Capitolo 7| La donna scomparsa

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1.

«Ma cosa cazzo sta succedendo?» Flavio era su tutte le furie e camminava nevroticamente attorno all'ispettore Ducato. Dopo aver appreso della fuga di Eva non riusciva a mantenere la calma, il suo volto era rosso, gonfio, sembrava poter esplodere da un momento all'altro e ballonzolarmi di fronte come un pupazzo a molla liberato dalla sua scatola degli orrori che dovrebbe, teoricamente, far ridere. Le occhiaie erano infossate, più del solito; le orecchie fiammanti, il naso distorto in un'espressione di pura furia.

Paolo, fratello di Eva, era stato il membro della famiglia Pelviani più silenzioso in assoluto. Non c'era stato nulla di abbastanza grosso per lui, nonostante suo figlio fosse stato ucciso, appeso a testa in giù e nonostante qualcuno gli avesse dato fuoco. Tuttavia, in quel momento, sembrava scosso. La scomparsa di sua sorella gli aveva portato uno strano scombussolamento, come se Paolo fosse stato rianimato da un torpore che ne aveva annebbiato i sensi.

«Ho paura» disse spingendosi spalle al muro.

Flavio gli andò vicino e lo strattonò. «Cosa ci sta nascondendo, eh?!». Il mio amico gli urlò in faccia frasi impronunciabili che ebbero l'effetto di far crollare Paolo e ridurlo in lacrime. L'uomo, di costituzione minuta, si chinò in ginocchio e appoggiò i palmi delle mani sul cranio nudo. «Non era...non era mio figlio» disse singhiozzando. «Lui...non era mio figlio».

La moglie di Paolo lo aveva tradito all'inizio del matrimonio. Poi lei gli aveva confessato di essere incinta, ma lui aveva compreso tutto: era sterile e non lo aveva mai confessato a sua moglie. Semplicemente, il bambino non poteva essere suo. Tuttavia Paolo aveva combattuto per ottenere l'affidamento. Fu affidato alle cure di Novento, che lo mise sotto in un interrogatorio serrato in un'altra stanza, mentre noi cercavamo di capire cosa diamine fosse accaduto ad Eva e alla macchina.

«Come diamine è successo? Non ci sono stati rumori strani» osservò Flavio.

«Per me qualcuno le ha dato appuntamento nel bosco con una scusa» confessai. «La finestra del bagno non è forzata e se fosse stata minacciata da qualcuno non credi che avremmo sentito dei rumori o delle urla?».

«L'aggressore potrebbe aver bussato alla finestra» affermò Flavio. Rigò la barba scura con il mignolo della mano destra «e minacciato Eva con una pistola. «Se non si fosse calata dalla finestra del bagno a piano terra verso l'esterno della casa, allora il killer avrebbe sparato, per questo non abbiamo sentito urla o gemiti».

«Nessuna possibilità che possa aver preso lei la macchina?» ipotizzò Bianca. Era spuntata dal nulla, alle nostre spalle, come suo solito.

«Improbabile» dissi.

«Comunque,» intervenne Ducato «ho chiamato alcuni agenti della scientifica e nel terriccio umido all'esterno del bagno c'è un solo tipo di impronte, quello di Eva. Vuol dire che di sua spontanea volontà ha lasciato la casa uscendo dalla finestra. Non c'era nessuno con lei. Può averlo fatto per due motivi. Il primo l'ha detto Alex: forse qualcuno le ha dato appuntamento nel bosco minacciandola telefonicamente di non dire niente. Il secondo: Eva è...».

«La nostra assassina» completò Flavio.

2

«Ricognizione nel bosco» annunciò Ducato. «Tutti quanti».

Frank Pelviani, primogenito di Celine, fece un passo in avanti. Dalla folta barba nera le sue labbra sembravano muoversi appena, come animali intrappolati in un cespuglio da cui non potevano uscire.

«Crede sia una buona idea? Io non so se sia giusto andare tutti nel bosco a quest'ora. Sono le nove passate ed è buio pesto».

«Devo partecipare personalmente alla ricerca di quella donna» confessò Ducato. «Ingenuamente la polizia ha messo a disposizione del caso solo pochi uomini, ci siamo solo io e Novento e tre della scientifica che stanno indagando attorno alla casa. Novento ha interrogato il signor Paolo Pelviani e ora sta cercando l'auto che è scomparsa e con la quale saremmo potuti tornare a casa e chiamare rinforzi e non posso lasciarvi qui da soli con un killer in circolazione. Verrete con me e mi seguirete passo passo, senza disperdervi».

«Potremmo rimanere con il detective Moggelli e il suo amico» suggerì Celine . Dopo la scomparsa di Eva aveva avuto la forza di asciugarsi le lacrime e di ripartire, tuttavia il suo aspetto era diverso dalla prima volta in cui l'avevamo incontrata ore prima. I capelli vaporosi non avevano più una forma precisa, erano stati deviati verso sinistra perché le mani li avevano afferrati sfogando la propria frustrazione su di essi, gli occhi erano appesantiti, le occhiaie più visibili e i segni dell'età contribuivano a rendere il volto della donna una maschera dell'orrore con occhi costernati. Era una bambina nel corpo di un'anziana donna ferita.

«Devo aiutare la polizia, signora» le spiegò Flavio. Era la prima volta che lo vedevo essere gentile con qualcuno da quando lo conoscevo. «Cerchi di capire, è una situazione delicata».

«Ma io non posso camminare nel bosco, alla mia età» continuò a protestare Celine.

«Ha ragione» convenne Flavio mordendosi il labbro inferiore. «Ispettore, ho un'idea».

«Sarebbe?».

Flavio mi fissò. «Alex, rimarrai con lei».

Strabuzzai. «Cosa? Ma io voglio venire con voi e capire che succede!».

«Ho detto che rimarrai con lei» tuonò Flavio. «Non abbiamo bisogno di te nelle indagini, la signora Celine non può restare da sola e non può venire con noi. Tu e Bianca rimarrete qui di guardia per almeno una mezz'ora».

«Dammi almeno una pistola carica» protestai. «Credi che non mi sia accorto che me ne hai data una scarica, prima? Solo per farmi stare buono?».

Flavio inarcò un sopracciglio. «Sai sparare?».

Ripetei la sua espressione solo per prenderlo per il culo, ma lui se ne accorse e mi rifilò un'occhiataccia delle sue.

«Secondo te cosa abbiamo fatto per mesi al PSD? L'uncinetto?».

«Non so, potreste aver perso tempo per capire come fare del sarcasmo scadente».

L'ispettore Ducato mi passò un revolver base che apparteneva a un membro della scientifica.

«Usala solo ed esclusivamente se minacciato» mi avvisò l'ispettore. «Non metterti a sparare all'impazzata o ti uccido la carriera, ragazzino».

«Le frasi giuste da dire a uno che rimarrà da solo in una casa maledetta in compagnia di una novantenne e una ragazzina di diciassette anni, grazie ispettore».

Mi guardò male anche Ducato. Era diventata un'abitudine e la cosa non mi piaceva. 

La rinascita del sangue  ||| - The Red Thread Saga ||| Stagione 1Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora