Mi distruggerà

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"Chi commette il peccato viene dal diavolo, perché il diavolo è peccatore fin dal principio. Ora il Figlio di Dio è apparso per distruggere le opere del diavolo."

-Giovanni 3:8

Alexandra scese piano la scalinata che la portò davanti l'accesso per il terrazzo. Era dolce il suo sorriso a quella scena che sempre aveva desiderato vedere.
"Che succede?" Chiese avvicinandosi piano ad Aurora e il padre.
Nessuno dei due rispose. Aurora si godeva l'attenzione paterna mentre le lacrime rigavano ancora il suo viso mentre l'uomo fissava il cielo disperato.
La donna poggiò una mano sulla sua spalla cercando di tranquillizzarlo. Lui si voltò e accennò un lieve sorriso forzato.
"Vai a letto Aurora che è tardi e domani devi andare a scuola" le ordinò sua madre. Voleva restare sola con lui, sentiva che qualcosa non andava.
Aurora si staccò dalle fredde braccia del padre e senza dire niente se né andò.
"Che succede?" Domandò ancora una volta.
"Non lo so" rispose l'uomo sedendosi sul divanetto che avevano nella terrazza.
"Non lo sai? Non è da te non sapere le cose. Ti vanti sempre di essere onnisciente anche più di Dio" lo prese in giro Alexandra sedendosi vicino a lui.
Il suo ringhio fu la risposta. Non era in vena di scherzare, e quando mai lo era stato?!
"Mi distruggerà" sussurrò quasi disperato.
Si poggiò le mani sulla testa come a volerla reggere prima che cadesse o scoppiasse per i mille pensieri che l'abitavano.
"Pensi davvero che ne sia capace? È questa la sua missione?" Domandò incredula la donna cercando lo sguardo del suo compagno.
Lui annuì.
"Sì non c'è altra spiegazione. Lei distruggerà me e il mio regno. La profezia dell'anticristo è solo una menzogna. Non avrò il dominio sulla terra. Mai" ammise più a se stesso che alla donna.
Alexandra lo guardava compassionevole.
"Non ti farebbe mai del male. Sei suo padre e anche se questo è il suo compito, tra voi c'è un legame speciale che nessuno potrà mai spezzare" cercò di calmare le sue futili preoccupazioni.
Lui sorrise a quelle parole e senza esitare, catturò le labbra della donna in un bacio passionale. Solo lei poteva calmare la sua anima inquieta come il mare in tempesta.
Nel frattempo Aurora si agitava nel suo letto. Le lenzuola era gettate tutte per terra mentre l'oscurità l'avvolgeva.
Fiamme che divampavano davanti ai suoi occhi terrorizzati. Nessuna traccia di esseri umani. Solo il ruggito di un dragone che aveva la stessa voce spezzata di suo padre.
Voleva svegliarsi ma non ci riusciva. Qualcuno voleva che vedesse quella scena fino alla fine come se potesse trovare una soluzione a quel caos.
Stringeva le mani intorno alla federa del cuscino quasi a strapparla. La sua paura era più forte di quel sogno e di colpo si destò.
"Sempre il solito incubo" pensò.
Ansante si alzò dal letto e si mise alla scrivania dove accese il pc.
Per tutta la notte o almeno per quello che ne restava, cercò il significato del suo sogno ma non trovò niente.
Oramai erano le sei di mattina e di tornare a dormire non né aveva voglia.
Dopo essersi vestita, scese al piano inferiore dove vide sua madre e suo padre nudi e abbracciati. Troppo stanca di quella storia, decise di lasciar correre e uscì di casa.
Era sabato e almeno in quel giorno, New York sembrava esser tranquilla. Non c'era nessuno in giro, nemmeno a Central Park.
Aurora si sedette su una panchina e si accese una sigaretta.
Erano passati sei giorni dall'inizio della scuola e già non ne poteva più. Ciel, Dimitri e suo padre. Troppi pensieri. Già lei pensava troppo e aveva paura che la sua testa potesse esplodere.
"Siamo mattiniere" disse una voce alle sue spalle.
Aurora si voltò quando sentì una mano poggiarsi sulla sua spalla.
"Dimitri" sussurrò. Il suo sguardo era colmo di gioia ma la visiera del cappello sembrava nasconderlo.
Il ragazzo sorrise e si sedette vicino lei.
"Senti Aurora..." iniziò a dire.
"Mi dispiace" lo interruppe lei.
Lui sgranò gli occhi. Aurora era la persona più orgogliosa che conoscesse, così tanto da essere persino arrogante quindi si meravigliò di quelle parole. Non era da lei ammettere i suoi errori.
