Prologo

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"Lasciatemi stare'' " o avanti, volevi essere corteggiata dal nostro caro Xavier, e adesso che hai ottenuto la sua attenzione ti tiri indietro?"" vi prego non posso darvi nulla di quello che già vi siete presi" "mmh.. forse qualcosa in realtà c'è. Sai non sei neanche troppo bruttina, un po' nerd, ma alla fine ciò che hai li sotto non credo sia tanto diversa dalle altre" sbraitó con la bava alla bocca un ragazzo, basso, troppo sviluppato muscolarmente per la sua stazza, che emanava un tanfo di alcool e fumo capace di stendere i più fattoni. In tutta risposta l'energumeno che sovrastava Sophia si aprì in un sorriso sornione che non coinvolgeva gli occhi "effettivamente... Qualcosina che vale la pena di vedere forse c'è l'hai".

Sophia era paralizzata, tranne che per il forte tremare, non riusciva a muovere un muscolo, non un pensiero sensato, non una parola per difendersi. Avesse ascoltato Alice, sarebbe arrivata a casa già da un pezzo, dove la madre sicuramente la stava aspettando per cenare. "Ti prego..." "cosa? Ti prego prendimi sono tua? O ti prego fa presto non vedo l ora?" "ti prego non farmi male, non ti ho mai dato fastidio, non ti sono mai stata d'intralcio" lacrime amare iniziarono a rigarle il volto, la paura di essere presa contro la sua volontà si stava facendo strada nel suo petto, il pensiero di finire in quelle luride mani iniziò a farsi largo a forza Nella sua testa. L'istinto di sopravvivenza ebbe la meglio sulla ragione  nel momento in cui Xavier le afferrò con forza il mento attaccandola con le spalle al muro. Senza avere più alcun controllo delle proprie azioni, Sophia reagì urlando come se Xavier le stesse strappando via l'anima, graffiando l'aria, cercando di toglierselo di dosso, riuscì a prendergli il volto con le unghia e a farlo indietreggiare quanto bastava per sfilarsi dalla presa e scappare.

"Aaaaa brutta stronza dove vaiiii" nell'ilarità della situazione il resto del gruppo di Xavier, non si rese conto che Sophia era riuscita a scappare, ognuno distratto dal giro di canna che stava avvenendo, o dalla birra che di passavano come il calume della pace "Che cazzo aspettate, prendetela!".
Come un branco di cani affamati seguirono l'ordine del padrone iniziando a correre inseguendo la ragazza che stava scappando a perdifiato per il vicolo malfamato dove l'avevano portata con la scusa di farla entrare nel loro gruppo "per una serata da sballo".

Mentre Sophia si sentiva i polmoni andare a fuoco, si girò un attimo per vedere se si era allontanata abbastanza per poter rallentare. Non era mai stata una grande sportiva, amante dei libri, topo di biblioteca si potrebbe definire, eppure quel pomeriggio si sentiva come Bolt alle olimpiadi. La sensazione di essere una preda le aveva svegliato l'istinto di sopravvivenza, le aveva messo in circolo l'adrenalina. Aveva rallentato la corsa non si sentiva piu in pericolo, fin quando non vide uscire dall'angolo in fondo alla strada lo stesso ragazzo che aveva dato il via a quel banchetto.

Come presa da una scossa, ricominciò a correre finché non entró in una strada trafficata, Una delle principali di (città), confondendosi tra la gente che camminava senza rivolgerle uno sguardo. Dopo pochi metri trovó la fermata Dell'autobus n°5, quello che l'avrebbe portata a casa, da sua madre.

