L'aveva organizzata per mesi quell'uscita.
Lì, nella sua stanzetta, aveva pensato a ogni inconveniente, si era persino preoccupata di
racimolare sia i viveri che gli indumenti adatti.
Aveva agito nell'ombra, mentre tutti dormivano o non facevano caso a lei perché troppo
impegnati in faccende di massima urgenza, a detta loro.
Tra una prova d'abito e l'altra, aveva rubato al sarto di paese dei vestiti da uomo nascondendoli
nell'enorme quanto ingombrante gonna che la faceva sembrare una mongolfiera ma che, per sua
sfortuna, al padrone piaceva fin troppo.
C'erano tante cose che lui apprezzava e che Sophie, invece, odiava, per esempio il codice di
portamento.
Il signore ne era fissato, si divertiva a punirla per ogni, per quanto piccola, imperfezione: una
volta erano i capelli non correttamente acconciati, un'altra era un innocente sbadiglio scappato
dalle labbra ciliegia.
Si ricordava benissimo, in effetti era uno dei motivi per cui voleva tentare quella fuga, del giorno
in cui l'aveva fatta fustigare da uno schiavo nero come il carbone solo per aver tardato di un'ora a
un appuntamento.
Oltre al dolore, era stata costretta a mostrare la sua schiena a quell'animale.
Continuava a vergognarsene specialmente perché era inaudito già solo che lei, giovane donna
borghese, stesse nella medesima stanza esclusivamente con un uomo che apparteneva alla feccia
della peggior specie; figurarsi avergli mostrato la sua candida pelle senza veli!
Detestava il padrone con tutto il cuore e, quindi, non vedeva l'ora di abbandonare quel castello di
carte rosse-come il sangue- che sarebbe crollato semplicemente per una brezza birichina.
Nonostante fosse impaziente aveva aspettato il momento perfetto che si sarebbe palesato quella
sera.
Al palazzo si sarebbe svolto un gala a cui Sophie non avrebbe partecipato a causa di un'influenza
che la costringeva a letto proprio dal giorno successivo all'annuncio dell'evento.
La casa sarebbe stata invasa da una moltitudine di persone e nessuno avrebbe fatto caso a una
piccola figura che si sarebbe allontana nella notte.
Nella sua testa tutto era perfetto e, soprattutto, il piano sarebbe funzionato alla perfezione; non
aveva pensato però a una giovane cameriera che era stata inviata per far mangiare e per farle
compagnia.
“Questo proprio non ci voleva, devo iniziare la mia fuga immediatamente!” pensò tristemente.
Stava per rinunciare quando si rese conto che aveva una gran voglia di leggere.
Non un libro qualunque bensì un manuale parecchio pesante e che lei, qualche mese prima,
aveva posizionato fuori posto non volendo arrampicarsi come un funambolo su quell'irta quanto
traballante scala.
Ordinò quindi alla sua dama di andare in biblioteca e di prendere quel voluminoso tomo che
doveva finire per forza.
Aspettò che la giovane, dopo qualche lamentela e sbuffata, uscisse dalla stanza e si allontanasse
per bene, poi cominciò la fuga.
Corse da un lato all'altro della camera: prima doveva prendere lo zaino, poi si ricordava che non
aveva preso la spazzola, successivamente si rendeva conto che non era ancora vestita.
Continuò a girare per la stanza come una trottola e alla rinfusa buttava oggetti e li toglieva dalla
borsa, finché non decise che era pronta.
In punta di piedi si avvicinava con il cuore in gola alla via di fuga.
Prima socchiuse la porta della sua camera, poi osservò il corridoio, deserto, e infine controllò
l'orologio, la ronda sarebbe passata tra una ventina di minuta.
Capendo di doversi muovere, lasciò, finalmente, la stanza e con un tonfo chiusa l'uscita.
Si guardò attorno circospetta, che qualcuno l'avesse sentita? Che non tutti gli inservienti fossero
nel salone a servire?
Ma va là, non c'era anima viva.
Con passo felpato si avvicinò alle scale secondarie, quelle sfruttate dalla servitù.
Si guardò le spalle e cominciò la discesa, un passettino per volta, con calma che la fretta non ha
mai aiutato nessuno.
Mancavano tre scalini e “gniiiiiiiii”, una porta poco distante cigolò.
Via si salvi chi può!
Cosa non molto sensata visto che era sola, penso in un secondo momento; comunque saltò gli
ultimi gradini e si fiondò dietro la prima porta che vide.
Che sciocca che fu, e se il padrone non si fosse trovato alla festa in quel momento?
Avrebbe potuto vederla entrare oppure un suo fedele servitore presente nel locale avrebbe potuto
prenderla e rispedirla in camera per poi avvisarlo.
Fortunatamente ciò non accadde.
Rimase in ascolto, quando i passi furono abbastanza lontani uscì allo scoperto.
