Trai stretti sedili dell'autobus le stava salendo il nervoso. Con lecuffie nelle orecchie cercava di coprire i rumori della strada eguardava fuori dalla finestra, le gocce che si rincorrevano.Detestava le persone: ingombranti, rumorose, maleodoranti e l'autobusa quell'ora del mattino non si risparmiava affatto. L'uomo seduto afianco a lei teneva le gambe larghe e, seppur notando il suofastidio, la ignorava bellamente. Mai fu viaggio per l'universitàpiù irritante. La sua facoltà era tra l'altro isolata, insieme adun'altra, lontano da tutti e da tutto. Il mondo era altrove. Quelmattino a Bologna si respirava un'aria pesante, non che i gas discarico delle automobili aiutassero molto, ma si trattava di un'ariaintimamente pesante. Era tra le persone che camminavano, frenetiche,senza guardare avanti, gli autisti spazientiti, i turisti che non sifermavano a porta Galliera. La fermata della piccola linea che usavaper andare in facoltà era colma di gente, anche loro dai voltipesanti. Si rese conto di non essere molto diversa da loro quellamattina, aveva poca pazienza e molto nervosismo addosso. Il cielo eradi un grigio grumoso, come se stesse per piovere. Voleva distrarsicon il cellulare, quindi passò a controllare le notifiche e isocial. Un messaggio su Whatsapp, Liko! "Buongiollo sfigata,come te la passi senza di me?". Era inutile, Liko nonabbandonava il suo linguaggio ridicolo, usava spesso terminiinfantili e inusuali, parole immaginarie, sostantivi come verbi everbi come sostantivi. Jillian alzò lo sguardo sorridente, vedendola propria immagine riflessa sulla navetta appena arrivata: i suoiocchiali hipster, che le davano un'aria molto intellettuale e ilcappuccio rosso, di lana intonato con la sciarpa rossa e la giaccanera, lunga fino alle ginocchia, stretta in vita. Aveva i capellibiondi disordinati davanti al volto e gli occhi scuri che risaltavanosulla sua carnagione chiara.
Maquel giorno qualcosa non andava, si sentiva nell'aria.
All'universitàil cielo sembrava più gravoso e la strada in salita più ripida. Imessaggi di Liko le tenevano compagnia durante la faticosa camminata:
"ohla mia compagna di stanza è malata, sembra perennemente ubriaca","per me si innietta alcol nelle vene". Jillian per lo piùrideva e rispondeva con battute e insieme a Liko ipotizzavano unaquantità di motivi assurdi come causa della stranezza della compagnadi stanza di Liko. Entrata in aula, Jillian gettò lo zaino in unposto vuoto e scavalcò il banco per sedersi. Nelle orecchie avevaancora gli Script. Salutò i suoi compagni e iniziò a preparare ilquaderno e gli evidenziatori (i suoi innumerevoli ed adoratievidenziatori) per la lezione di fisica. Restò in attesa con ilvolto immerso nel cellulare a chattare con l'amica, finché non siaccorse del ritardo del professore, troppo per uno fissato con lapuntualità.
"Ilmio prof è scappato in Messico" scrisse a Liko.
"Hadei baffi finti?" rispose Liko.
"Nongli servono, lui ha i big money".
Trale due, la mattinata sembrava svolgersi come se effettivamente cifossero entramebe, come se fossero vicine e stessero parlando inveceche chattare.
Ledue erano sempre state molto amiche, sin da quando erano piccole,cresciute insieme e legate come sorelle. Ma ora Liko era a divertirsiin Puglia, con la vacanza insieme alla squadra di pallavolo, nellaquale stava solo da pochi mesi. Jillian era rimasta da sola a Bolognae aspettava il suo ritorno per andare insieme al concerto degliImagine Dragons. Parlavano proprio del concerto, quando un segretarioentrò in aula, chiedendo che gli studenti gli concedessero la loromassima attenzione.
-ilprofessore Boretti non potrà sostenere la lezione oggi, perquestioni di causa maggiore, quindi la vostra lezione è sospesa, miraccomando, solo le sue ore, quelle dopo ci sono ancora-.
Ilprof non dava lezione? Doveva avere un tumore allora, perché quelloandava ad insegnare anche con l'ebola. Sulla sua spalla picchiettòdelicatamente una mano, si voltò, era Robbie, la sua compagnad'università.

YOU ARE READING
The Echo's call: a rising dawn
AdventureQuando le persone iniziarono a morire, lasciando in vita solo i più giovani, il mondo cambiò il suo volto. I sopravvissuti cercarono un modo per tirare avanti, senza i numeri, o i mezzi necessari per sopravvivere. Qual è la causa di tutto? Perché so...