Capitolo 38

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CHLOE

Questo giorno sarebbe arrivato, prima o poi. L'emozione è totalmente inaspettata, un batticuore e un senso di nausea che mi fanno ripensare a quando affrontavo i miei esami universitari, con il terrore di non essere abbastanza preparata per rispondere alle domande di un docente.

Ma con una madre non si può sostenere un esame, no? Piuttosto una chiacchierata che, nel nostro caso, ci trasciniamo entrambe da troppo tempo. Parole sospese, intimi dolori, delusioni sepolte sotto strati di indifferenza e poi silenzi intervallati da questioni irrisolte.

Lady Mary Anne, mia madre, siede in un tavolo della caffetteria che ha scelto, un Roof Top Bar in cui so si sentirà a suo agio. Abbigliata in maniera meno formale di quanto mi aspettassi, solleva la testa e incrocia il mio sguardo. Indossa un maglioncino a collo alto color cipria che fa pendant con le poltroncine in pelle viola. Si alza in piedi per accogliere il mio arrivo mostrandomi il resto della mise: un pantalone a palazzo nero che scende a pennello sulla figura magra e slanciata da un paio di decolleté dal tacco a spillo.

«Ciao, Chloe» dice soffermandosi con cura sul mio nome, Chloe, io per lei non sono mai stata Chloe, ma Chloe Elizabeth o Elizabeth e basta.

Allunga la mano sulla mia e mi sembra un gesto talmente intimo e confidenziale da far liquefare qualcosa dentro di me. Improvvisamente sento di aver fatto la scelta giusta, invitare mia madre per un aperitivo e una chiacchierata, che prenderà le sembianze di una grande, emozionante confessione, è senza dubbio il modo migliore per ricominciare a trattarci con rispetto.

«Mamma» pronuncio sottovoce allentando le labbra in un sorriso rigurgitante di speranza.

Ci sediamo, un istante di distacco e poi ristabiliamo il contatto visivo. Io e lei, come se dentro questo locale ci fossimo solo noi e il suggestivo panorama di Londra che, vista dall'alto, sembra una distesa di lucciole colorate.

«Io... depongo l'ascia di guerra, mamma» proferisco spostando lo sguardo verso la vetrata oltre la quale si staglia il cielo cobalto e le sue sfumature all'imbrunire.

«Non voglio più la guerra, non voglio più indifferenza, dispetti e provocazioni. Vorrei semplicemente una madre, e io desidero essere una figlia.» Il mio è un sussurro soffocato dal nodo che si è formato in gola, è come se tutte le emozioni represse in questi lunghi e tormentati anni si stessero ribellando dentro di me e scalciassero, pur di uscire fuori e mostrarsi al mondo.

Mi sento un cristallo troppo fragile per poter sopportare un'altra delusione o l'ennesimo rifiuto.

«Sono in terapia da un analista da diverso tempo, mi ha aiutata molto, tirando fuori cose che non ricordavo neppure più di aver passato. Ma la terapia più grande, mamma, è stato sfiorare la morte. Nel limbo in cui mi trovavo imprigionata, quando ero in coma, c'eri tu. Io e te in un tira e molla tra sopravvivenza e dipartita. Mi sono aggrappata a te per tornare indietro e per quanto io ti abbia odiata anche al mio risveglio, è successo qualcosa che ha sovvertito le regole. A un certo punto ti ho vista per ciò che sei: una donna con un passato probabilmente complicato, una madre che ha perso un figlio, una moglie che per qualche motivo ha continuato a ricoprire il suo ruolo pur non amando più suo marito. Una persona che, dopotutto, ha bisogno di una seconda possibilità, come tutti a questo mondo.»

Gli occhi di Lady Mary Anne brillano, c'è un luccichio nelle sue iridi verdi che mi fa pensare a una commozione. Un sorriso si staglia sul viso smunto, porta dietro l'orecchio una ciocca di capelli biondi e inizia a parlare: «Sono stata molto fortunata, Chloe. Nella mia vita ci sono state salite e discese, ma tutto sommato, posso dire di aver avuto tanto. Lo scotto da pagare è stata la perdita di un figlio, l'accettazione di un amore giunto a capolinea, la consapevolezza di avere una figlia che non mi somigliasse per niente. Tu rappresentavi la mia rivincita, la rivincita per tutto ciò a cui ho rinunciato dopo essere rimasta incinta di Matt. Ma tu eri diversa da me, e la malattia di Luke ha finito di inaridirmi. Mi sono allontanata e non si fa, non ci si allontana mai dai propri figli e per questo ti chiedo scusa, Chloe.» Un attimo di pausa, un sospiro profondo per non crollare, poi ricomincia. «La consapevolezza di perderti mi ha fatto riacquistare la vista, ho ricominciato a osservare la mia vita e la tua, e in generale quella della nostra famiglia, come un piccolo miracolo. L'amore può sopravvivere al gelo, alle distanze imposte, ai silenzi forzati e alle incomprensioni.»

«Vorrei che tu mi guardassi come guardi Matt, come guardavi Luke, come si guarda una figlia, mamma» biascico ormai sull'orlo del pianto.

Lady Mary Anne si alza, viene accanto a me e quello che sento dopo è un abbraccio in cui non ho mai avuto il piacere di perdermi. Un abbraccio che stringe il cuore e avvicina le anime. L'abbraccio di una madre.


Ridammi indietro il cuoreDove le storie prendono vita. Scoprilo ora