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𖡼.𖤣𖥧𖡼.𖤣𖥧

Samantha si avvicinò al letto di Cinque, tirando con se la sedia dalla scrivania davanti al muro opposto, e si sedette di fianco a lui osservandolo mentre dormiva.

Le sembrava così strano, vedere la sua espressione rilassata e spensierata, quando tutto ciò che aveva visto su quel volto era rabbia e pazzia, interrotta da occasionali sorrisi.

Appoggiò le braccia sul margine del letto, incrociate per formare un cuscino, e ci appoggiò la testa chiudendo gli occhi e addormentandosi a sua volta mentre vegliava su Cinque.

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Sembravano passati giorni, settimane, mesi, e Samantha si ritrovò addirittura a rimpiangere la compagnia schifosa del dottore, ricordando il suo volto controvoglia, evocando i ricordi della sua presenza per non rimanere da sola.

Si era scollegata dal mondo, dopo giorni in cui aveva trovato solo volti insaguinati e privi di vita, stufa di vedere gli occhi vitrei e senz'anina, Samantha aveva tagliato tutti i fili possibili senza nemmeno sapere di esserne capace, cosicché potesse guardare il prossimo angolo, incrocio, strada o negozio senza la paura di ritrovarsi faccia a faccia con la stessa espressione terrificata dalla morte.

Sapeva legarsi alle persone, leggere i loro pensieri, ma sentire le ultime parole di ogni volto che vedeva sotto alle macerie la stava facendo impazzire, e così scoprì di essere capace di tessere quella tela, quel velo che sfocava le facce morte, la stoffa dietro alla quale si nascondeva come una codarda per non rivederlo più.

Erano passati sei giorni da quando l'aveva visto, quell'impercettibile movimento, la sua prima allucinazione di tante, quando stava cercando del cibo non andato a male e il cassiere era seduto nell'angolo del negozio, Samantha continuava a lanciargli occhiate paranoiche, aspettandosi che da un momento all'altro si alzasse e la rincorresse fuori come se stesse rubando, e dopo l'ennesima occhiata vide la sua testa muoversi, forzandola a correre via terrorizzata.

Il caldo dell'apocalisse, la polvere che le entrava nella bocca ad ogni respiro, raschiandole la gola mentre scendeva verso i polmoni, il caldo afoso che peggiorava le sue condizioni.

Passarono dodici giorni prima che l'allucinazione del cassiere apparisse, scatenando il blocco visivo che Samantha scoprì di fortunatamente saper fare, e passarono altri due mesi prima che l'allucinazione peggiore cominciasse a seguirla, il sole ardente le aveva battuto sulla testa per troppo tempo, e l'acqua era difficile da trovare senza resti di cemento da qualche palazzo caduto dentro.

Era un'allucinazione costante, stessi movimenti, non parlava però, e la sua faccia non era visibile, le prime volte in cui Samantha aveva trovato il coraggio di guardarla vedeva solo dei colori sfocati.

Veniva e se ne andava, camminando dietro un angolo e sparendo per poi ritornare qualche giorno dopo, quando le loro strade si incrociavano, non riusciva a toccarla, e ciò amplificava la preoccupazione di Samantha, il dubbio che stesse impazzendo si ingrandiva sempre di più occupando il suo cranio come un morboso tumore che le premeva ogni secondo, provocandole un'emicrania incredibile.

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