"Dispiace anche a me, sono stato troppo severo ma ti amo ancora" si scusò anche lui.
"Non posso darti la risposta che vuoi ma ti voglio bene e ci sono e tu lo sai" disse poggiando la sua testa sulla spalla del biondo.
"Lo so" disse circondandola con un braccio.
"Ascolta, io ho deciso di tornare in Russia e lavorare insieme a mio padre. Parto martedì e volevo passare questi ultimi giorni con te" le disse.
"Te ne vai?"
"Sì, te lo avevo detto che sarei tornato a casa finiti gli studi"
"Mi mancherai ma ti raggiungerò presto" disse sorridendo a Dimitri.
Era nuovamente lunedì e questo significava un'altra settimana di scuola. Nonostante fosse sempre stata la prima della classe, Aurora non amava particolarmente passare le sue giornate in quell'edificio. Amava sapere sì, ma i professori non dicevano cose che non avesse letto già sui libri.
Si preparò lentamente, solito stile: crop top dell'adidas, jeans strappati e un cappello della medesima marca della maglietta.
Era tranquilla quella mattina. Dopo quello che era successo venerdì notte in terrazza, sentiva di avere un padre che si preoccupava per lei anche se non lo avrebbe perdonato tanto facilmente. Non era in lei serbare rancore, essere vendicativa ma nemmeno lasciava correre. Semplicemente dava tempo a tutto. Piano le ferite si rimarginano anche se restano le cicatrici. Il dolore passa ma il ricordo resta. Ma i ricordi sono solo ricordi.
Scese di sotto per fare colazione quando notò sua madre seduta al tavolo che l'aspettava con un croissant ripieno di crema e un cappuccino fumante.
"Buongiorno tesoro" la salutò allegramente.
"Buongiorno, papà non c'è?" Domandò sedendosi di fronte alla donna.
"No, in questi giorni è fuori per fare ricerche, per lavoro...non so quando tornerà" si corresse cercando di sopprimere l'ansia.
"Ricerche?" Domandò Aurora incuriosita.
"E che lavoro farebbe?"
Alexandra si alzò in piedi nervosa.
"Perché non lo chiedi a lui? Sarebbe un'ottima occasione per conoscervi meglio" propose per evitare ulteriori domande. Detto ciò uscì di casa e si recò a lavoro.
"Che mi nascondi mamma?" Pensò la bionda mentre sentiva la porta chiudersi.
Sicuramente avrebbe chiesto spiegazioni a suo padre, la sua curiosità era troppa come i misteri di quei giorni.
Dopo aver finito di mangiare, si alzò e si recò a scuola. Durante il tragitto non fece altro che pensare a Dimitri che se ne sarebbe andato. Le mancava tanto ma almeno non avrebbe più ostacolato una sua prossima relazione.
Arrivata a scuola notò che il banco di Ciel era vuoto nonostante lui fosse sempre puntuale e talvolta in anticipo.
"Assente già dalla seconda settimana?" Scherzò Micheal apparendo dietro lei seguito da una Irina con l'aria afflitta.
"Che succede?" Domandò Aurora spostando le sue preoccupazioni su di lei.
"Sono una pessima amica" disse.
Si gettò tra le braccia di Aurora e la strinse forte.
"Scusami non volevo dire che eri una persona falsa, solo che sei stata distante in questi giorni e mi sono sentita trascurata" singhiozzò. Aurora inarcò le sopracciglia. Se c'era una cosa che le dava fastidio di Irina era l'affetto che nutriva per lei. Dopo la sua famiglia, era la persona a cui teneva di più. E si sentiva in colpa per averla trascurata.
"Tranquilla, è tutto okay" la rassicurò Aurora con un dolce sorriso che non regalava mai a nessuno.
"Ti perdono basta che la smetti di darmi contro. Già ci pensa la mia coscienza a sgridarmi e farmi sentire una merda. Sei come me e sai come mi sento quando sbaglio, non peggiorare la situazione" la rimproverò Aurora.
Irina sbuffò.
"Seduti ragazzi" disse l'insegnante chiudendo la porta alle proprie spalle.
Il resto della giornata Aurora non fece che pensare a Ciel. Chissà dov'era?
Provava un certo interesse per quel biondo bello quanto dannato. Ma non era un interesse dal punto di vista amoroso, no, Ciel era solo una persona misteriosa e Aurora desiderava conoscerlo meglio. Fu per questo che decise di passare in segreteria e chiedere il suo indirizzo di casa. Era mancato per tutta la settimana. Come suo padre. Più volte quei due si erano rivelati simili e forse lo erano più di quanto lei pensasse.


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