Mano nella Mano

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Ci si crede invincibili nella vita. Ognuno di noi pensa che tutto possa accadere solo agli altri e che i problemi, di qualunque genere essi siano, non ci colpiscano mai direttamente. Talvolta invece, ci si crede bersagli umani per le digrazie. Come se non esistessero vie di mezzo.
Il destino di ognuno di noi è segnato ma forse Luca aveva ragione nel credere che in realtà le nostre azioni sono atte a correggerlo.
Anche Claudia dopo la disavventura che stava vivendo con lui, iniziava decisamente a cambiare opinione sul destino, fatta eccezione per l'idea che se lo nutri di amore, non importa quanta sofferenza e tristezza si possa incontrare, esso te lo restituirà.

Il secondo ciclo di terapia era iniziato con le solite conseguenza del caso ma con qualche consapevolezza in più. Claudia si sentiva diversa. Aveva scoperto cosa ci fosse dietro il limite che non aveva mai varcato e Luca si sentiva orgoglioso e pieno di responsabilità per averla spinta oltre il confine dell'innocenza.
Da quel giorno i loro sguardi si erano fatti più intensi e complici e non perdevano mai un'occasione per stuzzicarsi e provocarsi.

Quel giorno Luca stava più male del solito.
Aveva passato la notte insonne e una forte emicrania non lo lasciava riposare. Sua sorella gli aveva dato un giorno di tregua dai compiti e sua madre gli aveva fatto le lasagne come piacevano a lui e non era nemmeno riuscito a dare un boccone.
Più i giorni passavano e più la sua preoccupazione riguardo la scuola cresceva. Non avrebbe voluto perdere l'anno e si tormentava l'anima alla ricerca di una soluzione che gli consentisse di frequentare le lezioni. Inoltre iniziava a sentirsi in gabbia. Nonostante il freddo di quei giorni, avrebbe voluto togliersi tutti i vestiti per correre senza una meta. Avrebbe soltanto voluto sentirsi libero.

Ma a riportarlo alla realtà ci pensò l'infermiera in modo brusco:<<ehi giovanotto, non pensarci nemmeno... ancora qualche giorno e potrai avere la tua tregua. Nel frattempo vedi di non beccarti qualche virus.>>
<<Ma perché sei così carina e quando apri la bocca diventi così crudele?>> la canzonò Luca con un sorriso amichevole.
<<Perché in realtà sono follemente innamorata di te ma sei troppo piccolo e troppo scemo per me!>>

I due scoppiarono in una fragorosa risata e Luca si rincuorò nel sapere che esistevano ancora persone che facessero il loro lavoro con passione e dedizione.
Quella ragazza poco più grande di lui aveva iniziato da poco il tirocinio da OSS e mostrava in ogni suo gesto la voglia e il piacere di svolgere quel lavoro. Era la sua passione e non perdeva occasione per essere utile. Era capitato più volte che gli portasse di nascosto cioccolati e dolciumi che Luca divorava facendo perdere le tracce.

Claudia irruppe proprio in quel momento. Si guardò intorno e si sentì pervasa da una punta di gelosia.
<<Vedo che quando il gatto non c'è i topi ballano qui!>>
<<Ah gelosona, stavo solo scambiando due chiacchiere con Laura, niente di che...>>
<<Oh, conosciamo anche il nome adesso!>>
<<Non è difficile sai? Basta guardare il badge identificativo!>>
<<... che si dà il caso sia apposto sul petto!>>
I due continuarono a punzecchiarsi allegramente raccontadosi le loro reciproche giornate. Claudia gli argomentò la sua giornata a scuola e l'interrogazione di Storia dell'Arte, materia dove lei eccelleva.
Luca con un pizzico di ironia raccontò la monotonia di quel giorno uguale agli altri.
Mancava poco alle vacanze di Natale e dover sospendere il trattamento proprio tre giorni prima delle feste lo rincuorava. Avrebbe potuto passare quei giorni a casa in famiglia, con gli amici e con Claudia, che nel frattempo era sempre di più entrata nei cuori della famiglia di Luca, per la sua dolcezza e la sua determinazione nello stare accanto a lui.
La cosa che più lo rendeva felice era che i progressi erano evidenti e che la ripresa della terapia sarebbe stata meno invasiva e ciò gli avrebbe permesso di rientrare a scuola e vivere una vita normale.

