una fottutissima figlia dei fiori!

Ero rientrata, mi ero ripulita la faccia (e ci vogliono litri di struccante, credetemi) e poi mi ero travestita da elfo magico delle cascate della gioia, per andare a scuola e fingere che mi piacesse un sacco vivere.

Quindi umore iniziale a duemila sotto zero.

Per tutta la mattina ero rimasta ad arrovellarmi in preda al sospetto di aver dimenticato qualcosa. Appurato che non era sul serio la voglia di vivere - perché quella non me l'hanno semplicemente data in dotazione alla nascita - non riuscivo a raccapezzarmi su che cosa fosse, finché la prof di storia non mi ha interrogato - o meglio, ha interrogato Hera - e il pensiero se n'è andato del tutto.

Le ho fatto prendere otto, il che è davvero folle per una come lei, quindi mi deve un favore.

Ma al di là di questo piccolo sprizzo di buone notizie, tutto è capitolato alla morte, quando Tommaso D'Angelo il Biblico Immacolato Della Resurrezione, mi ha portato all'appuntamento qui da Burger King, su mia espressa richiesta. Il Burger King non è un posto per coppiette fighette, questo Hera avrebbe dovuto saperlo, ma sfortunatamente Hestia non lo sa e quindi eccoci. Accerchiati da marmocchi urlanti, odore di fritto e una penetrante pubblicità del triplo Whopper che si ripete nelle mie orecchie da esattamente quindici minuti.

"Uhm, guarda che stai aprendo male il ke-"

Ecco, questo era il momento a cui mi riferivo all'inizio.

Io che, con queste unghie da gattopardo subsahariano che Hera mi obbliga a tenere, strappo malissimo la bustina di ketchup e faccio un quadro impressionista sul maglioncino H&M di mia sorella nonché sulla purissima faccia da ceramica olandese di Tommy.

"Cazzo. Merda."

In più, sfoggio pure un ventaglio di esclamazioni degne di una nobildonna della corte di Versailles. Mi si ama, vero?

"Scusa, Tommy... io... non volevo!"

Nella mia vita non mi sono mai tagliata le unghie, semplicemente perché non davo loro il tempo di crescere. Le mangiucchiavo con una frequenza tale che il polpastrello ormai aveva invaso tutta la zona delle falangette, prima che arrivasse quel mostro di Hera a farmi la manicure. Adesso mi sento come quando da piccola mi attaccavo le mollette alle dita per fingere di essere una strega malvagia con lunghissimi artigli affilati. Cioè cretina. Mi sento molto cretina.

"Ah, non ti preoccupare, nessun... ehm..." Tommy si leva un dito di ketchup dall'occhio. "Problema. Vado un secondo in bagno."

Tommaso sparisce e io mi affosso nel divanetto.

Ecco, sto rovinando tutto ancora una volta. Non ce la posso fare.

Già era iniziata male la giornata, ora pure questo! Volevo avere una seconda chance per prendere coraggio e baciare il mio principe azzurro, invece tutte le forze astrali sono contro di me. Ormai ho capito che quest'avventura dello scambio gemellare non avrà che conclusioni negative, perché:

a) se confesso tutto a Tommy o se lui lo scopre da sé, mi odierà per sempre e quindi avrò il cuore spezzato. E...

b) se invece non gli dico niente, ma continuo a fare il travestito disadattato, lui si disinnamorerà della sua musa ispiratrice e quindi avrò il cuore spezzato.

Una ragazza come teDove le storie prendono vita. Scoprilo ora