29. Un principe azzurro

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«Mamma, mi potresti accompagnare all'università alle tre?» le chiedo riluttante mentre mi siedo a tavola per il pranzo.

«Non posso, devo accompagnare tua nonna a una visita di controllo.» Appoggia il vassoio con le polpette tra i nostri piatti e si siede nella sedia di fronte a me.

«Niente di grave spero.»

«No, tranquilla, a una certa età le visite di controllo vanno fatte. Hai chiesto a tuo fratello?»

«Sì, ma è già impegnato. Deve incontrarsi con i suoi colleghi per delineare un progetto, almeno così mi ha detto.»

«La prossima volta ci penserai due volte prima di andare a correre.» Il suo tono canzonatorio mi fa ribollire il sangue, ma richiamo tutte le mie forze per non risponderle a tono.

Correre negli ultimi anni è stata la mia salvezza, tuttavia neanche mia madre è riuscita a capirlo. Se non scaricassi in qualche modo la tensione soffocante che alle volte sento, non so cosa ne sarebbe di me.

Estraggo il telefono dalla tasca dei jeans per mandare lo stesso messaggio a Noa e a Melissa.

Ti prego, dimmi che mi puoi accompagnare all'università!

Aspetto qualche minuto prima di ottenere la risposta della mia collega.

Buon pranzo anche a te! Che è successo alla tua macchina? Cmq non posso, sto aiutando mia madre in negozio 🙄

Mi porto alla bocca una polpetta e inizio a masticarla nervosamente.

Quale macchina, ho la caviglia gonfia come un palloncino! Ci sentiamo dopo così potrò raccontarti la mia sventura!

Ok. A dopo!

Chiamo Noa al cellulare, ma al quinto squillo mi rassegno e chiudo la chiamata. Termino di mangiare il pranzo mentre penso a un'alternativa.

Il mio telefono si illumina e leggo il nome del mittente del messaggio. Se credessi nel destino oggi direi che sta tentando di lanciarmi dei segnali: prima l'incontro con Lorenzo, adesso il nome di Elia...

Dopo quello che è successo tra noi so che non dovrei farlo, ma non saprei a chi altro chiedere. Prima che ci ripensi, apro la chat e senza rispondere alla sua domanda vado dritta al punto.

Potresti accompagnarmi all'università? Devo essere lì alle 15.

Mi alzo dal tavolo senza aspettare la sua risposta e aiuto mia madre a rassettare tutto nei limiti consentiti dal dolore pungente. Quando mi risiedo trovo la risposta alla mia richiesta.

Sarò da te alle 14:30.

Non vuole neanche una motivazione più specifica? Questo ragazzo sembra la personificazione del principe azzurro, peccato che io alle favole ormai non creda più. Tutti prima o poi commettono dei passi falsi.

*

Esco subito fuori quando vedo accostare sul vialetto la macchina di Elia. Lui scende dalla macchina in tutto il suo splendore e mi viene incontro appena si accorge che qualcosa non va.

Dal suo volto capisco che è parecchio preoccupato. «Che è successo, piccoletta?»

«Tranquillo, niente di grave» dico, fermandomi davanti a lui per riprendere un po' di fiato.

«Solo per fare quattro passi stai sudando sette camicie. Forza, vieni qui.»

Mi appoggia un braccio dietro la schiena e mette l'altro sotto le gambe.

«Mettimi giù. Non sto scherzando!» affermo prima di coprirmi la faccia con le mani per l'imbarazzo. Già mi sento tesa a causa del bacio di ieri pomeriggio, ci mancano solo queste dimostrazioni galanti.

Divisa a metàDove le storie prendono vita. Scoprilo ora