Un'ombra la fece saltare in aria, era solo un gatto, molto carino aggiungerei, che la fissava dal
basso verso l'alto.
“Sciò!Sciò!” sussurrò a più riprese e gesticolò pure sperando che il micio se ne andasse; non
accadde, rimase fermo a fissarla.
Piuttosto che incistarsi su quel batuffolo bianco preferì proseguire la sua “scampagnata”.
Uscire dall'ingresso principale era fuori discussione, ma pure gli altri erano sorvegliati, per cui si
avvicinò allo studio del signore.
Strinse l'occhio, dalla serratura non si vedeva nulla.
Accostò l'uscio, ovviamente era vuota la stanza.
Si chiuse dentro e velocemente aprì le finestre.
Dal piano superiore proveniva un urlo, la domestica!
Doveva muoversi, issò sul parapetto e si lasciò andare.
Cadde rovinosamente in un cespuglio.
Forza, forza, il tempo stringe.
Corse a perdifiato verso la foresta, girandosi per controllare che nessuno la seguisse.
Le luci di tutto il castello erano accese e fuori si stava radunando la sorveglianza, aumentò il
passo.
Poco dopo smise di sentire i rumori della villa ma sua corsa verso la libertà non si fermò.
Finì in un cespuglio di rovi.
Ahi che male le spine però non poteva rallentare.
I polmoni le bruciavano e le gambe non la reggevano più, era mezzanotte.
Cominciò a trotterellare fino a raggiungere un passo mediamente spedito, doveva trovare un
luogo per nascondersi.
Finché, ecco lì, un tronco centenario che alla base aveva un buco facilmente mimetizzabile grazie
a qualche ramo e un po' di foglie cadute.
Ci si infilò sperando di non trovare animali all'interno.
Il respiro corto, il corpo madido di sudore e la terra che si appiccicava alla pelle, era un animale
braccato.
Cercò di tranquillizzarsi e stava quasi per riuscirci quando:”Tesoro, esci fuori! Lo sai che ti
troverò, andiamo non vorrai farmi arrabbiare”.
Smise di respirare, la bocca si seccò e il battito invece accelerò.
Bum! Bum! Bum!
Era talmente potente che alla fuggiasca sembrava un treno in avvicinamento.
Sempre più forte, sempre più vicino.
Le orecchie fischiavano e il cuore non fermava la sua corsa.
Dio, che brutta bestia la paura, anzi, il terrore pure, quello che ti contorce le budella che ti fa
girare la testa ogni due secondi, che ti fa sembrare pazzo.
Il padrone si posizionò davanti alla tana.
“Lo so che sei lì dentro, esci fuori subito!” le ordinò inizialmente mellifluo poi sempre più
pauroso.
Finalmente deglutì.
Si spinse fuori come un verme con calma, nessuna fretta.
Poi a carponi osservò i piedi di lui che con un calcio ben assestato avrebbero potuto tramortirla.
Alzò la testa e si mise in piedi.
Cinquanta paia di occhi rossi la fissavano minacciosi.
Dall'oscurità apparivano dei musi lunghi e canini.
Cercò di respirare senza successo, poi spostò lo sguardo sul signore.
Alto e austero l'osservava impassibile con un ghigno a fior di labbra.
“ Ma cucciolo, come ti sei ridotta!” le chiese avvicinandosi a passi lenti e calibrati.
Non riusciva a indietreggiare, voleva ma i piedi non facevano il loro dovere.
Una mano le toccò la faccia tremante e rigata di lacrime, non se ne era accorta finché il mostro
non gliele aveva spazzate con il dito.
“A casa dovrai fare un bel bagno, non voglio che ti presenti così agli occhi altrui”.
Come risposta ebbe il silenzio.
“Ti ricordi che tra una settimana ci sposiamo vero amore? E tu ti sei permessa di scappare, non si
fa lo sai. Tranquilla bimba, non piangere, ci penso io a te. Ora dormi che, visto come ti sei
comportata, domani per te sarà una giornata lunga e pesante. La frusta ti aspetta e non solo
quella”.
Furono le ultime parole che sentì Sophie prima di sprofondare in un limbo con gli occhi aperti e
vitrei.Parere delle TheGirls
Interessante il tema, abbastanza inusuale, eppure scritto in maniera un po' infantile, ricco di onomatopee - non apprezzate da tutte - e con una punteggiatura leggermente scorretta, che fa un po' perdere il filo. L'introspezione psicologica della protagonista non è a 360°, ma tutto sommato è una storia abbastanza atipica e che suscita interesse. Quindi nel complesso, é stata ben sviluppata.
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CONCORSO GIUDICI CHIUSO
RandomAAA cercasi nuovi giudici! Desiderate da tempo far parte di una giuria? Bene, noi TheGirls vi offriamo questa opportunità! Siamo liete, infatti, di annunciarvi che abbiamo aperto le selezioni per potersi candidare a nostri futuri colleghi giudici p...