Arigatō

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Dove Daichi riflette sul rapporto che ha con il suo migliore amico e suo vice capitano Kōshi Sugawara. Qualcosa è cambiato e qualcosa è rimasto come sempre...

~◇♤♡♧~

Il cielo limpido e sereno di questa giornata frizzantina mi rende positivo. Dopo giorni di pioggia incessante ci meritavamo un po' di sereno.

Sono andato dal mio migliore amico, Kōshi Sugawara, per finire di studiare giapponese e per passare ancora del tempo con lui. Dico ancora perché l'ho visto agli allenamenti, a mensa, all'entrata e uscita da scuola. E non sono ancora stanco di stare con lui.

<Daichi, basta guardare il cielo. Per caso pensi che lì sopra ci sia scritto qualche ideogramma?> il ragazzo dai capelli argentati mi riporta alla realtà, facendomi distogliere lo sguardo da quella distesa azzurra che si staglia sopra le nostre teste. Ah non l'ho detto: siamo sul balcone di casa Sugawara. Finalmente dopo giorni possiamo di nuovo accedervi.

L'aria è ancora umida ma si percepisce un'atmosfera primaverile.

<Ci sono. È che non mi sembra vero che il cielo sia così limpido. Non ricordavo potesse prendere delle sfumature così belle...> parlo in modo sognante. Lui scuote la testa e l'alza per vedere che cosa io stia guardando di così interessante.

<Bello bello, ma domani tu hai la tua prima simulazione d'esame e non vorrei ti andasse male. Devi saper dire tante cose e per ora non ne sai nemmeno la metà. Daichi, dov'è finito il ragazzo a cui piaceva studiare?> mi domanda con il sopracciglio alzato.

Vorrei dirgli che forse non è mai esistito, a me non è mai piaciuto studiare davvero: mi interessavano solo alcune determinate cose e le altre le studiavo controvoglia.

Alzo invece le spalle e arrossisco: non mi piace che il mio migliore amico mi sgridi.

<Lasciamo le chiacchiere per dopo, tesoro. Ora dimmi le definizioni di...> e comincia a elencare tantissimi nomi e io gli sputo una definizione dopo l'altra. Alcune sono sbagliate ma la maggior parte è corretta. Sorrido quando arriviamo alla fine di questo ripasso.

<Suga-mama, sono stanco...> faccio il labbruccio e gli occhi dolci: <Mi fai andare a giocare con la Playstation?>

<Oh no... gli altri ti hanno contagiato nel chiamarmi "Suga-mama"?! È un nome imbarazzante, io non sono una donna e non sono vostra madre!> esclama forse un po' irritato quindi io scoppio a ridere perché è buffo.

<Ma è un modo affettuoso per chiamare il nostro palleggiatore più grande! E non puoi negare che tu sia molto protettivo, comprensivo, ci sgridi come farebbero le nostre madri... Kageyama e Hinata ti chiamano sempre in quel modo quando non ci sei e hanno contagiato anche me e gli altri a farlo. Non te la prendere...> mi alzo e vado ad abbracciarlo. Gli circondo il collo con le braccia in modo affettuoso e lui appoggia la sua mano sulle mie.

<Palleggiatore più grande? Stai forse insinuando che io sia vecchio?> sembra essersi innervosito ma invece subito dopo scoppia a ridere, contagiandomi.

Il mio migliore amico ha un cuore tenero e non sa rimanere arrabbiato a lungo con una persona: se poi quella persona sono io non resta arrabbiato nemmeno due minuti. L'avete appena visto.

Quando si innervosisce mi basta abbracciarlo e al mio tocco quel dolce ragazzo si smolla e gli torna il sorriso.

Quando mi arrabbio io la cosa è un po' diversa: io grido contro la persona o la cosa in questione e per calmarmi basta che io schiacci a muro o faccia dei tuffi, quelli che si fanno per la ricezione di un pallone pericoloso.

Arigatō *DaiSuga One Shot*Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora