Sentii sbattere la porta violentemente e il rumore dei suoi piccoli tacchi rimbombavano all'ingresso del salotto.
«Sono fradicio!» urlò.
Lo potei sentire dalla cucina calda in cui mi trovavo, stretta nella mia felpa che mi ricadeva larga lungo i fianchi.
Corsi da lui, non aveva il solito tono di voce esausto. Era nervoso.
«Ch'è successo?» lo raggiunsi nel nostro piccolo e nuovo focolare che sapeva di noi e in nessun altro modo quel posto poteva chiamarsi se non casa.
«Una tempesta è successo!» urlò stufo e straziato.
Forse non era stata una fantastica giornata come sperava.
«Hey, vieni qui che ti aiuto.»
Mi avvicinai e sentii freddo solo a vederlo bagnato, con i capelli lunghi che gli gocciolavano lungo le tempie e le gocce che cadevano senza ritegno sulla sua faccia, sul suo cappotto.
«No, non voglio, tu... Sentirai freddo.» probabilmente avvertì i miei brividi.
«Suvvia, cosa sarà mai un po' di freddo?!»
«Non voglio che ti ammali.» e starnutì, lasciando che la sua chioma di capelli schizzasse acqua sulla mia felpa preferita.
«E tu invece probabilmente lo sei già!» dissi ridacchiando.
Tirò su il capo e mi offrì un sorriso. Il suo sorriso. Quello che mi stregava ogni volta e che mi faceva sentire piccola più di quanto non fossi già.
Arrossii, come la prima volta. Nonostante tutti quegli anni ad amarlo lui aveva ancora la capacità di mettere a repentaglio ogni mio sentimento ed emozione, e mi faceva innamorare tutto da capo.
«Dài, togliti i vestiti e fatti una doccia calda.» lo spronai.
«Subito, principessa.» ammiccò un sorriso soddisfatto e furbo.
Sapeva quanto odiassi quel soprannome eppure si ostinava! Gli lanciai uno sguardo fastidioso che gli punzecchiò il naso, tuttavia sorrise ancora... senza pietà, perché sapeva che effetto aveva su di me.
«Non ho intenzione di perdonarti per quell'orribile soprannome e ora vai a sistemarti, ti prego, non voglio che ti ammali sul serio!» gli ordinai autoritaria.
Gli sfilai il cappotto e altre gocce di freddo mi gelarono le mani. Esitai per abituarmi alla sensazione e poi sobbalzai.
Harry mi abbracciò da dietro, senza preavviso. Nonostante il tessuto pesante della mia felpa, la sua maglietta bagnata riuscì a trapassare ogni cosa fino a farmi rabbrividire la schiena.
«Aaaah!» urlai freddata.
Sentii Harry abbassare la testa per incastrarsi nel mio collo, e le sue braccia forti mi cingevano strette mentre io tremavo dentro quel gelo.
Mi dondolava tra le sue braccia ed io ero talmente piccola incastrata in lui! Con il suo abbraccio riusciva a chiudermi dentro il suo corpo e forse iniziai ad abituarmi a quella temperatura raggelante.
Questa è la mia vera casa pensai.
Inizialmente lo odiavo per quel gesto sfrontato e incoerente, ma quando sentii che nella sua guancia schiacciata contro la mia un accenno di sorriso, mi rilassai e mi lasciai cullare, forse lasciandomi andare anche a un sorriso amorevole. Con lui ero al sicuro. Anche se faceva freddo, anche se lui era freddo, avrebbe sempre trovato il modo di proteggermi. Sì, lui mi proteggeva nel migliore dei modi.