Je veux juste une dernière danse

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Occhi verde brillante come un prato tagliato di fresco, dietro la maschera rossa a pois, scrutavano attentamente ogni dettaglio delle maschere che affollavano i giardini delle Tuileries, cercando disperatamente il suo sguardo.

La guerra era ormai finita e la pace aveva portato con sé un turbinio di colori, di forme, di umanità varie, eppure nella sua vita sembrava essere rimasto tutto fermo a quella notte. Era l'ultimo giorno del Carnaval, ma per quanti sguardi Marianne avesse incrociato in quei giorni, l'assenza dei suoi misteriosi occhi a mandorla così profondi e caldi spiccava dolorosamente.

La ragazza strinse i pugni fasciati nei suoi guanti di tulle a pois, irritata con se stessa e la sua nostalgia canaglia.
Aveva combattuto e vinto una guerra sanguinosissima, ma ecco che faticava a trattenere le lacrime per un uomo che non aveva nemmeno scelto di starle lontano.

Ma sarò una stupida?

Si voltò, pronta ad andarsene per l'ultima volta, quando qualcuno le afferrò una mano stringendola come se da ciò ne andasse della sua stessa vita.

"Ma lady!"

Marinette avvertì distintamente un brivido correrle lungo la schiena, ma si costrinse a restare perfettamente immobile, l'ampia gonna rossa a pois stretta nella mano libera.
Aveva detto ad Alya che non sarebbe stata affatto una buona idea indossare quel vestito... Era ovvio che lui l'avrebbe collegata a... bhé, a lei, vedendola in rosso e nero.
"Ma questo Carnevale tutta Parigi sarà rossa a pois!", aveva insistito l'amica, fino a convincerla. La città sembrava effettivamente invasa da coccinelle di ogni forma e dimensione in omaggio a Ladybug, e aveva sperato che la foggia del suo costume (che aveva cucito proprio per Alya, che aveva però cassato l'abito da burlesque per cui l'aveva tanto implorata solo per indossarne uno regalatole da Nino), così largo e scollato e completamente diverso dalla tutina aderente e accollata che indossava di solito, l'avrebbe nascosta pur tenendola in piena vista...

Eppure, chiaramente Chat Noir l'aveva trovata, fra migliaia.

Suo malgrado, la ragazza si sentì arrossire, preoccupata e lusingata allo stesso tempo: che fosse davvero riuscito a riconoscerla, pur non scoprendo chi fosse, era un fatto commovente nella sua straordinarietà. Pericoloso, folle, inopportuno, ma commovente.
Come congelata in quel momento, indecisa su cosa fare, Marinette restò perfettamente immobile mentre cercava con gli occhi Alya e Nino, con cui era venuta e che avrebbero potuto rappresentare un enorme problema se avesse risposto al richiamo del ragazzo, smascherandosi automaticamente ai loro occhi. Fortunatamente non sembravano essere nei paraggi: probabilmente si erano nascosti per stare un po' da soli o erano corsi a cercare Adrien, con cui avrebbero dovuto incontrarsi direttamente lì. Quasi fosse un riflesso inconscio, il cuore le si strinse come in una morsa al solo pensarlo.

Adrien...

"Juste une danse, je t'en prie."

Preso un profondo respiro, gli occhi chiusi nello sforzo di calmare il battito furioso del suo cuore turbato, Marianne si voltò. Nel riaprirli dovette strozzare un verso di sorpresa, le pupille dilatate nel tentativo di catturare quanto più possibile dell'immagine che si era rivelata ai suoi occhi: una figura ammantata completamente di nero, il viso coperto come quello di un ninja, di cui era scoperta solo la fascia degli occhi.

I suoi occhi.

Fu come se d'un tratto il ghiaccio che sembrava aver intrappolato il suo cuore si sciogliesse al sole, finendo per stillare come rugiada dai suoi occhi lucidi alle labbra rosse, piegate in un sorriso incredulo.

Lui aggrottò la fronte, una luce malinconica negli occhi scuri, e allungò la mano libera ad accarezzarle una guancia umida, quasi volesse assorbire le lacrime traditrici che le erano sfuggite suo malgrado.