Sicura di averli seminati salì nel autobus abbandonandosi sul primo posto libero che le capitò a tiro. In preda a un desiderio materiale, quello di rassicurarsi della propria incolumità, iniziò a spogliarsi dalla giacca di jeans tastandosi ovunque, come per paura di aver lasciato qualche pezzo di sé in mano a quei balordi.
"sono una deficente.. Come ho solo potuto pensare di entrare in quella specie di gang, di fidarmi, di essere accettata da gente che non mi ha mai guardata in faccia per quattro anni del liceo, trattandomi come un fantasma, come se non esistessi".
In preda ai suoi pensieri Sophia non si accorse che dalla porta posteriore dell'autobus erano saliti Xavier e un altro ragazzo.
Si avvicinarono lentamente, con tutta la tranquillità del mondo, pregustandosi l'odore della paura che di lì a poco avrebbe riempito l'abitacolo; Sophia era quasi l'ultima a dover scendere, ma in quel caos, in quella calca, pochi o nessuno si sarebbero accorti di quello scricciolo. Un ragazzo che abbraccia una ragazza non desta sospetti no?

Prima che lei potesse rendersene conto era finita tra i due ragazzi: Xavier era alto una spanna più di lei, e la guardava dall'alto con gli occhi al limite dello spiritato e la guancia che aveva tre solchi dalla tempia al labbro, merito delle unghia di Sophia, lo rendevano ancora più impressionante. L'altro si era posizionato alle spalle della ragazza, come a coprirla, avvolta dalle loro spire, senza possibilità di muoversi, senza aver modo di potersi anche solo lontanamente difendersi.
"Ok ragazzina. Volevo fare anche il galantuomo, prima, essere quanto meno un po' gentile. Ma mi hai letteralmente scavato la faccia con quelle unghia da gatta morta e questo mi ha fatto solo salire il sangue al cervello"  sussurrò Xavier con la bocca spalmata tra l'orecchio e la guancia di Sophia. Senza alcuna delicatezza le afferró i polsi passandoli al compagno così che la tenesse ferma, per avere campo libero. Sophia non avrebbe mai immaginato che quel giorno la sua virtù, le sarebbe stata strappata via Nell'autobus n°5 nel modo più vile e codardo che possa esistere.

Con le mani libere Xavier allentó di poco la cinta dei jeans della ragazza e senza pensarci due volte infiló la mano nella sua intimità assaporando il terrore che stava prendendo forma negli occhi di lei.
"Adesso signorina, ti farò ricordare chi è il sottoscritto, da oggi fino alla fine dei tuoi giorni. Se sento una sola sillaba uscire da quella boccuccia giuro che ti prendo in spalla, non me ne fotte niente della gente che c'è, ti porto nel posto più lurido che trovo e ti farò cose ben peggiori di questa. Sono stato chiaro?"

Con le lacrime agli occhi e le labbra serrate Sophia sentì un corpo estraneo entrare dentro. Un dolore lancinante la prese dal basso ventre, mentre Xavier senza alcuno scrupolo le entrava dentro con la mano.
Un colpo secco.
Sapeva della verginità di lei.
Sapeva che le avrebbe fatto male, quando l'imene le si sarebbe staccato in quel modo.
Sapeva che le avrebbe ucciso l'anima.

Con la mano marchiata dal sangue di lei,  Xavier le afferrò il mento costringendola a schiudere le labbra "adesso senti il sapore della tua dignità."
Con i denti le afferrò il labbro inferiore, premendo con forza gli incisivi e provocando un piccolo taglio; con il dito medio, pregno di sangue, odore di nicotina e profumo scadente, glielo mise in bocca assicurandosi di farlo uscire quasi del tutto pulito e imperlato della saliva di lei.
"Buono vero? Visto che c'era ancora qualcosa che potevo prendermi? Buona serata."
Sophia era paralizzata. Non era il dolore fisico. Quello stava passando in secondo piano. Si sentiva deturpata. Sporca. Vuotata dalla sua anima.

La lasciarono lì. A una fermata dalla sua metà, con ancora il suo sapore in bocca mischiato alle lacrime che non avevano smesso un attimo di scendere su un viso immobile, privato da qualsiasi espressione.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Jan 18, 2019 ⏰

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