Sto solo guidando nostra figlia nella giusta direzione

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"Rendi saldi i miei passi secondo la tua parola e su di me non prevalga il male."

-Salmo 119:133

La faccia di Aurora era allibita. Non riusciva a credere a ciò che avesse detto suo padre. Lucifero era un nome comune, per carità, ma quell'uomo così bello, misterioso e imponente sarebbe stato un ottimo sovrano per gli inferi.
"Stai dicendo sul s-serio?" Balbettò la bionda puntando il dito verso suo padre.
L'uomo si fermò e con un ghigno divertito sul volto, si avvicinò alla figlia stringendo la sua mano.
"Bambina, tu che dici?" Domandò con voce bassa e crudele.
Aurora deglutì. La mano del padre era un pezzo di ghiaccio e aveva una presa ferrea e decisa.
La ragazza non rispose e il suo spavento fece arrabbiare l'uomo. Smise di sorridere e tornò serio.
"Non sono il diavolo sciocca" gli urlò mollando la sua mano.
Ad Aurora non era mai importato del giudizio altrui ma quella semplice parola l'aveva ferita. Aveva mirato al suo orgoglio, il suo tallone d'achille.
"Non metterti a piangere. Sii una degna figlia del diavolo, sii forte" la rimproverò quando si accorse dei suoi occhi già inumiditi.
Aurora si asciugò le lacrime con il braccio destro mentre suo padre le sorrise e la spinse delicatamente verso la cucina.
"Bipolare" pensò Aurora sorridendo.
La cena trascorse tranquilla tra lunghi silenzi e qualche accenno alla giornata di Aurora che aveva risposto vagamente.
Avrebbe voluto domandare a suo padre dove fosse stato durante quella settimana, che rapporto avesse con Ciel e quale fosse quel misterioso lavoro. Ma per il momento si accontentò di sapere il suo nome.
Lucifero, il portatore di luce. Avrebbe portato luce nella sua vita? Avrebbe illuminato quegli anni vuoti dalla presenza paterna? O l'avrebbe condotta all'inferno come il demonio avrebbe fatto realmente?!
Aurora questo si domandava ormai da due settimane. Non sapeva dare risposte a quelle domande ma sicuramente sapeva che avrebbe dato una possibilità a suo padre. Non era da lei perdonare e dimenticare ma ogni regola ha la sua eccezione.
Dopo la cena, salì in camera sua e iniziò a rispondere a vari messaggi. Si dovette subire un audio di cinque minuti di Irina dove si lamentava dei suoi atteggiamenti egoistici. Era dall'inizio della scuola che si sentiva trascurata.
Aurora sbuffò. Irina aveva il grande difetto di essere egocentrica e di voler essere al centro della vita di tutti.  Bisognava essere spettatori della sua vita e mai protagonisti della propria.
Aurora aveva provato a farle cambiare atteggiamento varie volte ma invano. Forse perché anche lei era così. Se Irina voleva essere al centro della vita, lei voleva essere il centro dell'universo. Si critica agli altri sempre ciò che si è.
Decise di ignorarla e parlarci direttamente di lunedì.
Si addormentò alle due di notte per paura di fare un altro incubo che, per sua fortuna, non fece. Si svegliò tardi ma era sabato e quindi decise di rimanere a letto fino all'ora di pranzo. Quando scese in cucina, si ricordò che sua madre non ci sarebbe stata per tutto il giorno e quella sarebbe stata la sua opportunità per stare con suo padre e conoscerlo meglio.
"Tua madre non ci sarà per tutto il giorno."
Furono le parole che disse Lucifero a sua figlia, quella mattina. Aurora stava facendo colazione in tranquillità ma l'arrivo di suo padre, l'aveva fatta sentire fuori luogo. Non sapeva che dirgli . Avrebbe voluto conoscerlo ma quel silenzio non aiutava.
"Lo so" rispose con voce flebile.
Aurora alzò lo sguardo incontrando gli occhi severi del padre che la guardavano come se si aspettasse chissà cosa.
Aurora riuscì a decifrare quello sguardo e subito il suo imbarazzo lasciò posto alla sua audacia.
"Usciamo?" Gli chiese con fermezza. L'uomo non rispose, si alzò e si recò fuori dalla cucina.
Aurora quasi si stava pentendo di quella richiesta ma la risposta di suo padre le fece tornare il buon umore.
"Andiamo in centro" disse con un gesto della mano che la invitò a seguirlo.
Lucifero non era un uomo al quale piaceva aspettare e perdere tempo, la pazienza non era una sua virtù, per questo diede solamente dieci minuti ad Aurora per prepararsi. La ragazza, che necessitava di almeno mezz'ora, decise di non truccarsi e si vestì di fretta.
Aveva usato la maggior parte del tempo per spazzolare i suoi lunghi e biondi capelli con la tangle teezer.
