Ci ritroviamo di fronte ad un grandissimo istituto, e vengo colpita dalla bellezza di questa scuola. In Italia le scuole erano completamente diverse, e forse è per questo che mi ritrovo immobile con la bocca spalancata incapace di formulare parola. Mi piacciono le cose diverse dal normale.
La porta dell'entrata si trova proprio davanti a me, si tratta di una vetrata più o meno grande, che lascia intravedere un lungo e ampio corridoio con una serie di armadietti blu scuro, disposti uno appresso all'altro, in entrambi i muri, quest'ultimi bianchi, di un bianco che ti sa di nuovo, che quasi ti acceca gli occhi al contrasto con il blu scuro degli armadietti. Mi accorgo di essere ancora immobile fuori nel parcheggio.
«Nuova?»
Un ragazzo moro si avvicina a me.
«Si. È una bella scuola.» i nostri occhi si incontrano per un millesimo di secondo, ma la mia timidezza mi spinge ad abbassare lo sguardo.
«Vieni, ti faccio fare un giro lì dentro.»
Do un'occhiata intorno a me per vedere che fine avesse fatto Liam, lo vedo intento a parlare con una ragazza bionda, alta e magra, che deve sicuramente essere una cheerleader. Non ha neanche messo piede qui dentro che è già stato assalito! Sarà un lungo, lungo anno qui dentro.
Il ragazzo accanto a me mi fa un cenno con la testa come per chiedermi conferma.
«Certo.» sorrido, per poi entrare in quella che sarebbe stata la mia scuola da lì a tre anni.
Mi sento osservata, sento gli sguardi di tutti bruciarmi quasi nella schiena, mentre cammino nel lungo corridoio. Parte degli sguardi è dovuta sicuramente alla maglietta che indosso. È una maglietta dell'Italia, che avevo comprato in occasione dei mondiali, che purtroppo abbiamo perso. Devo ammettere che mi manca la mia terra, anche se adoro stare qui in Inghilterra.
«Lì c'è la segreteria della scuola, dopo dovrai passarci per sapere il numero del tuo armadietto» mi indica una porta blu alla nostra sinistra «mentre quello è l'ufficio del preside. Ti consiglio di non cacciarti nei guai, il preside è sempre nervoso, e poi chi lo sente a quello!» continua il ragazzo, alzando gli occhi color cioccolato fondente al cielo alle ultime parole.
Ridiamo, continuando la sua 'guida'.
Sembra un tipo molto calmo, ma simpatico.
La fine del corridoio conduce ad una porta d'acciaio a due ante, che dovrebbe essere la palestra. Do un'occhiata all'interno dalla finestrella della porta. Noto che è abbastanza attrezzata. Al centro della grande stanza, è montata una rete per la pallavolo. Ai lati paralleli alla lunghezza della rete ci sono due canestri per il basket. E tutta l'area è circondata da scalinate che credo servano per ospitare le persone durante le partite della scuola.
Vengo distratta dal suono della campanella.
«Ci vediamo dopo.., ehm»
«Sam» rispondo alla sua domanda inespressa.
«Io sono Zayn, a dopo Sam» mi fa l'occhiolino, e si dirige verso la sua classe, vedo tutti gli altri fare la stessa cosa.
Arrivo di fronte a quella che dovrebbe essere la mia classe. Sono in ritardo di cinque minuti, tanto che trovo la porta già chiusa. Busso leggermente, per poi spingere una mano sulla maniglia ed aprire la porta.
«Scusi il ritardo professore, non riuscivo a trovare la classe.» ho tutti gli occhi puntati addosso, sono alquanto imbarazzata. Spero sia comprensibile dato che è il primo giorno del terzo, ma primo anno in questa scuola.
«Lei deve essere la signorina Payne, mancava solo lei all'appello, si sieda dove vuole.»
Noto in fondo all'aula un posto libero, così corro a sedermi, vicino ad una ragazza, che sembra non poco sorpresa di avermi accanto.
Il professore, che ho scoperto chiamarsi Serj Dankian, sta già spiegando la sua prima di tante noiose lezioni, in classe nessuno sembra essere attento.
«Interessante» mi rivolgo alla mia compagna di banco, provando un pó a rompere il ghiaccio. Lei si limita a sorridere leggermente ed abbassare lo sguardo, imbarazzata. Poco taciturna, direi.
Con mia grande sorpresa, sono già passate veloci tre ore, così vado in mensa a mettere qualcosa sotto i denti. Accompagnata dalla 'ragazza muta'.
«Tu.. non mangi?»
La ragazza mi risponde semplicemente muovendo la testa in segno negativo.
«Cos'è, ti hanno rubato la lingua?» dico con sarcasmo.
Sorride. Okay, è una tipa di poche parole, questo credo di averlo capito.
«Come ti chiami?» questa volta non può limitarsi a sorridere. Non ne sono certa, ma credo stesse per aprir bocca, quando mio fratello Liam mi abbraccia da dietro dicendo «Ehi, sorellona!»
Si stacca da me per poi sedermisi accanto. "Sempre nei momenti meno opportuni tu eh" penso tra me e me. Liam guarda per qualche secondo la ragazza di fronte a me, poi le allunga la mano per presentarsi. «Ehm, piacere, Liam»
Indovinate cosa? Lei sorride e abbassa lo sguardo, questa volta arrossendo tremendamente. Mio fratello abbassa la mano guardandomi con uno sguardo interrogativo.
«Lascia stare» rido «come sta andando il primo giorno?»
«Bene» lo vedo sorridere, distratto, ma non guarda me. Seguo il suo sguardo, arrivando ad una ragazza che gli sorride di riflesso.
«Ehi, ehi, facciamo già conquiste?»
Liam mi fulmina con lo sguardo, mi da un leggero bacio sulla guancia e cammina verso un gruppetto di ragazzi. Sono contenta che stia già facendo amicizia. Anch'io vorrei, se solo qualcuno qui avesse intenzione di parlare, penso dando un'occhiata alla ragazza di fronte a me.
«Bene, ragazzi, per la prossima volta voglio una recensione del libro di cui vi ho appena parlato.» sono le ultime parole della professoressa prima di uscire dalla classe. Esco dall'aula, insieme agli altri compagni, contenta che il primo giorno di scuola sia già passato.
Il pomeriggio mi sento davvero stanca, così mi butto sul letto e senza aspettare troppo mi addormento. Mi sveglio un'oretta dopo, non avendo nulla da fare, decido di agevolarmi con i compiti in modo da trovarmeli già fatti per la prossima ora di letteratura di giovedì.
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Per chi ne avesse voglia, vi consiglio di dare un'occhiata alla fan fiction 'Dreamer'. Grazie a tutte quelle che hanno letto anche questo capitolo. :)
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stay with me • Niall Horan
Teen FictionRagazzi. Ti fanno stare da schifo. Ti fanno innamorare con quei loro sorrisi maledettamente perfetti. Ti riducono a pezzi. E poi escono dalla tua vita come se avessi scritto in fronte 'sono un robot senza emozioni'.