18. Zero personalità, Freud

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Hestia

Hera è in giro a fare shopping compulsivo. Mia madre e mio padre sono al lavoro. Io sono ancora su questa Terra e mi limito ad esistere... purtroppo.

Oggi pomeriggio, dopo una breve e morente conversazione telefonica con Mimmo per organizzare l'esposizione del progetto di scienze, ho deciso di vegetare sul letto senza uno scopo preciso. Per il punk di cui sopra le cose stanno andando a gonfie vele: è uscito con mia sorella, si è divertito a farla soffrire, ha studiato il suo comportamento e ora è un bambino felice.

Io invece sono all'ottavo giorno di sofferenze atroci.

Sto incidendo lo scorrere di questi tempi bui sulla testiera del mio letto, accanto alla data di morte di Cuzco, e mi sono accorta che finora, nella mia breve vita, non avevo mai avuto un periodo nero così lungo. Voglio dire, ok che la mia esistenza è per definizione segnata dal malumore e dalla sfiga, ma per chiudermi in camera a piangere ogni pomeriggio, la cosa dev'essere veramente grave.

Quando ho deciso di troncare la recita con Tommy, ero consapevole che non l'avrei superata facilmente. Ma avevo decisamente sottovalutato la questione: io non solo non la sto superando facilmente, ma non la sto superando proprio. Mi chiedo: verrà mai un giorno in cui uscirò da questa depressione?

Il campanello di casa suona cinque volte e io mi auguro che quel giorno possa essere oggi, grazie al magico intervento di Ste.

Ho deciso di invitarlo perché dall'ultima volta a casa sua, mi sento molto più vicina a lui di quanto lo sia mai stata. Ho capito che Ste è una di quelle rare persone che puoi chiamare 'amico vero' e poi Hera mi ha raccontato di aver scoperto il suo segretuccio: immagino che questo renda la già misera vita di Ste ancora più misera e che abbia bisogno di sfogarsi con qualcuno.

Scendo in tuta nera e pantofole: sono giorni che non curo la mia persona, perciò mi presenterò al mio migliore amico con i cespi sotto le ascelle, le sopracciglia da Yeti e il trucco sbavato fino al mento. La cosa non mi turba per niente; semmai turberà Stefano, ma tanto ha traumi ben peggiori a cui far fronte. 

Tuttavia, quando apro la porta tutto ciò che ho appena detto si ritorce contro di me: un paio di occhi azzurri incorniciati da splendenti capelli biondi mi fissano con sdegno.

Tommy?

Ma no, figuriamoci. La persona che ho davanti non potrebbe mai essere comparata al mio dolce angioletto innamorato della gemella sbagliata. Anche se sa ferire profondamente le persone allo stesso modo.

"Ciao, è arrivata la mia ora o c'è qualcun altro in casa oltre al Tristo Mietitore?"

Visto?

Mi riprendo più in fretta che posso e roteo gli occhi di fronte a quella strega acida di Doppia G: "Hera non c'è. È andata a comprarsi la catena di negozi di Zara."

Giulia sorride appena, sistemando i suoi occhiali a goccia così da squadrarmi ancora meglio, alla ricerca del dettaglio più sfottibile: "Lo so benissimo, non per niente le ho commissionato di accaparrare le ballerine simil-pelle di ghepardo in sconto. Ma tu non potrai mai capire la profondità di certi discorsi, dal momento in cui te ne stai per casa vestita da comparsa di teatro con la calzamaglia nera."

"Mi fa piacere." Ribatto, monocorde. "Anzi, no. Comunque ciao."

Faccio per sbatterle la porta in faccia, ma lei infila il suo piedino da Cenerentola tra il legno e l'entrata, obbligandomi a non concludere l'azione per non moncarle la gamba. Anche se la tentazione è forte, ve lo dico.

"Ma cosa vuoi?" Sbuffo scocciata.

"Solamente entrare."

"Ti ho detto che Barbie non c'è, cara Teresa. Forse non mi hai sentito perché hai troppa plastica nelle orecchie?"

Una ragazza come teDove le storie prendono vita. Scoprilo ora