La sveglia iniziò a suonare, e Leonidas si svegliò; sbadigliò e si stiracchiò, infine dopo alcuni minuti si alzò dal letto per andare a fare colazione.
Leonidas entrò in cucina barcollando assonnato; aveva tutto il pigiama stropicciato ed i capelli scompigliati, ed assomigliava ad un leone brutalmente strappato dal suo prezioso sonno.
"Ciao." - sorrise Lambda, che se ne stava seduta al tavolo, intenta a sorseggiare una tazza di tè caldo.
"Buongiorno." - rispose Leonidas ricambiando il sorriso ed andando ad abbracciarla, dopodiché i due si diedero un piccolo bacio sulle labbra.
"Hai riposato bene?"
"Sì, era da tanto che non dormivo così."
"Ne sono felice." - ridacchiò dolcemente Lambda.
Seduti l'uno accanto all'altra, i due osservavano la pallida luce del mattino che coi suoi raggi fendeva la stanza: tutto era immobile e nel più completo silenzio, come se il mondo si fosse fermato in quel preciso istante.
"Allora hai deciso, Leo?"
Leonidas chiuse gli occhi ed inspirò profondamente:
"Sì."Lambda gli accarezzò la mano con delicatezza:
"Va tutto bene."
Il giovane si voltò, e la guardò con gli occhi lucidi scuotendo il capo:
"Mi dispiace tanto..." - singhiozzò cercando di trattenere le lacrime - "... ma devo lasciarti andare.""Va tutto bene" - ripeté Lambda - "qualunque cosa farai, io sarò con te."
I due si strinsero forte:
"Mi dispiace" - gemette Leonidas - "non sono riuscito a salvarti...""Non dovevi farlo, era così che doveva andare."
"Non è giusto...!"
"Lo so, e ti chiedo scusa; però sono contenta di averti reso di nuovo felice, anche se per poco tempo."
Leonidas sollevò lo sguardo e sorrise senza allegria, accettando infine quello che era lo stato delle cose:
"Addio per sempre, Lambda."
"Addio."
A quel punto, tutto attorno a Leonidas si dissolse, lasciandolo in uno spazio infinito e privo di forma, eccezion fatta per la sedia su cui ancora poggiava: attorno al suo corpo era infine ricomparsa la sua pelle dorata, l'armatura del leone.
Dinnanzi a lui, si ergeva Ian, ma con indosso non i paramenti del re degli inferi, bensì le sue originali vestigia dorate della costellazione di Virgo.
"Anni fa" - prese parola Ian - "ho conosciuto un cavaliere dal cosmo luminoso ma incerto, che aveva paura di amare, e che in fondo pensava di non essere capace di farlo; era nato, dicevano, sotto una stella infausta, e fin dal primo vagito era sempre stato accompagnato da una solitudine incolmabile nel suo animo.
Per questo motivo a volte appariva freddo e distaccato, ma la verità è che si preoccupava costantemente per gli altri, tanto da farsi carico più di tutti della sofferenza altrui anche quando la sua era già insopportabile. Ha mostrato la luce ad un cieco, quando nel suo cuore ce ne era a malapena per sé, e ha fatto vedere al mondo cose straordinarie, guadagnandosi il titolo di iconoclasta."
Leonidas si alzò in piedi, al ché anche la sedia sotto di lui si dissolse nel nulla:
"Pensavo che il mio unico proposito fosse soltanto quello di combattere battaglia dopo battaglia, ormai: tu mi hai mostrato che poteva esserci altro."
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L-Iconoclast 6: Life on Mars?
FanfictionNon sono solito fare premesse per le mie opere, ma in questo le ritengo doverose: questo è per me un esperimento, e vi chiedo scusa perché in certi punti di questa storia sui Cavalieri dello Zodiaco si sente davvero poco di "Zodiacale". Spero comunq...