열다섯

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Jimin stava quasi per riattaccare quando la chiamata ricevette una risposta. Dall'altro lato del telefono proveniva della musica e un enorme casino.

— Yoongi? Pronto?

— Non sono Yoongi, che vuoi?

— Oh, chi sei?

— Io chi sono? Tu chi sei più che altro.

— Sono Jimin, un suo amico, tu sei?

— Taehyung, il suo migliore amico.

— Yoongi è ubriaco. Portalo a casa!

— Penso di conoscere Yoongi meglio di te ragazzino, quindi non intrometterti.

— Ma è ubriaco!

— Si e si, anzi, ci stiamo divertendo quindi fuori dalle palle.

— Ti prego, da quello che mi ha scritto sembra ridotto parecchio male. Per favore, almeno non fargli più bere..

— Ripeto, non metterti in mezzo.

Prima di poter rispondere, Jimin sentì la chiamata interrompersi.
Il ragazzo che aveva risposto al posto di Yoongi non gli era piaciuto per niente, e non riusciva a capire come potesse essere amico dell'ultimo.
Si stese sul letto, con il senso di delusione che l'opprimeva. Se solo fossero stati nella stessa città, se solo non fossero stati a un'ora di distanza, Jimin era sicuro che sarebbe corso nel locale in cui si trovava Yoongi per portarlo a casa. Non gli piaceva saperlo completamente ubriaco in un locale pieno di avvoltoi o, come aveva notato, con amici che erano completamente strafottenti.
Accorgendosi dell'orario ormai tardo, mandò un ultimo messaggio a Yoongi e poi chiuse gli occhi, cercando di addormentarsi il prima possibile, anche se consapevole che il sonno quella sera non l'avrebbe raggiunto per colpa dei troppi pensieri che occupavano la sua mente.

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