CAPITOLO 14

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Pov Ethan

Sono immerso nell'oscurità di una cella fredda e umida, probabilmente mi trovo nei sotterranei del manicomio, perché l'unica finestra nella stanza è quella minuscola della porta da cui mi passano il cibo.

Da quanto sono qui?
10 minuti?
10 mesi?
10 anni?
Attualmente il tempo é una cosa a me sconosciuta.

Cazzo, fatemi uscire!

Ho paura, paura di essere lasciato qui a marcire, paura di non rivedere più la mia May. Se qualcuno ha anche solo provato a toccarla giuro che butto giù questo muro a pugni.

I miei pensieri si accumulano, le speranze svaniscono e il silenzio di tomba che regna quaggiú si fa assordante.

Sono solo, abbandonato a me stesso, il mio piú grande timore si é realizzato: sono ufficilamente un pazzo, un rifiuto della societá, un parassita.

Mi passo una mano fra i capelli e mi accorgo che è sporca di sangue: devo essermi tagliato quando mi hanno buttato su questo pavimento di pietra.

Ma non sento dolore, solopaura.

É incredibile con che velocitá e drasticitá cambino le situazioni: solo ieri stavo vivendo un sogno ed ora, ora sono accovacciato in un angusto angolo di una stanza ed esattamente al lato opposto ci sono i miei bisogni, non c'è neanche un cazzo di bagno e, a quanto pare, sono immerso in una piccola pozza di sangue.

Benvenuti nel mio inferno personale.

All'improvviso qualcosa smorza il silenzio: dei passi, rumori soppressi, la porta si apre rivelando il dolce viso della mia salvatrice. Appena mi vede in queste condizioni si copre la bocca per non urlare, le lacrime le allagano quei suoi begli occhi scuri.
Mi sento impotente, non ho le forze per alzarmi, riesco a stento a guardarla, non volevo che mi vedesse in queste condizioni penose.

"May" sussurro.
Come se si fosse risvegliata fa uno scatto verso di me, ma qualcosa la ferma. Una mano.
"Hey, rallenta" dice l'uomo che impedisce il nostro ardito ricongiungimento.
Ha un camice, credo sia un dottore e ció non mi rasserena per niente sapendo cosa combinano i dottori coi pazienti nei manicomi.

Il vecchio non distoglie lo sguardo da me: "La signorina May Foxx non é una paziente, non é malata, perció lei é libera di andarsene" continua in tono disgustato.

No, lei non mi lascerá qui a morire, io ho bisogno di lei.
Come sempre l'isolamento va a braccetto con l'abbandono.

Una lacrima mi riga il viso mentre quello della ragazza che amo é giá completamente bagnato.
Abbasso il capo aspettandomi che la porta si richiuda e che l'insopportabile oscuritá di prima calí nuovamente su di me, ma no.
Improvvisamente sento un urlo ma non é della mia May. Alzo gli occhi e vedo l'uomo sbatterla violentemente a terra con una mano mentre si tiene l'altra sotto la giacca:
"

Schifoso animale! L'hai voluto tu, ma ti assicuro che questa tua reclusione con lui é temporanea e faró in modo che non vi possiate piú nemmeno vedere!" Sbatte la porta e il rimbombo di essa é assordante.

Mi trascino verso di lei:
"Cosa gli hai fatto?" Chiedo,
"L'ho morso, se non posso essere una pazza saró una manesca" sorride e la bacio, sapevo che non mi avrebbe lasciato da solo.

Cala di nuovo il silenzio, ma stavolta sono protetto: c'é una bolla attorno a noi, ci protegge dall'oblio di questo posto, ci impedisce di cadere.
Siamo soli stando insieme, questo posto ti rende insignificante, rompe ogni legame che hai con l'esterno e ti imprigiona in te stesso.

Mi accovaccio a terra appoggiando la testa sulle gambe incrociate della mia compagna di cella.
La nostra é una muraglia di pensieri, insicurezze, paure, é di questo che si compone il mondo.
Lei é la mia protezione contro tutto questo schifo, l'unica luce in questa incessante e lugubre notte, un mare calmo in cui affogo lentamente.
La amo.

