Capitolo 1.

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-Il viaggio-

Sono le 10.00 in punto e Rebecca non è ancora arrivata. 

L'aereo parte alle undici e dobbiamo essere all'aereoporto almeno mezz'ora prima. Non posso credere che non arriva in orario neanche il giorno in cui i nostri piani stanno per realizzarsi. Programmiamo questo giorno da quattro anni ormai, e adesso siamo pronte per l'Irlanda. Siamo pronte ad iniziare una nuova vita, trovare un lavoro e un posto stabile. Avere nuovi amici e fare buone conoscenze. Londra non fa per noi. C'è troppo caos qui, troppe persone e troppi pettegolezzi. Andremo a vivere a Doolin, precisamente. Un paesino vicino Dublino. Non abbiamo ancora un'appartamento o un posto dove stare, ma la prima settimana ci ospiterà un caro amico dei genitori di Rebecca, Travis. Travis Elgort. Io non lo conosco ancora, ma Rebecca mi ha parlato bene di lui. Ha un figlio, credo che si chiami Ansel. Da dire che l'ultima volta che la famiglia Elgort ha visto Rebecca è stato almeno due o tre anni fa. In ogni caso, spero sia una buona famiglia. Ansel ci farà visitare l'università di Ennis, un paese vicino Doolin. Sarà la nostra nuova scuola, credo. 

Rebecca è un anno più grande di me. E' mia cugina. La sorella di mio padre è sua madre, per questo non abbiamo lo stesso cognome. Abbiamo sempre avuto questa grande attrazione verso l'Irlanda, in un certo senso. E adesso stiamo per andarci, con solo due valigie e una macchina fotografica. Non abbiamo nulla da rimpiangere qui a Londra. Non abbiamo mai avuto dei veri e propri amici su cui contare. Ci siamo sempre aiutate fra di noi e siamo pronte a crearci una nuova vita insieme.

Dopo almeno dieci minuti di attesa ecco Rebecca, con la sua valigia blu e il suo cerchietto bianco in testa. E' sempre stata una delle ragazze più semplici che io abbia mai conosciuto. Non è stravagante e non le piacciono le cose esagerate come piercing e tatuaggi, ma ha sempre avuto buoni gusti e stile nel vestiario. Per questo 'grande giorno' indossa una gonna bordeaux a vita alta e una canotta bianca sotto, il tutto completato con le sue vans nere appena comprate. I capelli perfettamente piastrati le ricadono sulle spalle e un leggero acceno di mascara le ricopre le ciglia. 

'Potevi anche arrivare più tardi, sai?' dico sarcasticamente, prendendo velocemente la mia valigia nera e il cellulare. Io, al contrario di Rebecca, sono leggermente più esagerata nel vestire, se si può definire così, ma resto comunque abbastanza semplice. Oggi ho optato per dei pantaloncini a jeans a vita alta e una maglia bianca con su scritto 'California', abbinato tutto alle mie all star color panna. 

'Sei la ragazza più simpatica che io abbia mai conosciuto, Mily' sorride, anche lei sarcasticamente, voltandosi verso la porta, pronta per uscire un'ultima volta da questa casa. La mia casa, per esattezza. I miei genitori sono andati a lavoro presto stamattina, e io sono stata costretta a svegliarmi al loro stesso orario. Mia madre ha pianto, come se non mi avesse mai più rivista, mentre mio padre si è limitato a dirmi uno dei suoi 'sta attenta' e a darmi un bacio in fronte. 

'Mi chiamo Emily, non Mily' la correggo, raggiungendola verso la porta d'entrata. Mi ha sempre dato questo strano soprannome, fin da quando eravamo piccole. L'ho sempre odiato, non so precisamente il motivo, ma l'ho sempre odiato e continuo ad odiarlo, solo che adesso, ci ho fatto l'abitudine. La sento ridacchiare mentre chiude la porta dietro di noi e ci dirigiamo verso l'ascensore. Entriamo e velocemente arriviamo al piano terra. 

In meno di quindici minuti siamo all'aereoporto, pronte per circa un'ora di volo per arrivare a Dublino, e poi altre tre ore di viaggio in auto per arrivare a Doolin. Secondo i miei calcoli, dovremmo essere a casa Elgort per le 15.00, bene.

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