Volo L0V3

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-Buona sera e benvenuto a bordo. Le auguriamo un buon volo- lo salutò la hostess restituendogli il biglietto.
Nico borbottò un ringraziamento e si avviò cupo lungo il corridoio. La sola idea di passare 10 ore su quell'aereo gli faceva venire voglia di tornarsene a casa dai suoi videogiochi, ma aveva promesso a Hazel di andare a trovarla e voleva troppo bene alla sua sorellina per darsela a gambe così.
Sistemò il bagaglio a mano e si sedette al suo posto, nel sedile che dava sul corridoio accanto a una vecchia coppia di nonnini. Era abbastanza indietro nell'aereo, solo tre file dopo l'ingresso posteriore, così internamente esultò: doveva solo sperare che dietro di lui non si infilasse qualche marmocchio capriccioso perché non vedeva l'ora di mettersi la mascherina e dormire. Odiava i voli notturni.
Purtroppo, poco dopo, Nico ne fu certo: la fortuna non doveva essere dalla sua. Infatti, i restanti posti al fondo vennero tutti occupati da un numeroso gruppo di donne scalpitanti in viaggio per un addio al nubilato.
All'inizio gli sembrarono donne normali, "innocue" e pensò che non gli avrebbero dato tanti problemi. Ma poi dovette racimolare tutta la sua pazienza quando "lui" fece la sua comparsa: alto, magro, biondo e abbronzato, con un generoso numero di lentiggini sul viso, due occhi azzurro chiaro che spiccavano come fari e la divisa da steward, camicia e pantaloni, bene inamidata.
Cominciarono tutte a strillare come gatte in calore, scambiandosi tra loro commenti e apprezzamenti. Subito lo chiamarono da loro con la scusa di farsi aiutare con le valigie e il ragazzo, sorridendo gentilmente, le aiutò tutte.
Nico lo trovò uno degli spettacoli più patetici che avesse mai visto e quasi si dispiacque per il ragazzo.
"Ma com'è forte" continuavano a lodarlo, "È così carino ad aiutarci". Nico grugnì sarcastico, non vedendo il motivo di tutta quella agitazione.
Okay, era un bel ragazzo, come ce n'erano a milioni nel mondo.
Si concentrò sul suo telefono e sulla playlist da scegliere. Solo non poteva immaginare che lo steward avesse sentito quel grugnito ironico di poco prima e che l'avesse immediatamente puntato.
-Grazie mille, lei è molto gentileOh, che sbadata!- esclamò all'improvviso una castana prosperosa, con un vestitino fucsia a dir poco volgare, facendo finta di inciampare e cadendo addosso al biondo.
-Ehm, non si preoccupi- rispose lo steward facendo finta di niente e continuando a sorridere. Lei si rimise in piedi e si lanciò una lunga ciocca di capelli dietro alle spalle.
-Però... Forte oltre che gentile. Gli altri suoi compagni steward sono tutto così fantastici?- e sfoggiò un sorriso talmente falso che a Nico venne da ridere.
-In realtà, signora...-
-Signorina-
-Signorina. Su questo volo sarò l'unico steward...-
-Oh, che peccato. Io odio condividere-
-...ma le posso assicurare che le mie colleghe sono altrettanto fantastiche-
-Ma mai quanto l'originale-
Nico ridacchiò sotto i baffi, stavolta un po' troppo forte. La castana subito lo fulminò ma lo steward non gli disse nulla.
-Ora si metta a sedere, per favore, potrebbe intralciare gli altri passeggeri che stanno ancora salendo-
-Subito- esclamò lei recuperando la sua compostezza.
Con grande dispiacere di Nico, la gatta morta si andò a sedere proprio nella fila accanto alla sua, proprio nel posto sul corridoio. Neanche lei ne sembrò molto felice.
Intanto lo steward si allontanò verso la cabina sul retro dell'aereo, dicendo qualcosa a una collega. Subito, le amiche della castana ne approfittarono e si sporsero tutte verso di lei ridacchiando e parlottando.
