Era sera. Una sera di quelle fredde, che ti investono con la loro tristezza, col loro grigio.
"Ora basta! Scendi, o ti farò scendere io! Con le buone o con le cattive, signorina!" La voce cauta ma autoritaria di mio padre mi chiama. Questa è la quinta volta.
Fermo le mie dita sulla tastiera, dove fino a pochi secondi fa, svolazzavano verso l'alto e il basso. Amo scrivere, sin da piccola e spero che questo amore diventi man mano intramontabile.
La cena mi aspetta, e prima che una voce familiare mi richiami, mi affretto scendendo le scale.
Quando apro la porta di vetro della grande cucina, trovo mia madre che corre veloce dai fornelli al frigo. Mia madre si chiama Hazel. È Canadese, e sinceramente non so come si sia trovata in questo schifo di posto, che porta un nome orribile quanto la città, Belfast.
Verso la destra, trovo mio padre, Jonan che con la sua voce bassa ordina: "Aiuta tua madre, non vedi quanto sia indaffarata?" mio padre è il solito tipo tranquillo ma insopportabile. Non ha mai mosso un dito per la mamma, ma nonostante i tantissimi difetti si amano molto entrambi, per questo li ammiro.
Alzo gli occhi al cielo e mi dirigo verso i cassettoni che affiancano il frigo, lì mettiamo i piatti e i bicchieri con le tovaglie. Ne tiro fuori una di un verde pallido, odio questa tovaglia. Sgombero pigramente il tavolo e ci adeguo la tovaglia verde. Non ho mai amato fare i servizi di casa, o cucinare o fare la spesa. Sono del tutto pigra, io amo solo scrivere e poltrire sul mio letto. Vi chiederete come faccia con la routine che una sedicenne di solito ha, una routine molto vivace sicuramente, ma io non ce l'ho, anzi non tengo ad averla.
Dalla porta vetrata fa capolino mio fratello Duncan, noi lo chiamiamo con l'orribile diminutivo di Dun, ouch!
Cerca di decifrare il mio volto annoiato ma dalla sua bocca esce solo un mugolio, cazzo quel ragazzo si è svegliato solo adesso? Dio mio.
"Dun... non posso crederci!" urla la voce tenue di mia madre.
Lui alza la mano in modo non curante e mugola un: "Scusa."
Scusa? sono le otto di sera e si è svegliato solo ora! La domenica ti rende ancora più pigro in casa Hood.
La cena è finalmente pronta, e ci sediamo tutti in cerchio nella piccola tavola ora verde pallido, composta da sole quattro sedie, per quattro componenti alquanto affamati.
I pasti si consumano velocemente e in silenzio, se non per il ronzio del Telegiornale serale riprodotto al grande schermo della nostra TV.
Sento che è successo qualcosa, chiedo.
"Cos'è tutto questo silenzio, ragazzi?"
Ugh. Ragazzi. Parola azzardata, mia madre e mio padre hanno quarantacinque e quarantotto anni e mio fratello ne ha appena ventidue. Io sono la ragazza qui, mi vanto decisamente troppo. Ma il sarcasmo ci vuole sempre.
Mia madre si rivolta sulla sedia e si sposta in modo elegante i capelli ramati ridotti in sottili fili, dietro l'orecchio.
"La zia Margaret è morta questo pomeriggio, alle sei." Sbotta.
Oh mio dio. Stiamo parlando della vivace amante dei viaggi zia Margaret? Margaret Hood? Morta? no.
Lascio cadere le mie posate sulla porcellana bianca del piatto. La mia bocca assume una forma ad "O" e i miei occhi sono spenti improvvisamente, amavo quella donna, era l'unica nella mia noiosa famiglia a cui volessi assomigliare ed ora è morta? Ma come?
"Come..." Riesco a dire, merda è una perdita davvero importante.
"Un'attacco cardiaco.. è stato.. istantaneo." Mio padre riesce a dire, improvvisamente tutta la mia attenzione è su di lui che non si scompone per sentire il telegiornale, per non distrarsi. Era sua sorella maggiore, la sua unica e amata sorella. Ed ora è morta. Non so come, ma comprendo il suo dolore.
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Warning.
Teen FictionWarning, attenzione. Questa Fan Fiction è una come tante o una davvero diversa. Grace ha appena ricevuto un'orribile notizia, la sua amata zia Margaret è morta per via di un'improvviso attacco cardiaco. La famiglia accetta l'invito dello zio al fune...