Era un comune giorno d'estate ed io mi trovavo nella mia casa ad Holmes Chapel. Era sempre tutto tranquillo qui. Mi piaceva molto passarci le vacanze prima di riprendere il lavoro da cantante. Ero in una band, composta da me e i miei tre migliori amici: Zayn, Liam e Niall. Anche loro ogni tanto venivano da me per trovare un po' di pace e tranquillità. Eravamo soli poiché mia madre d'estate se ne andava sempre in un qualche posto sperduto in Italia. Mi diceva sempre che l'Italia era un posto fantastico e che prima o poi sarei dovuto andare con lei in vacanza. Forse però, non si rendeva conto del fatto che suo figlio era famoso e che in Italia avevo tantissimi fan per cui non sarebbe una vera e propria pausa dal lavoro, anzi, forse sarebbe anche più duro del lavoro. Non fraintendetemi a me piace moltissimo stare con i fan intorno, ma quelle poche volte in cui abbiamo dei giorni liberi, mi piacerebbe molto passarli in pace, ma soprattutto in silenzio. Era mattino ed io ero a casa da solo. Mi affacciai alla finestra, era una giornata splendida per uscire e farsi una bellissima passeggiata nel bosco qui vicino. Non esiste posto più calmo di quello. Quando ero piccolo ci andavo tutti i giorni, mi annoiavo mai. Semplicemente mi sedevo in riva ad un fiumiciattolo che tagliava il bosco in due e rimanevo a fissare l'acqua per ore. Così mi preparai in fretta ed uscii. Raggiunsi il bosco in un'ora, forse non era poi così tanto vicino, ma era piacevole guidare e quindi quel posto era perfetto, lontano al punto giusto.
Parcheggiai e mi diressi al parchetto che precedeva quella natura incontaminata, ma qualcosa mentre camminavo catturò la mia attenzione. C'era qualcosa lì per terra. Aguzzai la vista per cercare di capire. Era una persona. Mi misi a correre per raggiungerla sul ciglio della strada, gli poggiai una mano sulla spalla e girai il corpo. Era un ragazzo, avrà avuto qualche anno in più di me. Al mio tocco non aprì gli occhi e non si mosse , come mi aspettavo. Mi spaventai e credendo fosse morto, lo presi in braccio. Lo feci sdraiare su una panchina del parchetto e mi accostai al suo petto per sentire se respirasse ancora. Il suo petto si alzava ed abbassava. Bene, era ancora vivo. Mi lasciai sfuggire un respiro di sollievo ed iniziai a fissarlo. Era molto magro, aveva i vestiti sporchi, effettivamente era tutto sporco. Aveva i capelli lunghi di un colore castano chiaro che ricadevano sulla fronte coprendola . I suoi lineamenti erano quasi femminili ed aveva appena un filo di barba che era l'unico indizio che mi portava a pensare che fosse più grande di me. Lo scossi un po' per vedere la sua reazione . Dopo qualche minuto di totale immobilità. Strizzò gli occhi e poi li aprì piano. Appena li riaprì del tutto e mi guardò, notai che il suo sguardo era vuoto e terrorizzato. Chi era quel ragazzo? Guardarlo mi inteneriva. Era spaventato e infreddolito. Era dolce e buffo. Si mosse appena, forse per cercare di sedersi. Mi avvicinai a lui e lo presi da dietro la schiena per aiutarlo. Riuscì nel suo intento e si mise seduto reggendosi un braccio. "Hei, come ti chiami?" non rispose, ma guardò il vuoto d'innanzi a sé.
"Non voglio farti del male" Mi guardò un po' esitante, evidentemente indeciso sul da farsi ma non rispose comunque. "Puoi fidarti di me. Come ti chiami?" Alzò lo sguardo su di me e continuò a fissarmi. I suoi occhi chiedevano un disperato aiuto.
"Dai, non aver paura. Voglio solo poterti aiutare, come ti chiami?" Aprì lentamente la bocca che solo in quel momento notai veramente . Delle labbra sottili e di un rosso chiaro. Giurai di non aver mai visto labbra tanto particolari e belle che si schiusero piano per sussurrare un piccolissimo "Louis". Aveva parlato talmente piano che non ero quasi nemmeno riuscito a sentire bene la sua voce.