-Oh my God, Drew, sei stata così geniale!-
-Com'erano i suoi pettorali? Sembra un po' magrolino-
-Quanto avrei voluto esserci io al tuo posto-
-Ricordati però che tra un mese ti devi sposare-
-Ragazze, avreste dovuto sentire- esclamò l'interessata con un sorrisetto compiaciuto. -Potrà sembrare un po' secco ma vi assicuro che ha degli avambracci forniti. E comunque, il matrimonio è tra un mese e questo è il mio addio al nubilato: se non mi diverto ora, quando lo farò di nuovo?-
Un'ondata di gridolini e risatine riempì il fondo dell'aereo e aumentò di volume quando poi lo steward ripassò per andare ad aiutare un'anziana signora.
A Nico venne voglia di vomitare per la superficialità mostrata da quelle donne.
Lui, d'altro canto, non avrebbe mai potuto fare lo steward, col caratteraccio che si ritrovava: se le passeggere erano tutte così, sarebbe presto stato licenziato per "omicidio sul posto di lavoro".
Si rassegnò a un viaggio infernale e tornò alla sua musica, distraendosi poi con un gioco sul telefono. Ma non passò molto tempo che le ragazze attirassero di nuovo l'attenzione del giovane steward, stavolta per chiedergli di poter ordinare da bere.
-Signorine, in genere prima aspettiamo che l'aereo decolli e si stabilizzi in quota. Solo allora passeremo col carrello e potrete ordinare tutto quello che volete-
-Tutto tutto?- chiese sempre la stessa castana. -Potrei anche chiedere il tuo numero?- azzardò mettendo bene in mostra il seno procace.
Nico sbuffò esterrefatto, forse un po' troppo rumorosamente perché la donna lo fulminò un'altra volta.
-Beh signorina, questo è un paese libero e lei può chiedere quello che vuole. Ma deve sapere che non ci è permesso... Fraternizzare troppo coi passeggeri- rispose lo steward sempre con lo stesso sorriso gentile mentre la ragazza gli accarezzava il braccio.
Lei allora sbatté le ciglia finte e si mordicchiò il labbro sensuale.
-Vedremo- rispose sicura di sé per poi girarsi a parlare con l'amica.
Nico stava per tornare a farsi i fatto suoi e infilarsi gli auricolari quando un paio di occhi azzurri entrarono nel suo campo visivo.
-Le serve per caso qualcosa?- gli chiese gentilmente il giovane steward. -Tipo una caramella per la gola o un bicchiere d'acqua? Prima l'ho sentita diverse volte tossire o fare versi strani- Le ragazze alle sue spalle ghignarono malefiche e si scambiarono gomitate. Soprattutto quella Drew, era la più compiaciuta di tutte.
Nico sbuffò riportando lo sguardo sul cellulare.
-No grazie, sto apposto. Sono solo allergico alle oche- rispose monocorde beccandosi parecchie occhiatacce femminili.
Solo che lo steward lo sorprese e non reagì come si era immaginato. Gli propose un sorrisetto sghembo, come se si stesse trattenendo dal ridere, e inclinò leggermente la testa verso di lui.
-Già, anche io- gli sussurrò in maniera tale che sentisse solo lui, prima di allontanarsi ancora per fare il suo lavoro.
Nico rimase decisamente esterrefatto e ogni possibile risposta gli morì in gola.
La castana vicino a lui rise velenosa portandosi teatralmente una mano al petto.
-Ah, ecco cosa succede a fare i maleducati... E comunque, i bambini non dovrebbero viaggiare accompagnati? O sei così infantile di natura?- commentò senza neanche guardarlo ma Nico non la considerò di striscio. Nella sua mente rianalizzava la cosa.
Quello steward gli aveva davvero dato ragione?
Solo a pensarci gli sembrava impossibile.