Il sorriso sul viso di Marianne si allargò ancora, prima che gli porgesse l'altra mano, pronta a seguirlo nonostante l'assenza di musica intorno a loro. Bastava quella che avevano dentro, in quel momento.

"Après toi..."

La ragazza deglutì a fatica, una fortissima sensazione di déja-vu le serrava la gola mentre Chat Noir, per una volta fasciato in un costume che, ironicamente, lasciava scoperta proprio la porzione del suo viso abitualmente coperta dalla maschera, le portava le mani alla vita stringendola a sé.
Non era la prima volta che si trovassero così vicini, ma questa situazione era... surreale, ecco: nessun akumizzato da salvare, nessuna situazione di pericolo né incidente che li costringesse a quella posa, nessun pericolo di rivelare la propria identità nonostante non fossero trasformati, nessuna fretta, niente parole...
In quel preciso momento, e solo per quel preciso momento, per quanto fossero circondati da migliaia di maschere in festa, era come se non ci fosse nessun altro con loro, né fra loro. Nemmeno Adrien, si trovò a dirsi Marinette, sperando ardentemente nonostante se stessa che Nino e Alya si prendessero il loro tempo nel trovarlo e portarlo da lei, così da lasciarle sperimentare questa versione silenziosa e inedita del ragazzo che la teneva fra le braccia, gli occhi verdi intensi e vibranti come mai le erano sembrati dietro la maschera nera.

La fissava come volesse imprimersi a fuoco nella mente ogni millimetro di lei, neanche fosse la cosa più bella che avesse mai visto, e Marinette si ritrovò ad arrossire furiosamente nel ricambiare il suo sguardo, stregata da quegli occhi familiari eppure così sconosciuti. Si accorse di essersi avvicinata di più a lui soltanto nel constatare come gli occhi di lui si fossero sgranati per la sorpresa, un'espressione timorosa che mal si adattava a un ragazzo sempre così coraggioso, e a lei parve di poter sentire riverberare in sé i dubbi che dovevano star affollando la sua mente in quel momento: poteva arrischiarsi a lasciarla fare senza bruciarsi? Poteva permettersi di credere che anche lei provasse quel che provava lui, nonostante quel che si erano detti mesi prima? Poteva-

"Chaton", mormorò lei socchiudendo gli occhi, quasi il pronunciare quel nomignolo potesse mettere a tacere le domande crudeli che si rincorrevano nelle loro menti, "io-"

"Adrien! Ecco dov'eri finito!" sentì distrattamente la voce di Nino urlare alle sue spalle, fra i ille richiami dei parigini in festa, come provenisse da un'altra vita, e prima che Marinette potesse fare alcunché sentì la presa di Chat Noir irrigidirsi intorno a lei, quasi temesse che si sarebbe disfatta come fumo fra le sue braccia.
Ma che..?

"Ma lady", aveva iniziato a dirle in tono grave allontanandosi da lei fino a stringerle solo la mano sinistra con le sue dita tremanti, "devo-"

"Marinette! Potevi dircelo che lo avevi già trovato!" le arrivò anche il richiamo di Alya, e stavolta fu il suo turno di irrigidirsi, stordita e incredula, mentre gli occhi del ragazzo di fronte a lei, da disperati che le erano parsi, si sgranavano per la sorpresa e mutavano ancora in un'espressione di gioia luminosa.

Un'espressione che conosceva benissimo, si rese conto con orrore mentre prendeva a stringere di rimando le sue dita guantate, le dita di Chat Noir che conosceva così bene!, neanche fosse l'unica ancora cui si potesse aggrappare per non sprofondare immediatamente nella follia.
"A-Adrien..? Sei davvero tu?" balbettò incredula, le gote in fiamme e una nota d'urgenza nella voce mentre percepiva Nino e Alya farsi sempre più vicini e sancire così la fine del loro momento rubato alla realtà.

"Al tuo servizio, principessa.", le soffiò accompagnando le sue parole con un occhiolino, e la presa di Marinette su di lui si sciolse come neve al sole mentre i loro amici li raggiungevano finalmente fra scrosci di risa: non c'era nulla da aggiungere. 

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⏰ Ultimo aggiornamento: Feb 24, 2019 ⏰

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