Ad un tratto Claudia, presa da un'eccitazione improvvisa, chiese a Luca:<<Pensi di essere folle?>>
<<Un pò, ma mai quanto te!>>
<<Ecco, appunto... così vediamo se la tua amica Lauretta potrà competere con le mie idee... alzati su...>>
<<Cosa vuoi fare?>>
<<Muoviti e non fare domande!>>

Luca saltò giù dal letto dolorante, Claudia lo aiutò a mettere qualcosa addosso e a nascondere la flebo per farlo passare inosservato, dopodiché espose la testa fuori dall'uscio per vedere se passasse qualcuno e una volta che il corridoio fu sgombro, lo prese per mano ed entrarono in ascensore. Lei gli afferrò la mano e con passo lento ma deciso si diressero al giardino interno dove si sedettero su una panchina poco distante da una fontana.
Faceva freddo e l'aria era frizzante ma a Luca parve di non aver mai goduto di un piacere simile. Seppur la temperatura fosse poco sopportabile, stettero lì a respirare a pieni polmoni quel profumo di libertà, si abbracciarono forte e immaginarono che di fronte a loro ci fosse il mare. Che quella fontana fosse uno scoglio dove l'impeto delle onde andava a infrangersi.
All'improvviso iniziò a cadere una leggera pioggia mista neve che letteralmente ipnotizzò i due ragazzi.
A Palermo era un evento più unico che raro e furono colti di sorpresa a tal punto da saltare per aria quando la capo sala li trovò e urlò con aria indispettita di rientrare in reparto.
Luca quasi finse di non udire pur di godere qualche secondo in più di quella pura meraviglia ma Claudia lo riportò alla realtà chiedendogli con delicatezza di ascoltare la dottoressa.
Luca faceva progressi, era vero ma non era opportuno sfidare il fato e Claudia si sentì una stupida e colpevole per averlo convinto a rischiare. Una caduta influenzale o un semplice raffreddore potevano comprottere il corretto proseguimento della terapia e ritardarne dunque gli effetti.
Luca non badò alle conseguenze invece, era convinto che gli avessero fatto più bene quei venti minuti di magia che i due mesi di intensa terapia.

Una volta in stanza Claudia e Luca dovettero sorbirsi la ramanzina della dottoressa e l'ammonimento che li invitava a maggiore prudenza, pena il divieto di visita durante le ore di somministrazione.

Quando Claudia andò via, Luca gettò la maschera e si guardò allo specchio. Con gli occhi lucidi e carichi di pianto si avvicinò con prudenza accendendo la luce. Si scrutò e notò quanto la sua pelle fosse secca e ingiallita, i suoi capelli che resistevano al loro posto invece non avevano più la lucentezza che avevano prima. I suoi occhi erano scavati da due occhiaie interminabili ed erano colmi di ansia.
Per quanto volesse essere forte e convinto di farcela, la frustrazione e la paura lo soffocavano ogni qualvolta si ritrovasse solo.
Si chiese per quale motivo doveva fare tutte quelle rafiografie quando era evidente che gli si sarebbero potute contare le ossa anche senza quel diabolico macchinario.
Con un sospiro come di chi sa bene che bisognava avere pazienza, rigettò indietro le lacrime ingoiando tutto l'amaro che avrebbe voluto far esplodere, si ricompose con un' aria sicura e tornò sul letto a terminare quelle ultime gocce di medicina.

Un sms lo destò dal suo torpore:

"Ho visto nei tuoi occhi la malinconia di chi vorrebbe volare ma ha le ali legate. Quel respiro di libertà è stato gioia pura per te, per me lo è stato vederti volare con la mente. Sei la mia forza ed è incredibile come tu possa farmene a me quando dovrebbe essere il contrario. Ti amo Luca. Ti amo con tutta me stessa. Non abbandonarmi perché io non lo farò... insieme... mano nella mano."

Luca a quel punto non trattenne le lacrime ed esplose in un pianto liberatorio. Avrebbe davvero voluto volare via da quel luogo ed essere libero, felice come un tempo. Ma era una sfida che aveva deciso di combattere e avrebbe lottato fino all'ultimo pugno, sperando fosse il suo.

"Ti amo anche io stellina mia. Insieme, mano nella mano. Le mie ali non sono legate. Le mie ali sei tu!>>

CON IL SOLE NEL CUOREDove le storie prendono vita. Scoprilo ora