Gli sorrisi. "Louis, è un bellissimo nome" Dissi io per rassicurarlo come se dovessi guadagnarmi la fiducia di un gatto. Abbassò la testa evidentemente imbarazzato e arrossì leggermente. Era così tenero. "Che cosa ci facevi sul ciglio della strada Louis?" Si irrigidì nel sentire le mie parole e non rispose. Mi maledissi per essere stato così brusco e diretto, il mio gatto non aveva ancora intenzione di cedere. Continuai a parlare per cercare di rimediare al danno fatto. "Non importa, avrai tutto il tempo per raccontarmelo, sempre se vuoi" A quelle parole il suo sguardo si piazzò di nuovo sul mio. "Ti va di venire a casa?" Abbassò ancora la testa ed arrossì di nuovo. Così mi avvicinai semplicemente a lui per prenderlo. Poggiai le mie mani sulle sue braccia, ma si spostò bruscamente da me urlando. Aveva uno sguardo misto di paura e dolore. "Che hai lì?" Dissi indicandogli il braccio Scosse la testa e abbassò ancora lo sguardo. Mi avvicinai a lui e gli scostai piano la mano. Scoprii una ferita molto profonda poco sopra il gomito, sembrava un taglio, probabilmente avrebbe avuto bisogno dei punti. Intorno al taglio c'era un livido ormai viola quasi nero. Come se qualcuno si fosse divertito a fargli del male. "Hei, che ti è successo?" Scosse la testa. "Ce la fai a camminare?" Vidi il suo sguardo vacillare un po', fissarmi impaurito e poi abbassarsi come rassegnato. Fu in quel momento che riuscii a scorgere l'azzurro più limpido e puro che avessi mai visto. Un azzurro da fare invidia al cielo più limpido e al mare più calmo. I suoi occhi... solo a guardarli mi sentivo bene. Non avevo mai visto delle iridi così belle, ricche di così tante sfumature. Ne avevo mai visto degli occhi così pieni di sentimenti misti e confusi, da non poter essere compresi. Cosa provava quel ragazzo? Paura forse? Terrore? Non lo sapevo. Quel ragazzo era diverso dagli altri. Io sono sempre riuscito a leggere dentro le persone con un semplice sguardo, o almeno a capire ciò che nascondevano, ma con lui, niente. Cosa stai pensando? Perché abbassi sempre lo sguardo? Era come se i suoi occhi, invece di essere la porta della sua anima, l'anima gliela celassero. Avevano sigillato ogni strada o sentiero che potesse portarmi a capire cosa provava. Perché? Cosa aveva passato quel ragazzo? Cosa nascondeva? Non lo sapevo ancora, ma di una cosa ero sicuro: io avrei scoperto cosa nascondeva la sua anima, e avrei scoperto perché quegli occhi erano come coperti da un velo che era tutto ciò che non mi permetteva di guardarlo dentro.
"Sì" Sussurrò appena e si alzò. Fece un passo ed inciampò tra i suoi piedi, era evidentemente troppo debole per riuscire anche solo a muovere un passo. Mi affrettai a reggerlo per i fianchi e mi accorsi che era tutto pelle e ossa. "Che ne dici se ti porto in braccio? Tanto mi sembri leggero." Dissi guardandolo intensamente negli occhi per infondergli coraggio. Lui fece appena cenno di sì con la testa e non si ritrovò più i piedi sul terreno. Lo avevo già preso sulle braccia. Poggiò la testa contro il mio petto e chiuse gli occhi per coprirli dalla luce fortissima del sole. Rimase immobile finché non arrivai davanti alla macchina. Lo poggiai a terra continuando a sostenerlo con un braccio mentre con l'altra mano aprivo lo sportello del passeggero con un po' di difficoltà. Lo poggiai delicatamente sul sedile e poi passai dalla parte del guidatore. Misi in moto e partì.