Quando tornò al piano inferiore, suo padre le sorrise soddisfatto e nei suoi occhi c'era un pizzico di orgoglio. Ma a cosa era dovuto?
Padre e figlia camminarono per ore, troppo occupati a parlare di loro per prestare attenzione al tempo che passava.
Aurora aveva vinto i suoi timori e aveva iniziato a domandare al padre tutto ciò che le veniva in mente.
Aveva scoperto che aveva viaggiato molto, in quei pochi anni di vita, era riuscito a vedere il mondo e le sue mille sfaccettature.
"Ne ho viste di cose che fanno del male all'umore" aveva detto per poi raccontare quello che avevano dovuto sopportare i suoi occhi.
La fame in Africa, la disperazione di donne che non potevano avere figli, la miseria, di padri senza figli e di figli senza padre, l'Isis, la corruzione politica e l'ignoranza delle nuove generazioni.
Quando parlava di quelle cose, Aurora aveva notato nel suo sguardo prima la gioia e l'amore per la distruzione e la sofferenza ma subito dopo il dispiacere di tanto dolore. Quello sguardo era un alternarsi di bene e male, prima sembrava il diavolo soddisfatto per le sue opere ma poi un angelo rammaricato da tanta violenza.
"A cosa pensi che sia dovuto tutto ciò? C'è un motivo se nel mondo c'è tanta disparità?" Aveva domandato Aurora, ormai troppo presa da quei racconti.
"La religione è la causa di tutto. Opprime la gente e i pensieri. È corrotta persino la Chiesa che è la casa del Padre, figurati la politica e vari aspetti di questa vostra misera società" aveva risposto lui con disprezzo. Si sentiva nella sua voce un odio sprezzante per tutto ciò che riguardava la fede.
"Degno del tuo nome" pensò Aurora con un sorriso ironico sul volto.
Lucifero fissava sua figlia confuso.
"Che hai da ridere?" Le domandò.
Si era fermato di scatto a scrutare i lineamenti della figlia. Non ci aveva mai fatto caso ma erano così simili ai suoi.
"Non hai mai preso niente con ironia. Sei sempre stata quella fredda e seria che non amava scherzare più di tanto" le aveva fatto notare suo padre.
Aurora rimase a bocca aperta. Che ne sapeva lui del suo carattere?
"Che ne sai tu di come sono fatta io?!"
Aveva risposto acida. Si era voltata dalla parte opposta. La sua voce era tornata carica di rabbia. Non sopportava che suo padre fingesse di conoscerla dato che l'aveva abbandonata. Anche se gli stava dando un'opportunità, non aveva dimenticato.
L'uomo rise di gusto. La sua risata era pesante. Poggiò gli avambracci sulle spalle di Aurora, e spinse la sua schiena contro il petto che vibrava per le risate.
"So più di quanto credi bambina. Ti conosco meglio di Irina, Dimitri, di tua madre e persino più di quanto ti conosca tu. Posso leggerti dentro, sapere i tuoi pensieri, sentire le tue sensazioni e dannarmi per i tuoi dolori. C'è un legame troppo forte tra di noi che tu nemmeno puoi immaginare" aveva spiegato lui per poi spingere via Aurora. Il suo era un invito a salire a casa. Senza accorgersene erano tornati davanti il loro palazzo e Aurora non se lo fece ripetere due volte. Salì per non dover sentire più quelle storie assurde che raccontava quell'uomo così misterioso. Quale legame? Quello tra un padre ed una figlia?
Lucifero rideva di gusto a quei pensieri.
"Quando ci arriverai? Povera sciocca" si divertiva davanti alla confusione di sua figlia.
"Smettila immediatamente" lo rimproverò una voce alle sue spalle.
Era Alexandra. Il suo dolce viso era pieno di rughe. La sua espressione invasa dalla rabbia.
Lui la fissò divertito.
"Calmati donna. Sto solo guidando nostra figlia nella giusta direzione. Sto facendo in modo che capisca anche se è un po' lenta su queste cose. Non l'hai abituata abbastanza a pensare che non bisogna vedere per credere" disse lui pungente. Sembrava volerla rimproverare per il modo in cui aveva fatto la madre.
"Beh scusa tanto. Potevi pensarci tu allora" sbraitò lei.
"Suvvia quanto siamo permalose. Sai che non avrei mai potuto farlo. Se l'avessero scoperta, l'avrebbero smembrata viva e nemmeno mio padre avrebbe potuto salvarla" disse lui. Era tornato serio mentre Alexandra si era calmata. Nonostante l'odiasse in quel momento, non poteva non darle ragione. Lui se ne era andato per il bene della figlia e del suo. Più che altro di quest'ultimo. Avrebbe perso il suo potere e le sue influenze. Che gli importava se perdeva la figlia?!


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