Sabato 5 Gennaio
Erano stati quindici giorni estenuanti quelli appena trascorsi.
Giorni frenetici, in cui si era visto passare davanti una moltitudine di gente sconosciuta che gli stringeva la mano per manifestare il proprio cordoglio.
Era una formalità alla quale non aveva potuto sottrarsi anche se, in cuor suo, avrebbe soltanto voluto restarsene da solo.
Tutta la cerimonia gli era sembrata una farsa senza eguali, svoltasi secondo un'etichetta imposta dalla società. Del resto era sempre stato solo quello l'aspetto più importante, mostrarsi corretti agli occhi degli altri mentre in realtà si era corrotti nel più profondo dell'animo.
Il giovane si tolse il cappotto e si sfilò la sciarpa dal collo. In quei giorni non si era neanche reso conto dell'ondata di freddo intenso che aveva investito il paese, se ne accorgeva solo ora che la sua mente ed i suoi sensi erano tornati attivi.
Poteva definire quel periodo come: i giorni del vuoto.
Vuoto perché non era riuscito a provare assolutamente nulla. Avrebbe forse dovuto piangere, sarebbe stata comunque una reazione, e invece non gli era scesa neanche una lacrima. Nemmeno nel momento in cui quel corpo senza vita era tornato ad essere cenere.
Il rito funebre si era svolto in modo sfarzoso ma lontano da occhi indiscreti. Si era mosso come un automa tra le persone venute a dare l'ultimo saluto al defunto, in maggioranza uomini e colleghi di lavoro.
Si gettò sul letto, con la faccia schiacciata sul cuscino. Non passò che qualche secondo e, con un guaito, il cane gli si mise accanto appoggiando il muso contro il suo naso. Il ragazzo si sforzò di allungare una mano per regalargli una carezza: era certo che già sentisse la mancanza del suo padrone.
Suo fratello non aveva detto niente a nessuno, forse per troppo orgoglio, di ciò che stava accadendo.
Tian, anche senza manifestarlo apertamente, aveva sempre temuto di ricevere presto o tardi una telefonata in cui gli veniva comunicato, piuttosto freddamente, che l'unico membro della sua famiglia di cui gli importasse qualcosa era accidentalmente deceduto durante il lavoro.
Era pronto a quest'eventualità, ben sapendo quanto fosse pericoloso il mondo in cui suo fratello si aggirava.
Sarebbe bastato un solo colpo di pistola, un piede di troppo pestato alla persona sbagliata, per spezzare ben più di una vita. E dire che aveva sempre visto Cheng come un uomo d'acciaio, impossibile da abbattere.
Niente di tutto ciò era però avvenuto.
Suo fratello se lo era portato via qualcosa di ben più difficile contro cui combattere, nemmeno mille dei suoi migliori uomini avrebbero potuto salvarlo.
Non si erano accorti di nulla se non quando la fine era ormai vicina, così vicina che era impossibile per lui tenerlo ancora nascosto. Tian si era maledetto ogni giorno, da quando ne era venuto a conoscenza, per non essere stato sufficientemente maturo da rendersene conto. Durante la cerimonia funebre aveva spesso udito dire 'Che sofferenza per un uomo così giovane, andare via così in fretta, in soli tre mesi...'.
Se avesse avuto il potere che possedeva suo fratello in quel momento avrebbe ordinato ai tirapiedi di zittire quella gente per sempre.
Udì la porta dell'appartamento aprirsi, dei passi pesanti raggiungere la cucina e lo strisciare di una sedia sul pavimento. Il giovane non si mosse, solo il cane sollevò appena la testa per poi tornare a cercare conforto contro il suo addome.
Qualche minuto di silenzio e poi sentì di nuovo quei passi, ora più vicini.
La porta si aprì ma l'uomo non entrò nella stanza."Ho comprato degli spaghetti istantanei, vieni a mangiare!"
Il tono della sua voce era imperativo.
Non disse nient'altro ma il peloso animale, sentendo odor di cibo provenire dalla stanza accanto, reagì per istinto scendendo dal letto raggiungendo l'uomo ancora fermo sulla porta.
Com'era obbediente quel cane, pensò Tian, sicuramente molto più di lui.
Non accennò minimamente ad alzarsi, improvvisamente colto da una grande stanchezza."Ti do cinque minuti, ragazzino" furono le ultime parole che Fratello Qiu pronunciò.
Il giovane, non appena l'altro si chiuse la porta alle spalle, si tirò su mettendosi seduto.
Il telefono lì vicino iniziò a vibrare: era suo padre e Tian non aveva alcuna intenzione di rispondergli.
Per un attimo aveva sperato di trovare un messaggio del piccolo Mo, ben sapendo che ciò non era minimamente possibile.
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All in a mounth
FanfictionSpesso può sembrare che tutto precipiti, che tutto sia giunto ormai alla fine e ci si dimentica che invece basta poco, un gesto, una parola, per far sì che le cose cambino