Decise di non arrovellarsi troppo il cervello e si infilò le sue cuffiette.
Caricati tutti i passeggeri e chiuse le porte, i motori dell'aereo cominciarono a rollare mentre gli assistenti di volo si sistemarono nel corridoio per fare la trafila sulle norme di sicurezza.
Nico le conosceva ormai a memoria, non era la prima volta che viaggiava in aereo, quindi alzò il volume della musica e li guardò svogliatamente fare i soliti segni col sotto fondo di "Welcome to the jungle".
Il biondo steward era più o meno a metà dell'aereo e Nico non poté fare a meno di studiarlo con occhio critico per capire cosa potesse avere di tanto speciale.
Fu durante la parte riguardante le uscite di sicurezza che il suo sguardo e quello dello steward si incrociano e, sorprendentemente, quello gli fece l'occhiolino accompagnato dallo stesso sorrisetto sghembo di prima.
Involontariamente, il cuore di Nico perse un battito e il ragazzo rimase ancora più spiazzato. Invece, il solito gruppetto cominciò a ridacchiare e Drew lo salutò maliziosamente mandandogli anche un bacio, ignara del fatto che quel gesto non fosse diretto a lei.
Nico sbuffò ancora e sprofondò di più nella poltrona, cercando di non pensarci e convincendosi che quello fosse tutto una specie scherzo.
Insomma, lui era troppo magro, troppo basso, si era vestito come se si fosse appena svegliato, coi suoi soliti jeans neri e la felpa larga grigia dei Gun's and Roses e non si era neanche pettinato la sua massa scura di capelli prima di uscire di casa. La gatta morta lì accanto,invece, non era certo un tripudio di intelligenza ma non si poteva dire che non fosse bella.
Quindi, perché mai un ragazzo qualsiasi avrebbe dovuto preferire lui a lei?
Non gli sembrava gay (e, in genere, ci azzeccava) ma, anche fosse stato Bi, perché mai avrebbe preferito lui a lei?
Quel filone di pensieri presto si interruppe perché il giovane steward era di nuovo accanto a lui e gli sorrideva gentile dicendo qualcosa che non poteva sentire.
Svogliatamente si tolse le cuffiette e lo guardò con aria stanca.
-Scusa, hai detto qualcosa?-
-Ho solo detto che, se hai bisogno, di chiedermi pure tanto sarò reperibile per tutta la durata del volo-
-Io anche avrei diverse cose da chiedere- s'intromise la castana attirando l'attenzione dei due. -Tanto per cominciare, potremmo sapere il tuo nome, signor steward?-
L'interessato le propinò il solito sorriso gentile prima di rispondere.
-Will- le disse per poi voltarsi verso il moro e allacciare lo sguardo al suo. -Mi chiamo Will- ripeté stavolta con una strana intensità nello sguardo, tale da lasciare Nico senza parole.
Quando poi gli sorrise, il sorriso era vero, gli illuminava il volto e non era certo uno di quei sorrisi di cortesia che probabilmente era sempre costretto a fare.
Quando si allontanò, Nico si accorse di non aver di nuovo risposto alle sue provocazioni, facendo la figura dello stoccafisso.
Grugnì infastidito. Tutta colpa di quello steward, di quei suoi occhi e di quello sguardo. Di quel sorriso e di quel suo modo di inclinare la testa quando lo faceva, smuovendo i riccioli biondi ai lati del volto e... CHE COSA DIAMINE ANDAVA PENSANDO?!
Si riscosse dai quei pensieri, notando poi che la castana lo fissava con cipiglio omicida. Come al solito, se ne fregò altamente, rimettendosi le cuffie e facendo ripartire la canzone.
Però non poté impedire alla propria bocca di sollevare leggermente gli angoli quando ripensò a come gli avesse detto il suo nome e a quando, prima, aveva ammiccato nella sua direzione.
Quel volo si stava prospettando parecchio più interessante di quanto avesse immaginato.

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