Stavo passeggiando sotto i ciliegi. Alcuni fiori cadevano dagli alberi, incastrandosi tra le pieghe della mia felpa.
Il mio passo era lento ma deciso. Non era la prima volta che andavo per quella stradina, quel passaggio pieno di pace. Ti infonde tranquillità sin dall'inizio.
Mi sedetti sulla mia solita panchina. Non so se quel posto lo conosco solo io o altri, magari le coppie per anniversari o San Valentino. So solo che ci vado quando sono stressata e quando ho bisogno di almeno qualcosa che mi infondi pace, perché nessuno ci riesce. I miei genitori non fanno che rovinarmi l'esistenza e avermi fatto pentire di essere uscita dal corpo lurido e falso di mia madre.
Passo la maggior parte del tempo fuori da casa mia: o qui o a scuola. Odio vedere i miei. So che non è normale odiare i propri genitori, ma si sono fatti odiare loro da me.
E poi a loro non fotte nulla di me, neanche se morissi da un momento all'altro.
Me lo ricordo bene quel giorno, quello in cui ho iniziato ad odiarli a morte. Ma ora non ci voglio ripensare e star male ulteriormente, anche perchè credo di non averne nemmeno bisogno, sinceramente. La mia vita è stata già abbastanza triste.
Ho sempre avuto origini sia coreane che americane: mio padre è coreano mentre mia madre americana. Infatti ho sempre dovuto seguirli dalla Corea all'America per il loro stupido lavoro. Ma almeno mi sono trovata degli amici, di cui ho già perso i contatti.
Mi misi meglio sulla panchina e aprii il mio zaino. Tirai fuori il blocchetto dei disegni, una matita ed una gomma. Mi guardai intorno per poi sospirare e tornare a guardare il foglio. Quello che mi veniva in mente lo disegnavo. La mia mano scivolava libera sul foglio. Ero libera, come la matita, come gli uccelli che volano nel cielo e che cinguettano felici, come i fiori che cadono dai ciliegi. Mi sentivo bene.
Presi un bel respiro e chiusi gli occhi, tranquilla. Ma li riaprii subito dopo aver sentito una strana sensazione. Come se... fossi osservata, quella solita sensazione.
L'ansia si fece un po' spazio tra tutte le emozioni che stavo provando in quel momento e mi guardai intorno, confusa sul da farsi. Niente. Nessuno. Guardai il foglio e notai ciò che avevo disegnato. Dopodiché buio. Buio assoluto. Non ricordo più nulla di quel pomeriggio lontano. Ricordo solamente che mi risvegliai seduta su una sedia, con la bocca tappata da uno straccio e legata con i polsi dietro la schiena, cosicché non potei scappare nè sentire di nuovo quella sensazione. Quella di libertà assoluta, che nessuno poteva interrompere. O forse no.
Aprii lentamente gli occhi, ma a fatica perché una luce era puntata nei miei occhi, tanto da accecarmi e da non farmi capire null'altro del posto in cui mi trovai o di cosa avevo intorno. O meglio, qualcuno.
Un'ombra si fece spazio nella la mia vista, tanto da farmi vedere, per quanto riuscivo, che era una figura maschile.
Si chinò verso di me in ginocchio, scrutando meglio il mio viso, ancora confuso e traumatizzato da ciò che mi era successo.
«Finalmente ti sei svegliata» il ragazzo piegò la testa di lato.
«Ciao, Sooyeon»
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Ebbene sì: inizio questa nuova storia con un prologo e la farò finire con un bell'epilogo.
In ogni capitolo metterò qualche foto riguardante esso o il titolo (come per il posto dei ciliegi) e swippando a sinistra troverete una canzone che vi consiglio di ascoltare mentre leggete.
Comunque spero che questo piccolo assaggino vi abbia suscitato già un po' di curiosità e di voglia di continuare questa storia.
Detto ciò, ci rivediamo la prossima settimana con il 1º ed effettivo capitolo.
I purple u🙆🏻♀️
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𝑩𝑳𝑨𝑪𝑲 𝑯𝑬𝑨𝑹𝑻 || ʝ.ʝk
أدب الهواة𝙳𝚘𝚟𝚎 𝚒 ⑦ 𝚕𝚊𝚍𝚛𝚒 𝚙𝚒ù 𝚏𝚊𝚖𝚘𝚜𝚒 𝚍𝚎𝚕𝚕𝚊 𝙲𝚘𝚛𝚎𝚊 𝚍𝚎𝚕 𝚂𝚞𝚍 𝚛𝚊𝚙𝚒𝚜𝚌𝚘𝚗𝚘 𝚕𝚊 𝚏𝚒𝚐𝚕𝚒𝚊 𝚍𝚒 𝚞𝚗 𝚞𝚘𝚖𝚘 𝚙𝚎𝚛 𝚒 𝚝𝚛𝚘𝚙𝚙𝚒 𝚍𝚎𝚋𝚒𝚝𝚒. 𝙼𝚊 𝚕'𝚞𝚘𝚖𝚘 𝚘𝚍𝚒𝚊 𝚜𝚞𝚊 𝚏𝚒𝚐𝚕𝚒𝚊, 𝚙𝚎𝚛𝚌𝚒ò 𝚜𝚒 𝚛𝚒𝚟𝚎𝚕𝚎...