c'è ancora del me in te.

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Se ne stava seduto sul divano guardando la sua valigia bordeaux e facendo su e giù con la gamba agitandosi.
Einar era ansioso quel giorno, come dargli torto?Avrebbe cantato davanti a tutto il mondo.
Lui era sempre stato un ragazzo timido e pacato,chiuso in se stesso e molto insicuro.
Si sentiva troppo piccolo per quel palco troppo grande , e troppo piccolo per affrontare una situazione del genere.
Non avrebbe mai pensato di arrivare al palco di Sanremo anche se era stato fin da bambino il suo più grande sogno ed ora che si era materializzato non riusciva a crederci, pensava e ripensava a tutto il suo percorso svolto ad amici da quando non era nessuno ora era divenuto qualcuno di forte, di potente e aveva molta più stima di sè; per lui era già un enorme traguardo.
"Einar sei pronto?Devi partire tra cinque minuti, hai presto tutto ciò che ti serve?"La voce di Valentina, la sua ragazza,lo distolse dai suoi pensieri e lo fece ritornare alla realtà.
"Ho preso tutto tranquilla."Rispose il ragazzo alzandosi frettolosamente dal divano prendendo la sua valigia e avviandosi verso la porta.
Valentina lo seguì e si avvicinò a lui.
"Buona fortuna amore."Sorrise lasciandogli un bacio a stampo sulle labbra secche e rosee.
"Grazie, ci rivediamo presto."Sorrise a sua volta Einar chiudendosi la porta alle spalle e sospirando per rilasciare un po' di ansia.
Sistemò la valigia nel portabagagli e aprí velocemente la portiera dell'auto, inserendo le chiavi e partendo.
Afferrava molto intensamente il volante e le sue mani erano rosse e sudate a causa dell'ansia, lo sguardo era attento a guardare la strada e aveva la radio accesa per distrarsi dai suoi pensieri, ma era comunque inutile.
***
Il ragazzo una volta arrivato a Sanremo scese dall'auto e mentre stava prendendo la sua valigia gli squillò il cellulare.
Abbassò gli occhiali da sole per leggere meglio e rispose.
"Pronto?"Chiese.
"Amore sei arrivato?"Rispose dall'altra parte Valentina fingendosi preoccupata.
"Si sono qui, ora vado in albergo e verso le sei in studio."Proferì il ragazzo mentre prendeva la valigia e si avviava alla hall dell'albergo.
"Va bene, allora ci sentiamo dopo"Chiuse la telefonata la ragazza.
Einar posò il telefono in tasca e si ritrovò davanti alla porta d'ingresso dell'hotel.

Una donna sulla cinquantina, bassa e con occhiali a punta si avvicinò dolcemente a lui facendogli segno di seguirla.
Einar confuso la seguí per poi  ritrovarsi nella hall.
Si avvicinò al bancone e l'uomo dietro ad esso lo salutò gentilmente.
"Buongiorno."Disse a sua volta Einar imbarazzato.
"Desidera?"Chiese il signore sistemando delle carte sulla sua scrivania e facendo dei rumori con i cassetti.
"Vorrei una camera, Sono Einar Ortiz ho prenotato la scorsa settimana."Proferì il moro abbassando lo sguardo.
"Ah ma lei è Einar Ortiz, la sua camera e la 236."Sorrise ponendogli una chiave di bronzo con su scritto il numero della camera.
"Grazie."Pronunziò silenziosamente.
"Ah Einar se hai bisogno chiama anche all'hall siamo sempre disponibili."Continuò l'uomo scomparendo dietro il bancone.
Einar lo ricambiò con un sorriso.
Salite le scale il ragazzo aprí la stanza frettolosamente e lasciò la valigia dietro la porta, scrutando la camera.
Era una camera con le pareti blu e si confondeva con il colore dei suoi occhi. Al lato c'era un armadio molto grande dove poteva sistemare i suoi vestiti e anche vari oggetti, come anelli o bracciali.Accanto ad esso c'era un letto ad una piazza e mezzo con lenzuola pulite e candide e un piumone grigio, di fronte al letto c'era una finestra dove potevi vedere la maggior parte della città e di fianco il bagno.
Dopo aver scrutato attentamente la camera si stese sul letto per calmare la sua tensione.
Dopo due minuti di pensieri diversi, nel corridoio sentii una voce familiare che non sentiva da ormai troppo tempo, ma era come se l'avesse sentita ieri.
Quel suono era così soave e dolce e egli perse un battito.
Spalancò gli occhi e guardò il soffitto.
"Filippo!"gridò riconoscendo il suono, sperando che nessuno lo sentisse.
Filippo, o meglio conosciuto come Irama, era stato il suo "amico speciale"-amava definirlo così- quando era ad amici.
Avevano avuto una storia, ma usciti dal programma nessuno dei due si era più rivisto.Einar non aveva intenzione di chiamarlo e Filippo nemmeno. Erano molto orgogliosi e si vergognavano anche di ciò che era accaduto quella settimana in casetta insieme.

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