I FIORI DEL PECCATO

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Prologo

Cosa portasse un uomo affermato e sposato a richiedere la protezione di una ballerina, questo lo sapevano tutti. Non era di certo carità, voler essere un buon cristiano o espiare un peccato ma era il desiderio di commetterne altri e di incatenare all’inferno un corpo giovane.

Iosif non riusciva a stare fermo, gesticolava come un italiano ammattito mentre Ivan cercava di tranquillizzarlo posando semplicemente una mano sulla sua spalla e parlando dei traffici commerciali del figlio maggiore, Elisey. Cose che a lui non interessavano, voleva solo vedere la giovane figlia appena rientrata da anni di rigidi insegnamenti per diventare la fanciulla che era oggi. Il colonnello non l’aveva notata dal principio nelle file di ragazze che si muovevano aggraziate sulle punte tra una nota e l’altra eppure aveva scelto lei come sua protetta. Si era presentato una settimana prima a casa Petrovich sperando di incontrarla subito, di rubarle qualche parola ma la madre, una vecchia artista decisamente più furba del marito, gli aveva vietato la cosa e imposto di tornare la sera del 5 Maggio.

Ed ora era in quella casa, agitato come un ragazzino mentre aspettava il fatidico incontro sperando che non lo rifiutasse.

Ma poteva farlo? Sperava di no sebbene sapesse che il suo non era l’aspetto di uno Zar e che poteva offrire poco o nulla. Di certo però molto di più di quello che poteva darle il padre, un uomo a detta delle pettegole di Pietroburgo tra i più sperperoni della città.

Iosif cercò di sorridere e scoprì una fila di denti ingialliti dal sigaro che un suo parente europeo gli aveva portato qualche giorno fa, se avesse saputo prima di questo effetto collaterale di certo avrebbe cercato un modo diverso per rendere più piacevole l’attesa.

Come dire ad Ivan che non gli importava del suo Elisey? E a chi importava in fondo? Da quello che aveva sentito aveva preso il brutto vizio del padre di buttare il denaro in imprese destinate al fallimento e da quanto aveva capito era da almeno un anno a poltrire a Parigi, ospite di un rampollo di una ricca famiglia francese che cercava a modo suo di superare la crisi adolescenziale. Guardò l’orologio da taschino, erano già le otto e di Marja nessuna traccia. Che fosse stato solo un miraggio? Che Marja Ivanova Petrovicha non fosse mai esistita? Eppure gli era sembrata così reale quando l’aveva intravista passeggiare vicino alla Neva due giorni prima.

Marja entrò nella grande sala da pranzo, bella più della madre e di sua moglie lo lasciava non poco imbambolato mentre cercava di ricordarsi quello che doveva fare. Lei gli porse la mano, un gesto gentile tradito dalla confusione dello suo sguardo. Lo stava giudicando, soppesando come una donna sa fare e per questo distolse gli occhi preferendo affondare le labbra ispide per i baffi nella sua piccola mano. Ci aveva visto bene la sera del debutto nonostante la lontananza, Marja non era solo una giovane dalla bellezza ancora ingenua ma era gracile come lo stelo di un fiore.

Si sedettero uno di fronte all’altro e insieme alla prima portata iniziò anche il discorso. Iosif parlava del suo ruolo, della sua casa, riuscendo ad annoiare la giovane Marja che tra una forchettata e l’altra cercava di trattenere gli sbuffi. Si sforzava di annuire, di emettere dei leggeri “Mh, mh” che l’uomo prendeva come buon segno e che lo spingevano a continuare. E più Iosif muoveva le labbra sottili , più lei si perdeva nei suoi pensieri lasciandosi trasportare da ragionamenti creatosi dai pregiudizi di ferventi religiose.

Era infatti opinione comune che il peccato stesse in seno alle passioni poiché solo chi aveva un'anima tormentata di domande, dubbi o sentimenti veniva indotto a peccare a perseguire quei vizi in cui solo le persone 'vive' cadevano. Gli animi passionali venivano di fatto ricordati per questo. Pietroburgo non era di fatti stata costruita da un ordine peccaminoso? Non aveva Pëtr Alekseevič Romanov  perseguito l'omicidio obbligando gente senza volto a perire per innalzare la capitale verso l'alto? E chi c'era di più passionale di un artista? La loro anima era promessa dalla loro nascita all'inferno e il loro destino già scritto. Per cui perché lei, Marja Ivanova Petrovicha, avrebbe dovuto preoccuparsi per il suo spirito o delle parole di donne probabilmente tradite? Perché non avrebbe dovuto abbracciare la strada del peccato e perdersi del tutto? E non era solo un'artista ma anche una ballerina che per perseguire la sua carriera e avanzare di fila in fila fino al titolo di 'prima ballerina' avrebbe dovuto lasciarsi andare alla lussuria. Ed era disposta a fare questo e altro, persino danzare con Satana stesso.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Sep 03, 2014 ⏰

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