il mio lavoro

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Ho finito l'addestramento e ho un colloquio di lavoro come guardia del corpo. Smettiamola con la mentalità dei dinosauri. Una ragazza può saper difendere e difendersi benissimo. Ho 24 anni, non ricominciamo il discorso, avrò poco esperienza sul campo ma cazzo datemi il tempo di iniziare.

La mia vita dai 18 ai 23 sinceramente non la ricordo,
qualcuno dice 'amnesia dovuta ad un trauma o un lutto' io non penso un cazzo.

Devo decisamente smettere di farmi questi viaggi mentali. Cazzo! Non mi drogo nemmeno.
Ho fantasticato così tanto che sono arrivata davanti alla casa discografica e con ben 25 minuti d'anticipo. La struttura che mi trovo davanti è minimale ma molto d'effetto. Ci tengono proprio ad apparire. Mi distraggo dai miei pensieri solo perché il mio telefono continua a vibrare.
'Che cazzo' guardo le notifiche giusto per non frantumare il telefono in mille pezzi.
È una delle persone a cui sono più legata, nonostante la distanza e i mille cazzi per la testa.
Ha giudicare dalla quantità di messaggi si è svegliata bene, almeno lei.
Metto il telefono nello zaino e mi incammino verso la maestosa entrata, a giudicare dall'assenza di una portineria, o in ogni caso di qualcuno all'ingresso, devono avere un sistema di sicurezza eccellente, o almeno lo spero per loro.
Entro fermandomi esattamente all'ingresso e fermo la prima persona che mi capita sott'occhio «Buongiorno, io avrei un incontro con Jackson per l'incarico di guardia del corpo». Non si ferma nemmeno «secondo piano, prima porta sulla destra.» L'ultima parte della risposta la sento a malapena.
Che accoglienza del cazzo.
Devo concentrarmi sul colloquio.
Seguendo le sue indicazioni mi ritrovo davanti ad una porta chiusa. 'Ottimo'. Mi accomodo sulle sedie davanti alla stanza e dopo una fugace occhiata in giro mi perdo ancora di più nei miei pensieri.

Il colloquio è andato benissimo, a quanto pare da domani inizio una nuova vita in una nuova città.

L'indomani a quanto pare incontrerò la persona alla quale dovrò fare da balia per i prossimi mesi. Sperando di non trovarmi a dover stare dietro ad uno, o una, che abbia il carattere decisamente opposto al mio.
Il resto della giornata lo passo in giro per i negozi.
La casa che ho comprato decisamente non ha il mio stile.

Si sono fatte le sei del pomeriggio, e io? Non sono ancora rientrata a casa.
Mi devo decisamente dare una mossa, soprattutto perché ho fame e voglia farmi una cazzo di doccia.

Mi sveglio presto anche perché i ricordi non lasciano spazio al sonno e più sto qui a girarmi i pollici più iniziando a girarmi altro.
Mette un piede sul pavimento e la prima cosa che voglio fare è bestemmiare. È decisamente tirare giù un santo ma forse non è il caso anche se questo mi si sono congelate anche le ossa. 'Che cazzo di freddo'.
Guardandomi allo specchio il mio desiderio di fare appello agli angeli, in maniera poco carina, non cambia affatto. Devo decisamente rimediare a questo fantasma che cammina. Che per intenderci: sono io.
Il cazzo di telefono che suona è la ciliegina sulla torta.
Dopo aver imprecato sotto voce inizio a cercare questo cazzo di coso e leggo il messaggio.

Dovrai fare da guardia del corpo a 2 persone. Auguri. Ci vediamo al lavoro.

Perfetto!
Non mi ha nemmeno detto buongiorno o qualcosa di simile.
Simpatico!

Butto il telefono sul letto e vado a darmi una sistemata.
Dire che avrei voluto rimanere in doccia per il resto della giornata è a dir poco. Faceva un cazzo di freddo e uscire di casa è l'ultimo dei miei desideri. Ma se voglio tenermi il lavoro, non presentarmi il primo giorno non è l'idea migliore che io possa avere in questo momento.
Dopo più di mezz'ora, in cui ero in conflitto con me stessa, esco mettendo l'accappatoio e iniziando a pettinare i capelli.
Non ho né tempo né voglia per sistemarli quindi faccio un'acconciatura raccolta e mi dirigo in camera. La scelta dei vestiti non è molta vasta: pantaloni neri e maglietta nera, con sopra una giacca.
Prendo la borsa ed esco di casa di corsa.

Non sono in ritardo ma non voglio rischiare. Il traffico è una cosa infernale e stamattina non fa sconti. Cazzo! Ma la gente dove prende la patente? Nelle patatine? Non sanno nemmeno le regole basilari.
Se avete la patente dovete saper guidare, altrimenti state a casa.

Arrivo lì dieci minuti prima. Non in ritardo, ma per i miei standard direi che sono al limite della puntualità. 
Faccio lo stesso percorso dello stesso giorno ma invece di fermarsi sulle sedie davanti all'ufficio, busso.
Mi apre Jackson: un uomo sulla quarantina, slancio e una delle cose che abbiamo in comune, sono i vestiti neri.
"Buongiorno Anita, entra pure" si sposta di lato lasciandomi lo spazio necessario per passare.
Mi siedo su una delle sedie dell'ufficio assorta dei pensieri.
"Silenziosa oggi" mi fa notare.
"Sono semplicemente professionale." Non ho voglia di parlare con nessuno ma questo non posso dirglielo. "Quand'è che arrivano?" Mi scruta con attenzione prima di annuire. "Come preferisci. Di sicuro non sarò io a tirarti fuori le parole. In ogni caso: stai tranquilla. Loro due non sono mai puntuali." Riflette un po'. "Una cosa che non ti ho detto ieri è che ad una dovrai stare appresso solo per un mese, poi tornerà il ragazzo che la segue durante il suo tour e tu rimarrai con l'altra". Mentre mi parla continua a guardarsi in giro e a camminare.
Mi sto chiedendo quante cazzo di caffè si beve. È iperattivo.
La porta si apre e rivela la mia possibile cliente. È di corsa e ha i capelli ancora umidi.
Butta la borsa sul divanetto in parte alla porta e fa dei respiri profondi.
Ho pochi attimi per studiarla ma mi bastano per capire il minimo indispensabile e non posso fare a meno di sgrana gli occhi leggermente.
Ha gli occhi verdi, capelli scuri e alta,forse più di me, e ha dei lineamenti decisi.
Lineamenti che decisamente mi sembrano famigliari.

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