"A cosa pensi?" Le chiedo,
"A un modo per scappare. Secondo te ci faranno andare con gli altri in sala comune?"chiede.
Domanda difficile: a parer mio ci lasceranno a rinsecchire qui dentro fino a quando i nostri resti non saranno abbastanza polverosi da poter essere spazzati e buttati in un gabinetto.
"Forse stasera, ormai siamo pazienti a tempo pieno" rispondo. Se le dicessi ció che realmente penso probabilmente impazzirebbe, o per lo meno capirebbe che razza di mentalitá ho.

Affonda lentamente le mani tra i miei capelli, giocherella coi ricci e mi accarezza la guancia col pollice. Chiudo gli occhi, ma solo per godermi a pieno il momento.

***

Un forte rumore metallico mi fa sussultare, apro velocemente gli occhi. Cazzo, mi sono addormentato, l'ho lasciata sola immersa nel buio per chissá quanto tempo.
"Ethan" sussurra indicando l'uomo appoggiato allo stipite della porta. É lo stronzo di prima, giuro che lo ammazzo.
"Alzatevi, veloci" ci intima venendo verso di noi e mettendo ad entrambi un paio di manette.
"Non siamo animali" dice May.
"Questo é il mio zoo, signorina Foxx" afferma lui con aria compiaciuta.

Ci guida fino alla sala comune tenendoci stretti per il braccio.
"Entrate e vedete di non causare altri problemi" dice spingendoci dentro alle alte porte della stanza.
Guardo May, le fanno male le manette, sono troppo strette.

"May!" La chiama una voce dall'altra parte della stanza.
Cazzo no, non di nuovo.
"Kit!"
E rieccoci piú amici che mai.
"Perché siete ancora qui?" Chiede lui.
"Comlicazioni" accenna un sorriso per educazione e abbassa il capo.
"Ah... capisco. Venite a sedervi con noi." Indica due divani su cui sono sedute due donne, una delle due é Grace, mentre l'altra non l'ho vista prima: ha dei folti capelli castani e gli occhi scuri dall'aria stanca.
Ci avviciniamo e il damerino Kit si siede invitandoci a fare lo stesso.

"Lei é Lana Winters."
Ecco svelato il nome della donna misteriosa, la quale ci rivolge un sorriso forzato e torna a leggere il libro che ha in mano.
Grace invece ci guarda curiosa: "Non avevo capito che foste dei pazienti."
Guardo l'orologio e rispondo "li siamo da circa 9 ore."
Guardo May, ha le labbra schiuse e si picchietta il ginocchio con la punta delle dita: vuole dire qualcosa.

"Non avete mai provato a scappare?" Chiede a bassa voce.
Lana alza lo sguardo, sembra interessata alla domanda ma non risponde.
"Un paio di volte, ma non abbiamo mai raggiunto l'uscita." Dice Kit, ma la risposta non la soddisfa:
"Perché non riprovate?"
Lana posa il libro sulle ginocchia, sembra scocciata.
"Perché non si puó scappare da questo posto, ragazzina. L'ultima volta che ci abbiamo provato una nostra amica é morta e Suor Jude ce le ha date di santa ragione. Cazzo, odio quella donna." Conclude tornando a leggere e cala il silenzio.
Dovrebbe darsi una calmata, chi crede di essere? Qui dentro siamo tutti pazienti, lei é malata quanto noi.

May mi guarda, poi si gira verso Grace e Kit: "Quindi avete perso la speranza per un paio di bastonate? Stare qui non é centovolte peggio? Dovremmo riprovare, organizzarci al meglio. Voi sapete in cosa avete sbagliato, sará piú semplice questa volta."
Torna il silenzio, l'unico rumore in sala é del giradischi che avrá suonato Dominique almeno 5 volte.

"In effetti, Kit..." i grandi occhi blu di Grace guardano quelli neri del ragazzo.
"Non lo so... é stata dura l'ultima volta. Ma si puó provare." Alza le mani.

Credo che il potere di persuasione di May sia attribuito anche al suo essere una strega.

"State scherzando? Se ci beccano ci ammazzano." Sbotta Lana.
"Allora stiamo attenti." Dice Grace lasciando la donna interdetta.
"Hai un piano?" Chiede Kit a May. Lei alza un sopracciglio:
"Certo".











Insane || Evan PetersDove le storie prendono vita. Scoprilo ora