Four

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Incubi senza una fine. Incubi che vivono nella mia mente. Incubi reali e non frutto della mia fantasia. Le mie paure aumentano invece di diminuire come speravo, facendo crescere in me un' ansia insopportabile. Odio non poter avere il controllo di me stessa, del mio corpo, della mia terribile vita. Detesto il passato e il presente, spero nel futuro. Forse sono pazza a pensare che un giorno uscirò viva da tutto questo, ma infondo ho perso la mia sanità mentale da molto, troppo tempo.

Onestamente ho perso tante cose nel percorso ostacolato della mia corta vita. Oltre la lucidità, ho perso la forza, la dignità, il mio corpo, i miei sentimenti e ho perso la mia intera famiglia.

Ho perso mio fratello.

Ciò che è successo quel venerdì sera mi ha annullata, completamente cancellata. Sono diventata un misero involucro vuoto. È stato in quel momento che ho capito di averlo perso per sempre, quella piccola speranza che avevo riservato per lui, bruciata.

"Hay, vestiti!" ordina mio fratello tirandomi una maglia in piena faccia. Devo essermi incantata, assorta dai miei pensieri, ultimamente mi succede sempre. Non rispondo e rimango immobile sul divano, provando a riflettere su come fuggire da tutto questo.

"Hayley" se lo denuncio alla polizia, lui se ne accorgerà. È già successo.

"Mi stai ascoltando? Alza quel culo. Dobbiamo andare!" sento una mano spingermi forte dietro la schiena, e il colpo mi riporta alla realtà. Non mi fa nemmeno più incazzare quando mi da ordini. Non reagisco, non sento più nulla, il mio corpo non risponde.

Vuota.

"Va bene..Hayley ti chiedo per favore, sono già in ritardo" mi rendo conto di essere in piedi solo quando lo sento sospirare e ringraziarmi di nascosto. Forse tutto quello che mi serve è un po' di gentilezza.

Finisco col mettermi le converse nere e mi siedo sulla cassapanca all'entrata aspettando mio fratello. Incrocio le mie dita tra loro, ho la pelle più secca del solito e succede solo quando si abbassa la temperatura. Inverno.

14 dicembre.

Tre anni dalla sua morte.

-Flashback-

Non ho mai visto piangere mio padre. Mai. Non sono nemmeno sicura che fosse una vera lacrima quella che rigava la sua guancia.

Sono ancora sconvolta da come urlava qualche minuto fa.

Gridava senza tregua, forse dal dolore. Gridava ed io e mio fratello venivamo spinti con forza per uscire dalla stanza. Urlava e noi non potevamo fare nulla.

"Non deludermi" aveva detto a mio fratello mentre venivamo buttati fuori, "Ti prego non deludermi" continuava lamentandosi e dimenandosi sotto la salda stretta dei tre infermieri, uno dei quali con una siringa in mano.

Spostavo lo sguardo tra loro due e sapevo che Ashton stava promettendo a nostro padre qualcosa di cui non sapevo nulla, o forse non capivo.

Stare qui seduta su queste scomodissime sedie d'attesa, mi rende nervosa. È normale desiderare che la morte porti via una determinata persona? Ho paura. Sì, ne sono piena. Ma la mia paura è che non sia ancora arrivata la sua ora.

"Morirà?" chiedo a mio fratello fissando il muro tremendamente bianco di fronte a noi. Forse se decidessi di appoggiarmi a quel muro bianco latte, risulterei una chiazza nera di petrolio. Mi sento come sporca, ricoperta di colpa solo perché spero nella sua morte.

"Tranquilla, lui è forte" sforza un sorriso, ma non serve guardarlo per capire la sua insicurezza. Il tremolio nella sua voce lo tradisce e una piccola luce di speranza illumina la mia anima di un nero ancora più intenso.

Rejects || Demi LovatoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora