The bad boy's love

•Capitolo 27•

Andrew.
Quando tra la folla riconobbi Roy, mi accigliai nel notare che era solo. Appoggiato al muro, si stava bevendo una birra.

Mi avvicinai."Dove sono gli altri?" Chiesi, prima di essere onesto e domandare:"Dov'è Kimberly?"

Doveva per forza essere con Jase e Savannah, ma non c'era traccia nemmeno di loro.

Quando lui alzò lo sguardo vacuo compresi che era ubriaco. Gli diedi due schiaffi sulla guancia."Ehi, ti senti bene?" Avvicinai il mio viso al suo, così da guardarlo negli occhi. Aveva un aspetto orribile e il viso esageratamente pallido. Sembrava morto.

"Non lo so dov'è..."Biascicò ridendo piano. Lasciò ricadere la testa contro il muro, l'espressione sofferente."Era qui, con me." Il suo tono di voce disperato mi fece male. Un male da morire. Non mi importava se provava qualcosa per Kimberly. Lui era mio fratello. Il fratello che non avevo mai avuto, insieme a Jason. All'inizio ce l'avevo a morte con lui. Insomma, le piaceva la mia Kimmy. Soltanto dopo ci ho riflettuto. Come era possibile non amare Kimberly? Lei era tutto. Tutto ciò che di meraviglioso c'era al mondo. Kimberly era grazia, gentilezza, innocenza, bontà...Tutte qualità che io non avevo. Lei era tutto per me. Avrei dato la mia vita per lei. Senza esitare nemmeno un secondo. Tutto quello che mi importava era che stesse bene. A volte avevo la sensazione che non fossero i polmoni a tenermi in vita, ma lei. Per questo dovevo trovarla, prima che mi venisse un colpo.

"Torno appena la ritrovo, d'accordo?" Gli dissi, dolorosamente consapevole che il suo malessere, quello che lo aveva portato a ridursi in quel modo non dipendesse dal semplice caso. Roy non era un tipo che beveva molto alle feste. Quello ero io. E vederlo ridursi come me mi feriva in una maniera che neanche credevo possibile. Sapevo che questa situazione lo stava distruggendo, non importava quanto cercasse di nasconderlo. Io lo vedevo. E soffrivo per lui. Ogni dannatissimo giorno. E sapevo anche che era proprio questa la ragione per la quale mi ero concentrato tanto sull'avercela con lui. Preferivo odorarlo perché ero un egoista e volevo proteggere me stesso dal dolore. Dal dolore atroce della paura di perdere un fratello.

Lasciando andare un sospiro, il petto stretto in una dolorosa morsa, mi misi in piedi e continuai a cercarla. Controllai ovunque, fino a quando non mi ritrovai in cucina. Appena vidi quel ragazzo che Kimberly sembrava adorare tanto, quello con i capelli rosso fuoco gli chiesi se sapeva dove fosse. Doveva pur essere da qualche parte.

"Ha detto di dirti che andava di sopra."Rispose, stringendosi nelle spalle. Alle sue parole mi allarmai immediatamente. Perché sarebbe dovuta andare di sopra? Eravamo appena arrivati e aveva fatto pipì prima che uscissimo...

Mi abbassai su di lui, stringendogli una spalla con decisione:"Era da sola?" Domandai, il cuore in gola. Non sapevo bene la ragione, ma c'era qualcosa che non mi tornava.

Il tizio che credevo si chiamasse Finn annuì lentamente, lo sguardo sveglio e acuto."Sì, ho pensato che dovesse andare in ba..."

Non gli lasciai concludere la frase. Mi voltai e con il cuore che mi pulsava nelle orecchie spinsi chiunque si metteva tra me e le scale come un bulldog. Ignorai le lamentele o le ragazze che mi chiamarono. Corsi e basta. Una volta giunto al piano di sopra, scattai con la testa da una parte all'altra."Kimberly?" Gridai sperando che mi rispondesse. Aspettai qualche istante. Niente.

Cominciai ad agitarmi e sudare. Mi presi la testa tra le mani. Pensa, Andrew. Pensa. Possibile che fosse con Savannah e Jason? Ma se così non fosse stato? Dove diavolo era? Senza indugiare un secondo di più, mi precipitai sulla prima porta alla mia destra. Fanculo la calma. Cominciai a tempestarla di pugni, gridando il suo nome.

"Sullivan?" Disse una voce bassa e femminile al mio fianco.

Quando mi voltai sapevo di dovere avere l'espressione stravolta, ma quando la ragazza mora indietreggiò di colpo mi chiesi quanto potessi sembrare spaventoso.