Capitolo 34

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'Il dolore è ancor più dolore se tace'
Giovanni Pascoli  


Si erano amati tutta la notte. Alternandosi tra carezze, baci e sguardi. Era quello di cui avevano bisogno, qualcosa che aveva risvegliato in loro il sentimento. Qualcosa che era rimasto assopito troppo a lungo.

Il mattino seguente arrivò lentamente. Alcuni cuscini giacevano sul pavimento, insieme ad alcuni vestiti. Le coperte erano scomposte, solo il lenzuolo era stato usato per la sua funzione. Occhi cerulei iniziarono ad aprirsi al nuovo giorno, assaporando ancora l'odore di quella notte di emozioni. Un sorriso si delineò sul suo volto, stava bene, si sentiva vivo. Spostò il bracciò sul letto, in cerca di un contatto, di una carezza.

L'unica cosa che trovò, però, fu il materasso freddo e il cuscino vuoto. Il suo sguardo si voltò immediatamente, cercando colei che aveva dormito con lui quella notte, ma non ve ne era traccia. Solo la sua forma sul cuscino testimoniava il fatto di essere stata li, con lui. Con lo sguardo che vagava ancora per la stanza, si alzò senza curarsi di essere nudo, percorse tutta la stanza e il bagno, niente. Lei non c'era. Era fuggita da lui, ancora una volta.

Si fece una doccia veloce, il volo partiva tra un'ora e doveva raggiungere l'aeroporto in fretta. Indossò il completo con il quale era partito, mise tutto il resto nella valigia ed uscì da quella camera.

Bussò diverse volte alla porta della camera centosette e rimase in attesa di una qualsiasi risposta.

"Non c'è..." una donna addetta alla pulizia delle camere era appena uscita dall'ascensore di servizio "...la signorina che occupava questa camera è già partita" lo informa.

"Come già partita?!" non ci capiva più niente.

"Mi è stato dato l'ordine di sistemare la camera per nuovi ospiti signore, la camera è stata liberata due ore fa" risponde, cercando di essere più esaustiva.

"Maledizione!" strinse i pugni e abbassò lo sguardo "Grazie" dedicò un saluto a quella donna e si rinchiuse in ascensore.

Una volta nella Hall, si affrettò a raggiungere il bancone.

"Salve...spero che il suo soggiorno qui sia stato ottimo" la stessa receptionist che lo aveva accolto al suo arrivo, gli stava sorridendo cordialmente.

"Bene...bene" non aveva voglia di fare troppi giri di parole "...si ricorda la ragazza con la quale sono arrivato?!"

"Ma certo...la dottoressa Allevi" annuisce.

"Sa a che ora è andata via?!" le chiede immediatamente.

"Si..." annuisce "...è andata via due ore fa, più o meno...credo ci sia stata un'emergenza e ci ha chiesto di trovare per lei un volo che partisse prima da Milano per Roma" spiega.

"Mi sta dicendo che è già a Roma?!"

"Beh..." controlla l'orologio sul monitor del computer "...a quest'ora direi di si, sembrava essere successo qualcosa di grave, sembrava sconvolta"

"Va bene...va bene" annuisce "La ringrazio...arrivederci" la saluta in fretta e furia, doveva assolutamente tornare a Roma. Doveva parlare con lei, doveva chiarire con lei.

Il volo era stato un supplizio, sembrava non finire più, aveva tardato pure l'atterraggio per qualche problema con un altro aereo. Sempre quando si ha fretta succedono certe cose! Si fece accompagnare a casa, erano le due del pomeriggio, voleva appoggiare i bagagli e andare a cercarla.

"Finalmente sei tornato!" Rebecca, senza avvertirlo, lo aveva atteso a casa con un bicchiere di vino e il pranzo pronto "Spero tu abbia fame!" indica la tavola.

L'Allieva - Ricordati che ti amoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora