I'm only human

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Se non altro perché un Auschwitz è esistito nessuno dovrebbe parlare di provvidenza

-Primo Levi


🥀

Bakugou aveva visto molti ebrei nella sua vita, soprattutto da quando gli avevano ordinato di "istruirli" ad Auschwitz, ne conosceva di tutte le età e genere, ormai non si scandalizzava più del loro aspetto malandato dovuto alle torture che subivano lì.
Ma non poté non restare a bocca aperta quando vide, all'entrata di un blocco, un uomo sorridere.

'SORRIDE!?' si disse il tedesco a bocca aperta, infondo l'altro era un prigioniero in uno dei più famosi e grandi campi di tortura al mondo, poteva morire da un momento l'altro e sapendo questo lui sorrideva.
Certo, poteva anche essere un pazzo, un malato di mente o che so io, ma la stella di David sull'indumento a righe parlava chiaro.

Bakugou sapeva che era una cosa da pazzi quella che stava per fare e se qualcun'altro l'avesse visto, i suoi colleghi non avrebbero fatto tante storie ad ucciderlo.
Ma lui -con chissà quale ragionamento fuori di testa- si avvicinò all'ebreo e quando gli fu di fronte poté notare i dettagli del suo viso :
Era magro e -anche se era stato "rasato"- c'erano alcune ciocche di capelli neri che gli incorniciavano il viso perlaceo e non-curato.
I suoi occhi erano di un rosso intenso che si abbinava al sangue secco che aveva sul braccio, in più nella mano sana teneva un pezzo di pane -se si poteva ancora chiamare così- di cui le briciole cadevano sui suoi piedi scalzi e doloranti.
Come se non bastasse, uno di questi ultimi era stato fasciato da un pezzo di stoffa del suo vestito che ora aveva una "gamba" più corta dell'altra.
Infine sorrideva mentre disegnava qualcosa a terra.

Quando l'ebreo vide il tedesco sobbalzò mettendosi sull'attenti e facendo cadere il pane, però rimanendo sorridente.
«Come ti chiami?» chiese Bakugou mantenendo il tono duro che usava con tutti, prigionieri e non, anche se l'ultima cosa che voleva fare era spaventarlo e togliergli quel bel sorriso.
Era da molto che non vedeva un sorriso come il suo e non voleva di certo che smettesse di "vivere", soprattutto se per colpa sua.
Pensandoci bene anche i suoi colleghi sorridevano, quando vedevano quei poveri prigionieri uccisi, che sia per un colpo di pistola oppure mentre -a gruppi- i mal capitati venivano portati nelle docce.
Ma il loro non era un sorriso, era più un ghigno di vittoria, un ghigno avido che non poteva piacere a nessuno.
Invece quello dell'ebreo era caldo e accogliente -anche se stonava con la situazione in cui si trovava il suo possessore- un sorriso vero.

«A10573» risposte l'altro con un po' di malinconia nella voce.

Prima di parlare, Bakugou si guardò intorno e -costatando che non ci fosse nessuno- prese per un braccio l'ebreo trascinandolo in un posto più isolato, vicino al filo spinato che si affacciava sul bosco.

«non intendevo quel tipo di nome» il biondo non ne fu sicuro ma vide gli occhi dell'altro accendersi di felicità.
«mi chiamo Kirishima Eijiro...» disse facendo sii che il suo sorriso divenne più marcato «...perché lo vuoi sapere?»
«é la prima volta che vedo qualcuno sorridere in un posto del genere, anche io ho smesso di sorridere appena sono arrivato qui -per quanto poco lo facevo prima-.
Mi hai incuriosito».

E dopo quella frase Kirishima sorrise ancora di più, nessun tedesco gli aveva parlato in quel modo, come se loro fossero due persone dello stesso rango e non un soldato e un suo prigioniero, un tedesco e uno sporco ebreo.
In quel momento erano due persone, due normali esseri umani, solo quello.

«beh, è la prima volta che sento un tedesco parlarmi con tono "normale" e non per impormi ordini.
Io non posso non sorridere, è un po' complicato da spiegare, ma la conosci la leggenda del vaso di Pandora?

L'amore rende liberi |kiribaku/Auschwitz au|CompletataDove le storie prendono vita. Scoprilo ora