Bravi Ragazzi [Sfera Ebbasta]

Prologo

5 anni prima

«Ci hai mai pensato?» spezzo il silenzio che si era creato nella stanza.
Io e Gionata siamo in camera sua a fumare, a parlare, o in silenzio, a fare qualunque cosa, basta che siamo insieme.
Continuo a fissare il soffitto bianco, l'unico muro rimasto immacolato, tranne per l'umidità da condensa che ha macchiato gli angoli delle pareti.
Sento Gionata, al mio fianco, fare un lungo tiro alla canna che ha girato prima «a cosa?» il fumo che gli esce dalle labbra sale verso il soffitto.
Mi giro a guardarlo, ha gli occhi un po' rossi per l'erba.
«A scappare» mi passa lo spinello tra le mani «a ricominciare tutto, in qualsiasi posto, ma non qui» aspiro un po'.
Il sapore dolciastro dell'erba mi riempie la bocca, fino in gola, fino ai polmoni che bruciano.
Gionata afferra la canna e se la porta alle labbra, poi si gira su un fianco e torna a guardarmi negli occhi.
«Sempre» mi sposta una ciocca dei miei capelli dal viso «ma non posso».
«Possiamo, ma non vogliamo» ormai dell'erba non è rimasto più niente, così si alza per spegnerla e buttarla nel posacenere.
Il materasso si abbassa un po' sotto il suo peso «è l'unica realtà che conosciamo» gli dico mentre mi circonda le braccia.
«Non ti lascerò passare tutta la vita qui Nora» posa il mento sulla mia testa.
«Me lo prometti Giona?» lo stringo di più a me.
«Te lo prometto ohana» mi bacia affettuosamente la testa «e ricorda, ohana significa famiglia, e famiglia significa che nessuno viene abbandonato o dimenticato» recitiamo insieme.
«Vai proprio matto per Lilo & Stitch» lo prendo in giro.
«Ma senti chi parla» comincia a farmi il solletico ai fianchi e, dopo averlo pregato un milione di volte, la smette.
Lo trovo che mi guarda intensamente negli occhi, l'effetto dell'erba deve averci intontito più del solito.
«Giona?» è così vicino al mio viso.
«Si?» abbassa lo sguardo sulle mie labbra, cavolo, doveva essere proprio forte quella roba.
«Tu non hai fame?»
Lui spalanca gli occhi, sorpreso, e sembra riprendersi dalla trans di prima «cazzo, si! Andiamo a mangiare Lilo».