Come tutti i giorni alle 17.00, mi recai nello studio dello psicologo.
Entrai in una clinica per tossicodipendenti nell'ottobre 2012, quando i miei genitori, dopo l'ennesima volta che mi ritrovavano in giro fatta, decisero di farmi ricoverare per risolvere il mio problema. Se tutto fosse andato nel verso giusto, quella sera avrei potuto preparare le valigie per tornare dalla mia famiglia e dai miei vecchi amici.
Aprii la porta e mi sedetti sulla classica poltrona da psicologi.
"Buonasera signorina Richards. Come si sente stasera?" mi chiese lo psicologo.
"Bene. Sto bene, grazie."
"Ho controllato gli esami e posso dire che vanno benissimo. Il suo sangue è completamente pulito da qualche mese e, per quanto riguarda la stabilità mentale, posso dire che lei ha superato il problema. Sta a lei cercare di resistere. Può compilare i moduli e tornare a casa domani mattina".
Ringraziai e salutai per l'ultima volta il mio psicologo, poi andai in camera mia per chiamare i miei genitori. Dissi loro che gli esami avevano dato riscontri positivi e che l'indomani sarei potuta uscire.
Dopo aver cenato, preparai la valigia e andai a salutare la mia cara amica Paige. Le dissi che anche i suoi problemi si risolveranno, le diedi un abbraccio e poi tornai in camera mia. Andai a letto presto, così da potermi svegliare presto il giorno seguente.
Il 23 giugno 2013 uscii definitivamente da quella clinica. I miei genitori mi vennero a prendere e nel giro di un paio d'ore ero a casa. La mia stanza era esattamente come l'avevo lasciata nove mesi prima. Il mio letto, il mio armadio, la mia scrivania.. Tutto era al suo posto.
Sistemai tutti i miei vestiti dentro all'armadio, poi mi buttai sul mio morbido letto. Quello della clinica non era così morbido e comodo. Nulla in quella clinica era comodo o bello.
Sono stati mesi davvero difficili. I primi tre mesi non potevo avere contatti con nessuno, tranne che con il personale medico. Mi vietavano persino di vedere la mia famiglia. Passati i mesi più brutti, mi ridiedero il cellulare e mi permisero di vedere la mia famiglia una volta alla settimana, per non più di un ora.
Scesi in salotto, andai da mia mamma e le dissi "Nel pomeriggio posso andare a trovare Claire? È quasi un anno che non la vedo."
" Va bene. Ma alle 18.30 a casa!"
"Certo, mamma."
Tornai in camera mia e finii di sistemare le ultime cose.
Alle 13.00 scesi per pranzare. Il cibo della clinica era buono, ma niente poté competere con il cibo fatto dalla propria madre. Mangiammo e aiutai mia mamma a lavare i piatti. Mi mancavano proprio le semplici azioni quotidiane.
Alle 15.00 uscii di casa e mi diressi verso la casa della mia amica. Mi mancava tantissimo, ma non potei ricevere sue visite per tutta la mia permanenza nell'istituto. L'unica mezzo che mi permetteva di comunicare con lei, era scrivere lettere.
Un quarto d'ora più tardi, arrivai a casa della mia amica, suonai il campanello e pochi secondi dopo mi aprì.
"Oddio, Vicky! Sei uscita, sono contentissima." disse abbracciandomi e piangendo.
"Mi sei mancata tantissimo. Sono felice di rivederti. Ho conservato tutte le tue lettere."
"Vieni, entra in casa così parliamo un po'."
Entrammo in casa e andammo in camera sua. Ci sedemmo sul letto.
Claire iniziò a raccontarmi quello che era successo negli ultimi nove mesi. Io non potei raccontarle molto, dato che le mie giornate erano tutte uguali, ma fui molto felice di sapere che la mia amica aveva passato un anno fantastico. Parlammo tutto il pomeriggio e ridemmo come delle matte. Mi mancavano queste risate tra amiche.
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The Memories of the Past
Short StoryUn passato molto complicato tormenta la vita della giovane Victoria. Un casuale incontro farà nascere in lei nuovi sentimenti. Riuscirà a resistere alle difficoltà? O i problemi avranno la meglio su di lei? "Se solo sapessi la verità..." "Non cambie...