Sta disperatamente cercando di riaddormentarsi. E' in quell'odioso momento in cui sa che la sveglia sta per suonare, e che manca poco al dover affrontare il mondo reale, ma vuole ancora godersi il suo letto caldo, e magari, dormire altri cinque minuti.
Un piccolo gemito di fastidio lascia le sue labbra, mentre si rigira in quelle lenzuola che sanno di fresco. In quel letto davvero enorme. Potrebbero dormirci in più di due persone lì sopra, e starebbero comunque comode.
Non che lui l'abbia mai provato, comunque.
Ha dormito da solo in quel letto, non l'ha condiviso con qualcun altro. Non aveva nessuno con cui farlo, quando ha deciso che stare in Giappone un mese e più fosse la decisione giusta.
Continuava a dire a tutti, ma soprattutto a se stesso, che l'avrebbe aiutato con la stesura del nuovo album.
Ma tutto quello che ha scritto, lo ha poi cancellato, se non addirittura buttato nel cestino, in un moto di rabbia. Senza neanche farlo leggere a nessuno.
E adesso non c'è nemmeno qualcuno che vada a riprendere quello che lui butta, per poi parlarne insieme, dopo, pensando che magari possa essere trasformato in qualcosa di decente.
Si rotola ancora qualche secondo nel letto, sospirando. Allunga la mano verso l'altro lato, che non è sfatto e non ha un odore. Allunga la mano nella speranza di trovare qualcosa che conosce benissimo, nella speranza di sentire di nuovo quelle curve sotto le proprie dita. Curve che conosce da anni, e che, volendo, potrebbe anche disegnare, senza averlo davanti.
Ha passato così tanto tempo a baciarle, da saper riconoscere ogni piccolo neo, ogni piccola imperfezione, ogni piccolo solco della sua pelle.
Ha passato le ore ad adorarlo, in silenzio, rinchiusi in una camera. All'oscuro da tutti, o meglio, da tutti quelli che non dovevano sapere.
Fingendo di non conoscersi, di non essere altro che semplici amici.
Ma hanno finto così bene da finire per crederci anche loro.
Alla fine, Harry, decide di alzarsi, proprio mentre scatta la sveglia.
Stare in quel letto gli sta facendo più male che bene, e lui ha smesso di infliggersi dolore. O almeno, così gli piace credere.
Anche se dalle sue canzoni non sembrerebbe, e le sue fan glielo fanno capire benissimo. Con tutta la preoccupazione che hanno per lui, e che lui legge.
Perché lui legge, lui sa. Ma fa finta di niente. Come sempre.
Passerà, si dice. E ci crede davvero, quando lo pensa.
Si siede a fare colazione, e subito, come un flash, ricorda un momento particolare. Risale a qualche anno fa, forse al 2015.
Aveva ancora i capelli lunghi, che gli mancano da morire –motivo per il quale li sta facendo ricrescere–, e lui era lì.
Si erano appena svegliati, e stavano morendo di fame, come sempre.
Come ogni mattina.
Si erano vestiti ed erano scesi a fare colazione, ma non prima di essersi dati un bacio, che aveva fatto spuntare un sorriso sulle labbra di entrambi.
In quel periodo non sapevano nemmeno loro cosa facessero. Sapevano solo che stare vicini faceva meno male che stare distanti. Ci avevano rinunciato alla distanza, perché stare lontani era impossibile.
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Maybe the future.
FanfictionHarry è in Giappone da un po' e non sa se scegliere il presente, il passato o il futuro.